Corriere del Trentino

L’arte sociale e solidale di Boato

«Incontri»: memoria, bellezza, gioco. Una sfera simbolo dell’incontro tra generazion­e

- di Silvia Vernaccini

«La piazza» come luogo dove la città s’incontra, piazza come crocevia di memorie. «Le mani» simboleggi­ano il fare, permettono all’uomo di tramandare il sapere, le conoscenze. «Le Case danzanti», segno del fluire del tempo, della vita e della morte. Questi i temi su cui punta il lavoro di Matteo Boato, 48 anni, artista trentino. Un passato di chitarrist­a classico, ingegnere civile e bio-architetto, poi nel 2001 decide di seguire la via dell’arte, in particolar­e quella pittorica. «Vivo il dipingere come fosse un diario, un continuo raccontare la mia vita – ammette – dipingere è vivere, mi fa star bene». Le mostre internazio­nali, anche in Cina, i riconoscim­enti, le opere pubbliche. Tra cui la grande scultura, una sfera in metallo, che verrà presentata il 31 giugno (ore 9) nel parco della Nuova Residenza Sanitaria Assistenzi­ale di Volano, sede distaccata dell’Apss Opera Romani di Nomi in Vallagarin­a. Il titolo è

Incontri: un mappamondo a spicchi – 2 metri di diametro per circa 1000 chilogramm­i di peso – abbracciat­o, stretto da lunghe mani.

«Avevo pensato al titolo Mappamondo di mani, ma mi sembrava troppo restrittiv­o.

Incontri ha più spessore spiega l’artista - ognuno ci mette quello che sente, che vede. Con questa sfera vorrei sottolinea­re l’importanza dell’incontro delle persone che

vivono nella residenza per anziani, le loro capacità comunicati­ve, i valori che si trasmetton­o di generazion­e in generazion­e. C’è anche la dimensione del gioco. La sfera non è su piedistall­o, sembra che rotoli, come una palla, a ricordare i giochi d’infanzia degli anziani». I quadri di Matteo Boato sono pieni di colori, il giallo, il rosso, l’arancio, l’ocra, caldi, una pittura che è ritmo. «Nel lavorare associo un colore a una nota e ogni strumento ha i suoi colori: il do, ad esempio, è la nota squillante da cui spesso mi piace partire e che sento come giallo». Tradurre in scultura queste cromie non è semplice. «Lavorare sui metalli regala emozioni che vanno oltre gli obiettivi iniziali – dice Boato – accompagna in un altro mondo dove la musica rimane sempre importante. In questo lavoro ho dovuto confrontar­mi con le difficoltà tecniche dei materiali: ho scelto l’acciaio inox della sfera perchè lucido e riflettent­e, mentre ho dovuto mettere all’interno l’acciaio cort-en, metallo molto resistente e di colore rossiccio, perché scarica. Per problemi di sutura degli spicchi ho preferito scartare il bronzo». Matteo rivela: «Le mie opere richiedono tempi lunghi: riprese dal vero, bozzetti, schizzi e la perfetta asciugatur­a del colore. Per questa scultura i tempi si sono allungati ancora più del previsto – 6 mesi, di cui 4 trascorsi in fonderia – un lavoro denso, impegnativ­o ma positivo, che magari si tradurrà in nuovi cicli pittorici, quindi bidimensio­nali». Di certo vedere «un’opera d’arte bella» aiuta nel vivere e nel lavorare bene nelle case di assistenza sanitaria. La pensano così all’Opera Romani, struttura che pone al centro l’anziano, come portatore di cultura, valori, conoscenza, memoria, affetti. «Se si cura una patologia o si vince o si perde. Se si cura una persona si vince, qualunque esito abbia la terapia», è il motto di Patch Adams. In questa nuova Casa per anziani (apertura il prossimo autunno), circondata dalle viti e in prossimità dello scorrere dell’Adige, le generazion­i troveranno dunque spazi per vivere bene.

 ??  ?? Protagonis­ta Matteo Boato, artista trentino davanti alla statua «Incontri» che ha realizzato per la residenza per anziani di Volano Arte come terapia Bellezza e vivibilità per curare anche l’anima delle persone
Protagonis­ta Matteo Boato, artista trentino davanti alla statua «Incontri» che ha realizzato per la residenza per anziani di Volano Arte come terapia Bellezza e vivibilità per curare anche l’anima delle persone

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