Trentini ricchi grazie agli immobili
Bankitalia, il patrimonio ammonta a 236.100 euro. Ma Bolzano fa meglio: 272.000
Con un patrimonio di 236.100 euro per i trentini e di 272.000 euro per gli altoatesine, le famiglie del Trentino Alto Adige conquistano il terzo posto tra quelle più ricche d’Italia. Lo rivela un’indagine di Bankitalia che fotografa la ricchezza in base al risparmio e alle cosiddette «attività reali», ossia immobili, terreni e impianti. Nel frattempo per combattere l’evasione arriva il «Risparmiometro». Cerea: «L’unica soluzione è eliminare i contanti».
TRENTO Prima delle famiglie del Trentino Alto Adige sul podio di Bankitalia salgono solo quelle liguri e quelle della Val d’Aosta. Un terzo posto che in provincia di Trento vale 236.100 euro di patrimonio pro capite, lontano dal picco degli oltre 272mila euro degli abitanti in provincia di Bolzano, ma di gran lunga superiore alla media italiana, che si ferma a poco più di 160mila euro a testa.
L’indagine, pubblicata sul Sole 24 ore e relativa al 2017, fotografa la ricchezza degli italiani su base regionale e non comprende solo il «risparmio» in senso stretto, ma anche le cosiddette «attività reali»: immobili, terreni, impianti e altro capitale fisso. E in Trentino è proprio questa voce a far schizzare alle stelle la ricchezza delle famiglie, pesando per quasi il 72% sulla ricchezza netta. «Un dato che non stupisce — commenta Gianfranco Cerea, docente di Economia all’Università di Trento e «padre» del sistema Icef provinciale — e che è in linea con il Pil per abitante, che vede prima Bolzano e poi la Lombardia. In Trentino incide il valore dell’abitazione. E questo vale per tutte le regioni ai primi posti della classifica Bankitalia: si tratta di luoghi molto turistici, dove i prezzi delle abitazioni scontano l’interesse di acquirenti «da fuori». In territori così piccoli, con limiti all’edilizia e tanta richiesta è difficile trovare aree in cui le case costino poco». Medesima situazione in Sardegna, altra regione che vive di turismo: qui le case pesano più dell’81% sulla ricchezza complessiva.
I dati Bankitalia arrivano in concomitanza con l’annuncio dell’avvio di un nuovo strumento del Fisco per combattere l’evasione. Il «Risparmiometro», già testato sulle società, arriva ora anche per verificare eventuali anomalie nelle dichiarazioni dei redditi di persone fisiche. Incrociando i dati della «superanagrafe» dei conti correnti e i movimenti di grandi somme con i valori della dichiarazione dei redditi sarà infatti possibile identificare discrepanze tra ricchezza dichiarata e economia sommersa.
«Si tratta di una strategia che l’amministrazione finanziaria ha sempre cercato di ricostruire in modo indiretto, ma che ora con i conti correnti è facilitata dall’avere accesso ai dati bancari» commenta Cerea. Una soluzione efficace, ma non del tutto risolutiva «Se un evasore che opera in nero dichiarasse redditi bassissimi ma non utilizzasse il conto corrente sarebbe impossibile intercettarlo». Viceversa, si potrebbero creare dei «falsi positivi» se non si prestasse attenzione a determinate particolarità del sistema. «Gli agricoltori della Val di Non dichiarano redditi bassi, ma hanno movimenti di denaro importanti. Questo perché la dichiarazione dei terreni va a 0».
«La lotta all’evasione si consuma lentamente — spiega ancora Cerea — e la strada maestra è l’eliminazione del contante. Una strada già messa in atto da tutti i paesi civili, a parte Italia, Montenegro e pochi altri». Una condanna senza appello, che non risparmia nemmeno le scelte di governi passati. «Chi è che gira con grandi quantità di soldi contanti? È scomodo, poco sicuro — critica Cerea — L’innalzamento della soglia dei pagamenti in contati operata da Renzi è stata una mossa pro evasione».