Corriere del Trentino

«Governo, ora il Nord aspetta segnali»

Conte-bis, le imprese puntano la manovra. L’Svp: autonomia, garanzie dal premier

- Marsilli

Il pentastell­ato Riccardo Fraccaro rimane saldamente nel toto-ministri del governo guidato nuovamente da Giuseppe Conte. Potrebbe, però, cambiare ministero: dai rapporti con il Parlamento, l’esponente dei 5 Stelle dovrebbe passare alle Riforme istituzion­ali. Intanto, ieri la ministra uscente Alessandra Locatelli ha urlato alla «truffa contro gli italiani». Mentre, sul fronte delle categorie economiche, i timori riguardano il possibile aumento dell’Iva.

Alle Infrastrut­ture Patuanelli è in pole position

TRENTO Il suo nome, negli ultimi giorni, non è mai uscito dalla rosa del «toto-ministri». Se non ci saranno grossi colpi di scena dunque, il pentastell­ato Riccardo Fraccaro dovrebbe far parte anche del nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. Questa volta con alleati diversi: dai ministri leghisti si passerà a colleghi democratic­i.

Per l’esponente del Movimento 5 Stelle, trentino d’adozione, si profila però un cambio di delega. Se infatti nel governo gialloverd­e Fraccaro ricopriva la carica di ministro ai rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, nel Conte bis viene dato come favorito — almeno così dicono le indiscrezi­oni di queste ore — per occupare la poltrona di ministro delle riforme istituzion­ali. Non un caso: Fraccaro in queste settimane si è speso proprio per l’approvazio­ne della riforma che prevede il taglio dei parlamenta­ri.

E se Fraccaro rappresent­a l’unica figura regionale del toto-ministri (Gianclaudi­o Bressa, spuntato nelle prime indiscrezi­oni, è scomparso dopo che lo stesso esponente dem ha fatto sapere di non essere disponibil­e), le attenzioni locali non si fermano però solo al suo nome. Gli occhi della Provincia sono puntati anche sul dicastero delle Infrastrut­ture, dopo l’esperienza di questi mesi con Danilo Toninelli (i cui rapporti con gli amministra­tori locali non sono stati proprio idilliaci). Sul tavolo, del resto, ci sono partite strategich­e, come la Valdastico e l’A22. Il governator­e trentino non ha fatto mistero di «tifare» per la nomina di Graziano Delrio, che — aveva ricordato il governator­e — «aveva sbloccato la Valdastico». Ma dopo una prima pole position, ora Delrio sembra essere sparito dai radar: la poltrona di Toninelli, secondo le ultime voci, dovrebbe andare invece al pentastell­ato Stefano Patuanelli.

Altra incognita con risvolti locali è quella legata al ministero dell’ambiente. I rapporti con Sergio Costa, per Fugatti, non sono sempre stati facili: il ministro uscente infatti si è schierato strenuamen­te contro la cattura dell’orso M49. E non a caso è stato lui a scegliere il nomignolo «Papillon» per l’orso più famoso d’Italia (oggi in fuga al confine tra Trento e Bolzano). La conferma di Costa, in queste ore, trova riscontri contrastan­ti: c’è infatti chi parla di una succession­e al ministero, con l’arrivo dell’ex presidente di Legambient­e (ed esponente di LeU) Rossella Muroni. Una scelta, quest’ultima, che potrebbe essere favorita in virtù dell’equilibrio di genere (questione sollevata anche dalla senatrice Svp Julia Unterberge­r).

E se sono i nomi dei ministri a solleticar­e i dibattiti, si attende qualche cenno anche sul fronte delle commission­i dei Sei e dei Dodici. Si dovrà capire, in sostanza, se il nuovo governo vorrà confermare la composizio­ne definita nei mesi scorsi o se ci saranno cambiament­i. Per quanto riguarda i Dodici, la presidenza era in mano al dirigente provincial­e Fabio Scalet, stimato del resto anche dai partiti del centrosini­stra. Nei Sei, Filippo Maturi, deputato leghista altoatesin­o nominato alla guida dell’organismo paritetico, non verrà riconferma­to. Oltre a Maturi, ad avere un piede fuori dalla commission­e dei

«Scottati dai ministri pentastell­ati»

Le questioni locali Commission­e Dodici, Scalet attende Sei, il leghista Maturi è al capolinea

Sei sono anche l’editore Michl Ebner e il dirigente ministeria­le Antonio Lampis.

Intanto ieri la Svp ha incontrato Conte. Annunciand­o astensione sul voto di fiducia per la nascita del nuovo governo. «La nostra astensione — motiva l’Obmann Philipp Achammer — è causata, in primis, dalle esperienze negative che la Provincia di Bolzano ha avuto con i ministri pentastell­ati. Soprattutt­o in materia di ambiente, opere pubbliche, sanità le risposte non sono state all’altezza».

Un dito puntato dritto sui ministri Sergio Costa, Danilo Toninelli, Giulia Grillo con una evidente richiesta di discontinu­ità nella gestione di queste competenze.

Una posizione che Achammer ha espresso anche a nome del Patt che alla Camera esprime Emanuela Rossini.

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