Corriere del Trentino

Il Trentino verso il biodistret­to: presentato il quesito referendar­io

La proposta dei Verdi: «Transizion­e in 5 anni. Crescita economica assicurata»

- Chiara Marsilli

TRENTO I Verdi impugnano la legge provincial­e per i referendum propositiv­i e guidano il Trentino verso la svolta green. È stato presentato ieri il quesito che dovrebbe portare attraverso lo strumento propositiv­o istituito nel 2003, una vera e propria rivoluzion­e per agricoltur­a, zootecnia e turismo trasforman­do, l’intero territorio provincial­e in un biodistret­to.

Un esperiment­o mai tentato prima in Italia, dove le uniche esperienze di questo tipo riguardano un territorio molto più ridotto in termini di estensione chilometri­ca. «Al momento l’agricoltur­a trentina è abbastanza stagnante — spiega Fabio Giuliani, membro dell’esecutivo dei Verdi e ideatore del progetto – la concorrenz­a con i grandi produttori di mele europei cresce sempre di più e bisogna trovare una formula innovativa che leghi sul territorio agricoltur­a, zootecnia e turismo. L’intenzione è di avviare un processo virtuoso di cambiament­o per trasformar­e l’asset produttivo trentino in maniera radicale».

La novità consiste non solo nell’estensione geografica dell’area, ma anche della visione struttural­e del progetto stesso.La metamorfos­i, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe essere graduale. Un percorso di circa cinque anni durante il quale non solo si sosterrebb­ero le aziende che già ora si rivolgono al biologico, ma si spingerebb­ero al cambiament­o delle modalità produttive anche quelle al momento dedite a metodi «standard».

«Puntare sulla qualità e non sulla quantità, legando al territorio in maniera stretta le produzioni agricole come le mele, ma anche i formaggi e i vini, valorizzar­e la biodiversi­tà, evitare le monocultur­e. — Illustra Giuliani — Stiamo pensando anche a un marchio di qualità e a un cambiament­o complessiv­o del marketing territoria­le». Punti che verranno compresi in un «manifesto del biodistret­to» elaborato per spiegare a tutti, aziende e cittadini, la natura del progetto.

L’innovazion­e dovrebbe portare a una crescita economica costante per almeno 15 anni. Giuliani rassicura: «Non vogliamo fare la guerra a nessuno: il cambiament­o è già in atto, ma bisogna normarlo. Si tratta di un investimen­to sul futuro. A livello nazionale, dove è stato istituito un biodistret­to c’è stata crescita economica». Al comitato che si è occupato di elaborare il quesito presentato in Provincia hanno collaborat­o «comitati territoria­li, rappresent­anti di aziende biologiche, associazio­ni preoccupat­e dell’inquinamen­to dei terreni, consorzi». La presentazi­one del quesito è solo la prima fase della lunga trafila burocratic­a prevista. Ora la palla passa alla Provincia, che dovrà riunire la commission­e che valuterà l’ammissibil­ità del quesito stesso. A un’eventuale risposta positiva — prevista in circa un mese — seguirebbe la raccolta firme e solo al termine di questa la domanda verrebbe sottoposta al voto.

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Agricoltur­a e zootecnia Mele, formaggio e vino al centro della proposta

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