Vignaioli, Cesconi «vice» nazionale
Il leader trentino entusiasta del nuovo incarico: «Pinot Grigio, pochi risultati»
Lorenzo Cesconi, presidente dei Vignaioli del Trentino, è stato eletto vicepresidente nazionale Fivi. «Un incarico che mi riempie di responsabilità e di entusiasmo» dice a caldo il produttore trentino. Un impegno che si concentrerà su alleggerimento burocratico e politiche agrarie per rendere la produzione più facile. Sul fronte trentino è scattato il dialogo con la Provincia, per una riforma del settore. «Più territorio e meno commercio. La Doc Pinot Grigio non dà risultati».
TRENTO Lorenzo Cesconi, presidente dei Vignaioli del Trentino, è stato eletto vicepresidente nazionale Fivi. Lavorerà accanto alla presidente Matilde Poggi, espressione del Veneto, e all’altro vicepresidente, il pugliese Gaetano Morella. «Un incarico che mi riempie di responsabilità e di entusiasmo» dice a caldo il produttore trentino. Fivi è l’associazione nazionale dei Vignaioli indipendenti: è nata nel 2008 e ha 1200 associati, tutti produttori artigiani di vino dalle uve della propria campagna, che non si occupano della commercializzazione di altri prodotti esterni.
Presidente Cesconi, di cosa si dovrà occupare in Fivi?
«Prima del 2008 i vignaioli d’Italia non avevano un organi di rappresentanza che facesse sentire la loro voce sui tavoli in cui si decidono le sorti delle politiche agricole. Adesso c’è: Fivi discute di strategie sia a Roma a livello ministeriale, che a Bruxelles».
I temi di cui vi occuperete?
«Da sempre uno dei nodi più importanti è quello della burocrazia, dobbiamo portare avanti quel “disboscamento burocratico” su cui la mia associazione insiste. Poi ci sono i temi della politica agraria, la quantità di rame da usare nelle coltivazioni e via dicendo. Fivi non vuole essere solo un sindacato, ma anche un organismo di rappresentanza: produrre vino deve diventare più semplice».
Si parla sempre di più di cambiamento climatico.
«In effetti c’è preoccupazione, perché siamo costretti ad adattarci a questo meteo sempre più bizzarro e per noi coltivatori le difficoltà aumentano. Da parte nostra comunque permane il massimo rispetto per l’ambiente».
La presidente Poggi è una vignaiola del Veneto e lei del Trentino, c’è una preponderanza di Nordest in Fivi?
«Non direi: il vicepresidente Morella dà il giusto bilanciamento, provenendo dalla Puglia. Diciamo comunque che fra di noi non ragioniamo in senso politico, la scelta dei vertici avviene solo valutando le competenze».
Presidente Cesconi, che aria tira in Trentino?
«C’è un nuovo governo provinciale da qualche mese e c’è una nuova speranza di dialogo positivo con le istituzioni».
Meglio rispetto a prima?
«Non giudico. Dico però che il dialogo è attivo. Fra un po’ avremo un incontro importante con l’assessorato, per parlare di strategie di riforma del settore, in senso meno industriale e commerciale, ma più territoriale. Oggi o assumi un atteggiamento territoriale, oppure ti adegui al mercato. Il Trentino in passato ha scelto questa seconda strada, e gli effetti sono evidenti».
Per esempio?
«Per esempio al partita del Pinot Grigio delle Venezie, la Doc interregionale a cui il Trentino ha deciso di aderire. Noi come Vignaioli non siamo mai stati ascoltati. Adesso si è stabilito di sospendere i nuovi impianti per il prossimo triennio. Mi risulta che i prezzi stiano calando e che dunque la denominazione non abbia portato quel valore aggiuntivo che ci si aspettava. Secondo noi il Trentino doveva giocare una partita diversa, marcare la differenza. E invece no. Lo stop ai nuovi impianti è uno strumento che serve a limitare le perdite, ma se già adesso vi si ricorre, significa che le cose non vanno bene. Il Trentino ha investito troppo sul Pinot Grigio e niente sugli autoctoni. La Nosiola vale solo lo 0,5% della produzione e invece doveva essere la nostra bandiera bianca, accanto alla rossa del Teroldego».
C’è qualche avvicinamento agli altri produttori locali, ad esempio in relazione alla Mostra dei vini?
«Per ora no, noi continuiamo per la nostra strada, con le nostre iniziative promozionali. Non ci sono ancora affinità con gli altri. E sono contento dei Vignaioli del Trentino: siamo quasi 70 associati, con un buon fermento dal basso e nuovi iscritti, che si concentrano sui vitigni autoctoni. Un segnale di vigore».