La natura umana e l’opposizione diventata forza di governo
«Ènecessario che gli scandali avvengano» recita il vangelo di Matteo. L’evangelista ci ricorda così come, quando un problema è incistato in pratiche e sentire quotidiani, solo uno scandalo sia in grado di farlo emergere, di farci riflettere e di attivare una reazione. Il caso di Ivan Cristoforetti — l’attuale capo di gabinetto dell’assessore provinciale Achille Spinelli — ha tutte le caratteristiche dello scandalo evangelico. Si tratta di una persona a cui è stato affidato un lavoro piuttosto importante. Che sfoga i suoi irrisolti attraverso un profilo (maldestramente) camuffato. Dando la stura a tutte le proprie insicurezze personali; aggredendo e disprezzando una porzione discreta del genere umano: dalle donne agli africani, dagli omosessuali alle persone in sovrappeso.
La gaffe
Dopo Poletti, nuovo inghippo per la giunta
di oscurare due considerazioni importanti, che potrebbero essere davvero oggetto di riflessione. La prima è di genere politico-collettivo, il secondo più squisitamente personale e culturale.
Il primo è facilmente detto: passare dall’opposizione al governo è fatica. E il ceto politico che sostiene l’attuale maggioranza sembra essere — come i casi di Poletti e Cristoforetti dimostrano — ancora ampiamente a metà del guado. La cosa si può in parte capire. Sono cresciuti nell’epoca in cui l’egemonia, politica e culturale, del centrosinistra in Trentino sembrava invincibile. Per anni, la loro opposizione è stata principalmente una forma di testimonianza. Una forma di opposizione dove tipicamente c’è sempre spazio per i Gian Burrasca e i Franti, i rutti e le opinioni estreme. E se i benpensanti si offendono anche meglio.
Poi avvengono cose: si leva un vento nazionale che solleva tutte le barche mentre gli avversari decidono di inscenare il più estenuante suicidio della storia. E così ci si ritrova al governo. Nulla di male: nelle vicende umane virtù e fortuna sono egualmente importanti. Una volta al governo, però, si dovrebbe adottare un altro stile. Lasciare stare i rutti e riportare i Gian Burrasca in collegio. Il vero problema dello scandalo Cristoforetti è la scoperta che, dopo tutti questi mesi, chi oggi governa continua a mantenere la forma mentis dell’opposizione di sistema.
La seconda considerazione riguarda il ruolo dei social network in tutto questo. Strumenti relativamente nuovi, che molti usano in modo maldestro. In questo caso, tuttavia, l’uso maldestro non è una giustificazione quanto un’aggravante. Se un capo di gabinetto non spende dieci minuti per capire quanto poco segreto sia un profilo che usa, è lecito preoccuparsi dell’attenzione che dedicherà agli aspetti più intricati delle delibere. Quello che tutti dovrebbero ricordare è che i social network sono solo strumenti. Si limitano a diffondere le cose che scriviamo o proviamo, non ce le mettono in testa. Non è stato Twitter a scatenare in Cristoforetti la sua aggressività, né Facebook a dargli il sarcasmo da fureria. Quelle frasi non sarebbero state meno scadenti se fossero state solo urlate, all’antica, tra amici al bar tra boccali di birra e uova sode.
Se vogliamo davvero riflettere sullo scandalo Cristoforetti, forse dobbiamo usarlo per riflettere non sulla tecnologia, ma sulla natura umana. Sarebbe più faticoso, ma forse più utile, per tutti.