Fallito Mercatone Uno, saltano in 35
Chiude il negozio di San Michele aperto nel 1998. «Licenziati via Whatsapp»
Trentacinque lavoratori, tra loro dei coniugi. I dipendenti del punto vendita del Mercatone Uno, presente a San Michele dal 1998, sono in attesa di capire cosa ne sarà di loro. Shernon Holding, la società che gestiva i 55 punti vendita italiani, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Milano. «Ce l’hanno comunicato via Whatsapp all’una di notte» commenta Valentina, una dipendente. L’assessore Achille Spinelli è pronto a «trovare insediamenti alternativi».
TRENTO Nell’ultima giornata prima del voto, ieri, non sono mancati i messaggi del vicepremier Matteo Salvini (che è titolare del Viminale) e del vicepremier Luigi Di Maio (che, in effetti, è titolare del dicastero allo Sviluppo economico). Soltanto parole, per i 1.800 lavoratori dei 55 punti vendita italiani di Mercatone Uno che dopo mesi turbolenti pone fine, all’improvviso, alla sua attività. Tra i punti vendita chiusi repentinamente — in attesa di capire i prossimi passaggi — c’è anche quello di San Michele All’Adige attivo dal 1998, quando Marco Pantani arrivò in Rotaliana per il taglio del nastro. Per i 35 lavoratori trentini quella di ieri è stata una giornata surreale. Nella notte fra venerdì e sabato l’annuncio sterile ricevuto via WhatsApp dalla direzione: domani (sabato, ndr) non aprite il negozio. E così è stato: cancelli chiusi e sgomento della clientela.
La sentenza del tribunale fallimentare di Milano ha spiazzato l’intero Paese. Il dispositivo dichiara il fallimento di Shernon Holding, la società che aveva acquisito i 55 punti vendita dello storico marchio emiliano nell’agosto del 2018, annunciando un piano di rilancio che prevedeva importanti ricavi già dal 2022. «Nello scorso aprile, però, aveva presentato domanda di ammissione al concordato preventivo in continuità, garantendo la tenuta occupazionale fino al 30 maggio», ricorda Alessandro Stella, delegato Filcams. Proprio quel giorno, infatti, è programmato da tempo un incontro al Mise, per studiare un piano di salvataggio. «I lavoratori si trovano ad affrontare una situazione difficile iniziata ormai 7 anni fa» aggiunge Roland Caramelle, segretario della Filcams che ieri ha promosso un presidio dinanzi ai cancelli del punto vendita. «Dopo anni di contratti di solidarietà, cassa integrazione, amministrazione straordinaria e un altro fallimento, molti lavoratori hanno ridotto il monte ore e, oggi, rischiano di avere una disoccupazione ridotta», aggiunge. Per il momento, «non si sa cosa succederà ai dipendenti e se nei prossimi giorni potranno riaprire i punti vendita», rimarca Caramelle. «Tuttavia ci auguriamo che ci sia localmente una soluzione per tutelare l’occupazione», ribadisce Stella che ricorda l’anomalia della comunicazione: un sms nella notte.
«Eppure dieci giorni fa abbiamo ricevuto una mail motivazionale dall’amministratore delegato — ricorda Valentina — “Credeteci, andrà tutto bene”, diceva». La notte di venerdì, invece, la notizia. «Ricevuta
I dipendenti I vertici ci scrissero una mail: credeteci, andrà tutto bene
tramite WhatsApp dalla direzione — prosegue — E immediatamente abbiamo fatto circolare il messaggio, così sabato non abbiamo aperto il negozio». Trentacinque i lavoratori coinvolti, tra loro anche due coniugi che d’improvviso si trovano con due stipendi mancanti. «Io sono qui sin dall’apertura del 1998 — ricorda Renata — Per l’occasione arrivò Marco Pantani, le auto occupavano tutta la strada». Altri tempi e altri organici. «Eravamo praticamente il doppio, in 65 — fa eco Noris — Ora mi chiedo se qualcuno si prenderà le proprie responsabilità». Anche la sindaca di San Michele, Clelia Sandri, è corsa a dare la propria solidarietà: «Perché questo è un punto di riferimento per la zona — dice — E mi auguro si possa trovare una soluzione, noi ci renderemo disponibili a confrontarci con l’azienda».
Anche l’assessore Achille Spinelli pensa a delle soluzioni: «Ora — dice — non resta che attivare le tutele previste per i lavoratori e dare mandato a Trentino Sviluppo di verifica delle ipotesi di insediamento alternative che è possibile proporre alla curatela».