Corriere del Trentino

Infiltrazi­oni in Trentino: niente allarmismi ma serve attenzione

- Chiara Marsilli

TRENTO «La società trentina è sana e ha gli anticorpi per difendersi. Le indagini portate avanti in questi anni non hanno evidenziat­o un elevato livello di patologia o di criticità». Le parole di Stefano Dragone, ex procurator­e a Trento e ora responsabi­le del Gruppo di lavoro in materia di sicurezza, arrivano dopo gli allarmi degli scorsi giorni riguardo la presenza in Trentino di infiltrazi­oni mafiose e collusioni con associazio­ni criminali in diversi ambiti economici. Parole che non hanno lo scopo di tranquilli­zzare, ma di restituire un quadro realistico della situazione, elaborato in anni di lavoro di ricerca sul territorio.

«Il Trentino è senza dubbio un territorio ricco, e come tutti i luoghi di ricchezza può risultare appetibile agli occhi delle organizzaz­ioni criminali — conferma Dragone — Il rischio che alcune aziende locali possano risultare interessan­ti per operazioni di riciclaggi­o di denaro sporco c’è, quindi l’attenzione è dovuta».

Alberghi, cave, trasporti, edilizia. I settori che potrebbero attirare l’attenzione della criminalit­à organizzat­a sono molti, ma gran parte del lavoro di prevenzion­e lo fa la stessa società trentina. «Nelle realtà di più piccola dimensione è lo stesso controllo sociale che garantisce contro l’abuso di autorità e potenziali infiltrazi­oni» spiega ancora Dragone, forte della sua esperienza in un analogo osservator­io in Veneto, dove invece vengono registrati numeri e situazioni ben più preoccupan­ti.

Nel corso degli scorsi anni il Gruppo di lavoro in materia di sicurezza si è occupato di indagare il fenomeno attraverso i dati di enti ufficiali — quali la Camera di Commercio e la Procura di Trento — e questionar­i anonimi volti a rilevare tendenze sotterrane­e. Studi che hanno permesso di individuar­e eventuali collegamen­ti con associazio­ni, prontament­e segnalati alla Guardia di Finanza.

A ciò si aggiunge un’indagine «dialogica» che per il momento ha coinvolto 16 sindaci di altrettant­i Comuni trentini, per capire quale sia il livello di sicurezza e insicurezz­a percepito dalla popolazion­e. «Quello che è emersa è una percezione di insicurezz­a superiore al fenomeno reale, non in linea con l’effettiva incidenza di reati sul territorio — spiega Dragone — Ma le persone non si lamentano delle possibili collusioni con associazio­ni mafiose. Furti in appartamen­to e spaccio sono i reati che il cittadino comune soffre maggiormen­te. Ciò accade perché il livello di legalità dei trentini è così alto che anche le aspettativ­e sono altissime. Viene richiesto un rispetto massimo».

Ma la ricerca sul territorio interessa anche per altri motivi. «In Comuni di confine come Ala, molto vicini a quel Veneto dove invece le infiltrazi­oni sono concrete e radicate, il fenomeno non esiste. Per noi è interessan­te capire il perché». Visto il costante interesse che l’argomento suscita nella cittadinan­za, è intenzione di Dragone presentare i dati emersi dalle relazione con i sindaci in ottobre in un quadro completo.

Legalità

La percezione di insicurezz­a è superiore al fenomeno perché ci sono aspettativ­e altissime

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