Senza lavoro e sfrattati, vivono in auto a Villazzano
Giuseppina e Luigi vivono nel parcheggio di Villazzano con due gatti e un cane. «Senza diritti»
Jemy e Leo accoccolati sul cruscotto, uno sul lato del guidatore, l’altro in corrispondenza del sedile del passeggero. Il posto di Charline è sul sedile posteriore. Luigi Esposito e Giuseppina Della Bruna, invece, si stendono su quelli anteriori, che abbassano ormai con gesti veloci e collaudati: via i poggiatesta, dentro i materassini. La Nissan Note nera dei coniugi è diventata la loro casa, che condividono con due gatti e un cane, dal 10 aprile scorso. Un mese e mezzo: da tanto la famiglia vive in un parcheggio a Villazzano.
Il licenziamento, l’indennità di disoccupazione che arriva in ritardo o non arriva proprio, gli interventi di sostegno economico che non vengono rinnovati e il denaro per pagare l’affitto che diventa un miraggio: lo sfratto «per morosità incolpevole» dalla casa di Martignano che distrugge le ultime speranze di rialzarsi. Poi quella soluzione obbligata, presa dall’oggi al domani: trasferirsi sulla strada. Luigi Esposito, 52 anni, pugliese, racconta la sua storia fissando l’automobile nella quale trascorre le notti accampato con la moglie e i loro animali domestici, compagni inseparabili, nella speranza che l’incubo finisca. «Di gatti ne avevamo quattro — raccontano mostrando le foto — ma due li abbiamo smarriti non appena siamo arrivati qua». Ovvero in mezzo al bosco sul Dosso di San Rocco.
Come ci siano finiti è storia lunga, intricata e complessa, di certo costellata di dolore e sofferenza. Ma Luigi e Giuseppina non si perdono d’animo. Almeno ci provano. «Ringrazio Dio che mi dà ancora la forza di sorridere» ammette la donna, 54 anni, di origine campana, affetta da diabete e invalida al 46%: «Da settembre del 2017 lavoro quattro ore al giorno alla cooperativa Alpi — racconta — faccio i bottoncini che servono per gli strumenti a fiato per il negozio Music Center. Ma la mia paga ammonta a 4 euro all’ora e fisicamente non riuscirei ad affrontare un carico di lavoro maggiore». Il signor Esposito è disoccupato dal 2016. «Lavoravo per la Sodexo e sono stato licenziato. Ma prima ho fatto di tutto: un passaggio alla Legoprint, poi alla Maison du monde, ho anche consegnato i pasti in casa di riposo». Ma da tre anni, più nulla: «Continuo a spargere curriculum, sono iscritto al Progettone e a Intervento 19, ma nessuno mi considera. Ora ho ricevuto il reddito di cittadinanza, 391 euro: ma prima che i navigator vengano selezionati e assegnati al territorio in modo che possano accompagnarmi nel percorso verso le offerte di lavoro ne passerà di tempo temo». E con questi redditi trovare una casa in Trentino è praticamente impossibile.
Nel frattempo, lui, la moglie, Jemy, Leo e Charline continuano a vivere in macchina. Per l’igiene personale si arrangiano come possono, la mattina utilizzano i bagni del polo sanitario poco distante («Apre presto così possiamo trovare i bagni sempre puliti»), nei giorni festivi vanno al centro commerciale. Nel baule della Nissan ci sono il frigo elettrico portatile alimentato da una presa e le griglie che usano per cucinare qualcosa di caldo («Cerchiamo i punti fuoco dove poterle utilizzare»). Al portabici
Franzoia Conosciamo la loro situazione e speriamo di poterla risolvere
è attaccata una tenda, dentro al box da tetto i materassini e gli asciugamani. «L’unica cosa che vorremmo — dicono — è una casa». Si sono rivolti al Comune, all’Atas, perfino alla Caritas: «Ma niente. Siamo onesti, non abbiamo precedenti penali, abbiamo sempre cercato di lavorare ma non abbiamo più diritti: è come se non fossimo esseri umani». Per fortuna qualche cittadino con cui i coniugi sono entrati in contatto li sostiene: c’è chi ha dato loro dei soldi, chi il cibo per gli animali. «Ci aiutano a non arrenderci, con quella dignità che rischiamo di perdere sotto le ruote dell’auto».
«I servizi sociali sanno tutto» sostiene Esposito. E l’assessora Maria Chiara Franzoia conferma: «Conosciamo da tempo la loro situazione, sappiamo che è molto complessa. Ci stiamo lavorando ma la soluzione purtroppo non è così immediata, anche alla luce di proposte transitorie da parte nostra che non sono state accettate: non vogliono essere separati e nemmeno dai loro animali. Stiamo cercando, per loro e per tutti coloro che sono in situazione di bisogno, di trovare una sistemazione non solo transitoria che consenta di fare un salto di qualità nell’autonomia, abbiano fiducia».