Trasloco del Cibio, Bisesti mette nel mirino i costi Manifattura, Olivi cauto
L’assessore Bisesti mette l’accento sui costi del trasferimento del Cibio a Rovereto.
TRENTO Un colpo al cerchio e uno alla botte. Per l’assessore provinciale all’università Mirko Bisesti se il Cibio dovesse essere trasferito a Rovereto sarebbe positivo per il formarsi di un distretto dedicato alla biotecnologia, «ma anche investire nell’ area attuale con uno sviluppo contiguo a Povo potrebbe essere un’ottima opzione: attenzione però ai costi, la questione non è secondaria». Chi non condivide, invece, l’ipotesi che il Polo Manifattura cambi vocazione è il consigliere provinciale del Pd Alessandro Olivi, secondo il quale «il focus dedicato all’impresa sostenibile e alla manifattura verde non può essere smarrito».
L’ipotesi di trasferire la sede del Centro di biologia integrata dell’università di Trento avanzata a inizio anno dall’assessore Achille Spinelli e recentemente sposata dal direttore Alessandro Quattrone, spinto dal bisogno immediato di spazi per l’attività dei suoi ricercatori, trova solo in parte una sponda nell’assessore Bisesti: «Il problema degli spazi è reale — commenta — dal mio punto di vista investire nell’area attuale con uno sviluppo contiguo (la strada preferita dal rettore Paolo Collini, ndr) potrebbe essere un’ottima opzione, il problema è che non sarebbe nè semplice nè veloce». Al contempo Bisesti pone l’accento su un’altra questione: «Attenzione a fare in modo che un eventuale trasferimento tenga conto di tutti i parametri, costi compresi, perché è stato fatto un investimento forte nel Cibio come entità, ma anche in termini di struttura: di tutto questo si deve tenere conto nella valutazione complessiva, anche perché è stato fatto in tempi recenti».
Bisesti apprezza, tuttavia, l’ambizione di Spinelli di convogliare a Rovereto tutte le realtà scientifiche che si occupano di biotecnologie in ambito sanitario: «All’ateneo di Trento, pur distinguendosi per la sua eccellenza, manca un riferimento al mondo della sanità — chiosa — declinarlo in maniera specifica dando vita a un polo dedicato potrebbe essere un ottimo investimento per il futuro nel nostro territorio in termini di competenze, specializzazioni e risorse umane anche dal punto di vista universitario».
Chi, invece, non condivide per nulla questa possibilità è Alessandro Olivi, che nella precedente legislatura deteneva le deleghe in mano oggi a Spinelli (sviluppo economico e lavoro): «Manifattura non deve diventare un luogo nel quale, “siccome c’è spazio”, va bene metterci indiscriminatamente tutto e il contrario di tutto — sostiene il consigliere provinciale del Pd — quel luogo nasce con l’idea di costruire un polo della conoscenza e un cluster tecnologico dedicato all’impresa sostenibile e alla manifattura verde. Un focus che non può assolutamente essere smarrito proprio oggi, nel momento in cui i temi del riscaldamento globale, dei cambiamenti climatici, dell’esauribilità delle fonti e delle nuove prospettive di sviluppo sfidano le popolazioni e i governi di tutto il mondo».
Se dunque la collocazione che più di altre garantisce al Cibio la possibilità di «correre”» è quella del polo di Rovereto, «si verifichi rapidamente l’armonicità di questa strada con le finalità di Manifattura — esorta Olivi — e si agisca di conseguenza». «Senza il timore di “far perdere qualcosa a Trento” — aggiunge — e spingendo invece nella direzione di trasformare il Trentino in una comunità policentrica dell’università e della ricerca. Una rete territoriale nella quale sarà però cruciale una regia pubblica ben più avveduta di quanto sembra oggi emergere dalle parole e dalle azioni di chi pare aggrapparsi a una logica di locazione immobiliare come scappatoia per la propria perdita di visione». Perché secondo Olivi, siccome il Cibio è «un’eccellenza assoluta», la giunta provinciale se ne dovrebbe occupare «con cura, senza irrompere sulla questione della collocazione dei laboratori come una sorta di amministratore di condominio».