Domenica di caccia: 6700 caprioli e 3000 cervi nel mirino
Il limite massimo dei prelievi: i camosci sono 3.455
TRENTO Accompagnato dai consueti contrasti verbali tra opposte visioni della natura, domenica si ricomincia a cacciare ad alcune delle specie più attese dai cacciatori: caprioli e cervi. Una tradizione ancestrale — per la sensibilità ecologista un’aberrazione ancestrale — che ha sempre segnato in qualche misura l’approssimarsi dell’autunno.
Per la particolarità dell’ambiente alpino e la consuetudine venatoria locale, gli ungulati sono la specie più ambita. Dal 17 agosto è partita la caccia ai camosci, da domenica sarà possibile mettere nel mirino anche cervi e caprioli. Il limite massimo cacciabile dipende da specie a specie a seconda della loro consistenza che viene annualmente censita dall’Associazione cacciatori — con l’unica eccezione del camoscio la cui presenza viene rilevata insieme al Corpo forestale — che sui tre ungulati ha una delega della Provincia.
Gli esemplari lordi di caprioli cacciabili sono 6.698, i camosci 3.455, i cervi 3.000. «Lordi» indica il limite massimo di prelievi che normalmente non viene mai raggiunto per via delle compensazioni rispetto all’anno precedente, delle scelte delle singole consulte (209 in tutto) e dell’orientamento dei cacciatori (nei caprioli l’assegnazione di femmine e piccoli si traduce mediamente al 70-80%). Solo a titolo di esempio nel corso del 2018 la cifra lorda di cervi cacciabili era stata di 2.727 esemplari, ma i prelievi si fermarono a 2.225.
Per descrivere l’ordine di grandezza del fenomeno venatorio è però necessario considerare il perimetro complessivo. Il totale della popolazione dei caprioli in provincia di Trento è 34.785 capi, i camosci sono 27.565, i cervi 10.140 (ma il censimento di aprile non comprende i piccoli). Il calcolo del prelievo avviene in base alle considerazioni della specie (15% caprioli, 20% camosci, 30% circa per i cervi) e ad alcuni algoritmi.
«Il Piano di prelievo — osserva Matteo Rensi, vicepresidente dell’Associazione cacciatori — viene fatto anche a tutela della specie ed è sempre inferiore rispetto ai massimali previsti. La riprova è che lo stato di salute degli ungulati in Trentino è eccellente: da trent’anni la popolazione di caprioli, camosci e cervi è in costante crescita. Il prelievo è un elemento che consente di mantenere un equilibro tra le specie, compreso il muflone, e le esigenze di agricoltura e selvicoltura».
Nella trincea opposta restano gli ambientalisti che dopo la soppressione del comitato faunistico hanno visto ridurre il loro accesso alle informazioni sulla stagione venatoria. Domenica dissentiranno dalla pratica dei 6.400 cacciatori trentini che prenderanno i sentieri di montagna, fucili e binocoli alla ricerca delle prede più amate.