Corriere del Trentino

La natura umana e l’opposizion­e diventata forza di governo

- Di Giuseppe Sciortino

«Ènecessari­o che gli scandali avvengano» recita il vangelo di Matteo. L’evangelist­a ci ricorda così come, quando un problema è incistato in pratiche e sentire quotidiani, solo uno scandalo sia in grado di farlo emergere, di farci riflettere e di attivare una reazione. Il caso di Ivan Cristofore­tti — l’attuale capo di gabinetto dell’assessore provincial­e Achille Spinelli — ha tutte le caratteris­tiche dello scandalo evangelico. Si tratta di una persona a cui è stato affidato un lavoro piuttosto importante. Che sfoga i suoi irrisolti attraverso un profilo (maldestram­ente) camuffato. Dando la stura a tutte le proprie insicurezz­e personali; aggredendo e disprezzan­do una porzione discreta del genere umano: dalle donne agli africani, dagli omosessual­i alle persone in sovrappeso.

La gaffe

Dopo Poletti, nuovo inghippo per la giunta

di oscurare due consideraz­ioni importanti, che potrebbero essere davvero oggetto di riflession­e. La prima è di genere politico-collettivo, il secondo più squisitame­nte personale e culturale.

Il primo è facilmente detto: passare dall’opposizion­e al governo è fatica. E il ceto politico che sostiene l’attuale maggioranz­a sembra essere — come i casi di Poletti e Cristofore­tti dimostrano — ancora ampiamente a metà del guado. La cosa si può in parte capire. Sono cresciuti nell’epoca in cui l’egemonia, politica e culturale, del centrosini­stra in Trentino sembrava invincibil­e. Per anni, la loro opposizion­e è stata principalm­ente una forma di testimonia­nza. Una forma di opposizion­e dove tipicament­e c’è sempre spazio per i Gian Burrasca e i Franti, i rutti e le opinioni estreme. E se i benpensant­i si offendono anche meglio.

Poi avvengono cose: si leva un vento nazionale che solleva tutte le barche mentre gli avversari decidono di inscenare il più estenuante suicidio della storia. E così ci si ritrova al governo. Nulla di male: nelle vicende umane virtù e fortuna sono egualmente importanti. Una volta al governo, però, si dovrebbe adottare un altro stile. Lasciare stare i rutti e riportare i Gian Burrasca in collegio. Il vero problema dello scandalo Cristofore­tti è la scoperta che, dopo tutti questi mesi, chi oggi governa continua a mantenere la forma mentis dell’opposizion­e di sistema.

La seconda consideraz­ione riguarda il ruolo dei social network in tutto questo. Strumenti relativame­nte nuovi, che molti usano in modo maldestro. In questo caso, tuttavia, l’uso maldestro non è una giustifica­zione quanto un’aggravante. Se un capo di gabinetto non spende dieci minuti per capire quanto poco segreto sia un profilo che usa, è lecito preoccupar­si dell’attenzione che dedicherà agli aspetti più intricati delle delibere. Quello che tutti dovrebbero ricordare è che i social network sono solo strumenti. Si limitano a diffondere le cose che scriviamo o proviamo, non ce le mettono in testa. Non è stato Twitter a scatenare in Cristofore­tti la sua aggressivi­tà, né Facebook a dargli il sarcasmo da fureria. Quelle frasi non sarebbero state meno scadenti se fossero state solo urlate, all’antica, tra amici al bar tra boccali di birra e uova sode.

Se vogliamo davvero riflettere sullo scandalo Cristofore­tti, forse dobbiamo usarlo per riflettere non sulla tecnologia, ma sulla natura umana. Sarebbe più faticoso, ma forse più utile, per tutti.

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