UN TRENO DA NON PERDERE
L’operazione che prevede l’acquisto — da parte del Comune — dell’ex sede Unicredit in piazza Santa Maria, si trascina dietro, inevitabilmente, dubbi e certezze. Stiamo parlando di un investimento da 2,5 milioni di euro per un edificio sistemato su due piani rispettivamente di 400 e 200 metri quadri.
Sarebbe però sbagliato se lo slittamento dell’intera operazione immobiliare, come annunciato dal sindaco Alessandro Andreatta, avesse come giustificazione principale l’impatto economico. Vero, non viviamo tempi in cui l’ente pubblico può permettersi di scialacquare risorse; ma chi amministra ogni tanto dovrebbe andare oltre un’analisi finanziaria strettamente ragionieristica cercando di valutare le ricadute pratiche delle singole scelte. La domanda da porsi, allora, è una: simili ricadute possono portare benefici alla città oppure no? Nel caso dell’ex sede Unicredit possiamo dire che alla fine i vantaggi per i cittadini sono superiori agli svantaggi e meritano pertanto uno sforzo economico da parte del Comune. Eppure, nonostante una larghissima - e non scontata - condivisione, si è preferito prendere tempo, rinviando ogni deliberazione all’interno del prossimo Documento unico di programmazione. L’opzione dell’acquisto non pare essere in discussione, ma l’allungamento dei tempi, con una campagna elettorale ormai alle porte (il prossimo maggio si vota per il sindaco di Trento), ha fatto infuriare i cittadini che temono possibili colpi di coda.
Per il Comitato Torre Vanga, infatti, sarebbe stato meglio monetizzare subito il risultato, tenendo anche presente che da tempo si stava ragionando attorno a questa idea.
Ma qual è il motivo che porta a spingere nella direzione di togliere dall’abbandono lo stabile che un tempo ospitava una banca? La sua ubicazione. Ci troviamo in piazza Santa Maria, luogo simbolo a detta di molti del degrado urbano; citofonare Lega per avere pienezza della questione, viste le innumerevoli battaglie portate avanti dal partito salviniano in nome di una maggiore sicurezza. Eppure, il Carroccio comunale si è schiarato contro l’operazione Unicredit paventando un investimento troppo oneroso per le casse di Palazzo Thun, una pericolosa divisioni tra le varie associazioni, ma soprattutto considerare piazza Santa Maria come l’unica zona del centro degna di un restyling. In attesa che la Lega chiarisca la sua posizione, va detto che il progetto di mettere la mani sull’edificio Unicredit nasce proprio dall’urgenza di rivitalizzare un’area urbana che negli ultimi anni, più di altri quartieri cittadini, ha occupato le cronache dei giornali con notizie legate a spaccio, risse, schiamazzi. Avere deciso di non leggere la situazione da un punto di vista di ordine pubblico — quindi da gestire schierando unicamente polizia, carabinieri, vigili, guardie giurate — rappresenta una svolta da evidenziare. Si cerca di superare l’emergenza attraverso un piano dettagliato, creando negli spazi lasciati vuoti dall’istituto bancario un polo capace di sensibilizzare al consumo consapevole, alla valorizzazione di prodotti locali e che allo stesso tempo faccia perno sulle realtà associative e enti formativi del territorio trentino. Una scommessa ambiziosa che rispetto ad altre può contare su un largo consenso e poggiare su solide basi. Buttare via un simile patrimonio sarebbe uno spreco inopportuno.