UN VOTO, DUE SFIDE
Capita a tutti di provare disagio quando dobbiamo sbarazzarci di un oggetto verso cui nutriamo, anche a distanza di molti anni, un certo affetto. Perché in fondo quell’oggetto impolverato, magari scassato, ha rappresentato comunque sia un porto sicuro. Protetto. Stabile. Ammaccato ma dalla tempra forte. Dunque, eliminare o conservare?
Anche l’Europa che oggi siamo chiamati a rinnovare nei suoi rappresentanti accoglie tra le sue pieghe questa duplice possibilità. C’è pure una terza via, più congeniale o forse semplicemente più giusta, che spinge verso il conservare e migliorare. Parlare di Europa, oggi, appare come un esercizio impervio. L’assioma popolare (o populista) che viene naturale è di facile lettura: Europa uguale burocrati. Guardiamo a Bruxelles e rimbalzano le immagini di austerità, di continue vessazioni, di paure. Il rifugiarsi allora nel proprio giardino diventa quasi un passo obbligato. Il ritorno a un certo nazionalismo spinto, un effetto inevitabile quanto pericoloso. Andare a votare oggi, quindi, al di là di esercitare un diritto di cui forse si fatica ad avere piena coscienza, significa riportare al centro l’idealità europea. Quella moderna, però, dei molti vantaggi per i territori.
Voltarsi dall’altra parte, disertando i seggi, quindi, darebbe solo fiato a coloro che in nome di una politica spiccatamente centralista vogliono ricreare le atmosfere dal sapore antico, antistorico. L’Europa, questa Europa zoppicante ma che ha ancora un suo senso, va data in mano a meccanici che vogliono aggiustarla, non a sfasciacarrozze di basso profilo. Per il Trentino recarsi alle urne è tanto più doveroso in quanto terra di confine, patria dell’europeo convinto Alcide Degasperi, corridoio naturale verso la costruzione di quella casa transfrontaliera, dove portare sotto lo stesso tetto obiettivi comuni, significa acquisire maggiore forza, offrire opportunità per determinare servizi di qualità a vantaggio dei cittadini. Di una cosa questa regione non sente sicuramente nostalgia: dell’isolamento, una condizione oggi perdente.
La giornata elettorale odierna, per una parte di questa provincia, non avrà però solo il richiamo all’Europa. Si andrà a votare anche per sostituire Maurizio Fugatti (collegio ValsuganaPrimiero) e Giulia Zanotelli (collegio Trento-valle di Non), diventati rispettivamente governatore e assessora nella prima giunta a trazione leghista che da ottobre sta governando il
Trentino. Senza volerlo, le suppletive diventeranno una sorta di referendum sui primi mesi della Lega in salsa governativa. Passaggio pertanto importante soprattutto per la città di Trento che tra un anno esatto sarà chiamata a eleggere il nuovo sindaco. Un incastro di schede che daranno modo di misurare, accanto alla tenuta o meno del Carroccio in chiave europea, provinciale e cittadina, anche lo stato di salute del centrosinistra provinciale (senza autonomisti) all’indomani dello tsunami dell’ottobre scorso. Un test, insomma, utile per verificare se il capoluogo ha preso solo una sbandata fuori stagione ed è pronto a ritornare in mano al centrosinistra oppure se l’ascesa leghista è da ascrivere ormai a un mutamento elettorale inarrestabile. Per questi motivi il voto di oggi è tutto, fuorché banale.