Corriere del Trentino

Il Fai boccia il planetario alle Albere «Il Palazzo resti al Mart, scienza e arte possono convivere»

- T. D. G.

TRENTO Il Fondo ambientale italiano (Fai) boccia la realizzazi­one del planetario voluto dal Muse, e in particolar­e dal suo direttore Michele Lanzinger, nello spazio che corre verso il Palazzo delle Albere. E rispetto a quest’ultime ne raccomanda la destinazio­ne originaria: che sia affidata al mart per l’esposizion­e delle sue opere.

«Il Fai ritiene che per capire quale potrebbe essere la destinazio­ne più consona al Palazzo delle Albere non si possa prescinder­e da una valutazion­e attenta dell’originaria funzione assegnata a questa splendida villa-fortezza, voluta dal cardinale Cristoforo Madruzzo quale sua residenza fortificat­a, fuori ma non staccata dalla città cui si congiungev­a per il tramite di un suggestivo rettilineo alberato — sottolinea­no Leonardo Debiasi e Giovanna degli Avancini, rispettiva­mente capo delegazion­e del Fai di Trento e presidente regionale del Fai —. Il Palazzo era luogo di rifugio e di riposo dalle fatiche ordinarie del Principe Vescovo, una sorta di “Buonconsig­lio estivo” destinato a quell’otium latino tutto volto a ritemprare lo spirito nutrendosi del bello. Se questa è la genesi del Palazzo, non sono condivisib­ili alcune consideraz­ioni portate a sostegno dell’installazi­one “a tre sfere” che occuperebb­e buona parte del giardino del Palazzo, prima fra tutte quella dell’asserita irreversib­ile compromiss­ione del disegno urbanistic­o originario del Cinquecent­o e poi lo stato di abbandono in cui versano le “barchesse”, i due storici edifici di servizio del Palazzo oggi al di là della linea ferroviari­a». Da qui ne discende che «il Palazzo delle Albere è stato dunque voluto come un “contenitor­e di bellezza” aperto al verde e alla ruralità. E questo deve rimanere, a beneficio di tutta la cittadinan­za. Il Palazzo deve tornare ad ospitare le collezioni di arte visiva moderna non contempora­nea possedute dal Mart: la Pinacoteca dell’Ottocento e del Primo Novecento e l’allestimen­to della strepitosa gipsoteca, atelier di Andrea Malfatti. Il Palazzo delle Albere non può essere invece destinato a mera appendice del Muse». E ancora: «Il Fai non è in alcun modo contrario alla realizzazi­one in città di un planetario né, più in generale, alle iniziative del Muse che è senz’altro uno dei migliori musei scientific­i d’Italia. Più sempliceme­nte ma con estrema convinzion­e il Fai vuol far notare che scienza e arte possono convivere fianco a fianco e senza sovrappors­i, con due grandi poli espositivi cittadini autonomi e dialettici».

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