Ateneo, crepe nella maggioranza
Cia rilancia: «Presidente dell’Opera, farò un disegno di legge». E Bisesti vede il rettore
Per Diego Quaglioni l’equilibrio non deve cambiare. Claudio Cia (Agire) invece la vede diversamente e dopo il disco rosso al suo emendamento per affidare alla Provincia la nomina del presidente dell’Opera universitaria sta predisponendo un disegno di legge.
TRENTO Un pizzico di delusione c’è e non la nega. Tant’è che per mezza giornata non ha partecipato al voto. Dopodiché Claudio Cia (Agire) non si scoraggia e nemmeno vuole contestare i colleghi di maggioranza. Il suo emendamento per superare l’intesa fra rettore e Provincia nel definire il presidente dell’Opera universitaria è stato bocciato, quello speculare della capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio, è stato invece ritirato. In entrambi i casi l’assessore Mirko Bisesti ha guadagnato tempo per trovare un accordo con l’ateneo e superare, dice, «lo stallo che prosegue da due mesi». «Ma io vado avanti», rilancia Cia all’indomani del voto che ha frustrato le sue intenzioni. «Ho già dato mandato di predisporre un disegno di legge che ricalchi in pieno il senso dell’emendamento».
Cia è infatti convinto della sua linea e, a fronte delle perplessità della comunità accademica circa la sovversione di una prassi istituzionale ormai consolidata, rigetta ogni addebito. «Il tentativo di riforma non avrebbe alcuna mira autoritaria», premette. «L’Opera universitaria è un ente strumentale della Provincia finanziato dalla stessa con decine di milioni di euro provenienti dal bilancio provinciale — spiega — È bene evidenziare che essa si occupa di attività amministrativa e che non può influire in alcun modo sull’insegnamento o sull’offerta formativa di dell’università». Come a dire: è un’altra cosa.
«L’emendamento che ha scaldato gli animi — ricorda ancora — proponeva che il presidente dell’Opera venisse scelto dalla Provincia sentito il rettore, sulla base delle referenze gestionali, manageriali e dell’esperienza maturata nel comparto istruzione. La norma attuale prevede invece che venga scelto di concerto tra il rettore dell’università e la Provincia anche se, nei fatti, la scelta del dirigente si è sempre ridotta ad una mera conferma da parte della Provincia del nome proposto dalla dirigenza universitaria».
Ma perché cambiare? «Una riforma del sistema è necessaria, anche alla luce dei recenti fatti». Cia cita «la vicenda legata al bando per il servizio pulizie affidato a Kuadra spa» e «il caso degli stipendi del personale di portineria, decurtati fino al 30%». «Per questo — rilancia — sto già predisponendo un disegno di legge che riprenda esattamente i contenuti dell’emendamento». Il consigliere non cela l’amarezza: «Rimango deluso per quando accaduto in consiglio». Sia chiaro: la lealtà alla giunta, puntualizza, resta intonsa.
E se il presidente del consiglio degli studenti, Edoardo Meneghini, tira un sospiro di sollievo e ha formalizzato a Mirko Bisesti la volontà di partecipare al tavolo per individuare il prossimo presidente dell’Opera, dal canto suo l’assessore all’università mantiene l’aplomb dei giorni scorsi. «Abbiamo deciso di ritirare gli emendamenti — spiega — per verificare la possibilità di sbloccare la situazione». Nei prossimi giorni, ricorda, «ci sarà un incontro con il rettore Paolo Collini» che formulerà una terna di nomi. «E se fra questi ci sarà il profilo giusto ben venga», rimarca l’assessore. I tempi, però, sono stretti. «Il mandato dell’attuale presidente è ormai scaduto e abbiamo 60 giorni di tempo per indicare la successione». Tradotto: dal primo settembre. L’assessore non si scompone davanti alla mobilitazione della comunità accademica («In altre occasioni ho ricevuto diverse chiamate, ma questa volta no») e a proposito del disegno di legge che medita Cia mantiene un profilo attendista: «Vediamo», dice. «Se la prassi è quella della nomina d’intesa la rispetto — conclude — pur ricordando che in altri enti come Mart e Muse funziona in modo diverso».