Corriere del Trentino

Appalto pulizie, c’è la richiesta di annullamen­to

- Desimine

«Annullare la gara per l’appalto sulle pulizie degli spazi comunali. Così non si tutela l’occupazion­e e si dimezza il valore della prestazion­e». È la richiesta dei sindacati fatta ieri al Comune di Trento.

TRENTO «Annullare la gara per l’appalto ponte sulle pulizie degli spazi comunali. Così come è stato costruito il bando non si tutela l’occupazion­e e si dimezza il valore della prestazion­e, dunque non è accettabil­e». È questa la richiesta messa ieri sul tavolo dai sindacati nell’incontro con i vertici di Palazzo Thun sull’appalto ponte per le pulizie in Comune.

Alla riunione era presente anche una decina delle settanta lavoratric­i che si occupano delle pulizie degli uffici dell’amministra­zione comunale che assieme ai sindacati ha espresso il proprio dissenso nei confronti del nuovo appalto, formulato sulla base della vigente normativa sui parametri della convenzion­e Apac, che prevede importanti tagli alla durata e alle ore complessiv­e dei turni di lavoro e di conseguenz­a ai salari. Viene contestato che non si tratti di obblighi di legge legati alla convenzion­e, bensì di una deliberata scelta politica, fatta dal Comune in ottica di risparmio.

Nel primo pomeriggio di ieri era previsto un incontro col sindaco Alessandro Andreatta, ma in sua assenza Cgil, Cisl, Uil, Filcams, Fisascat e una delegazion­e delle lavoratric­i hanno incontrato la vicesindac­a Mariachiar­a Franzoia, la direttrice generale del Comune Chiara Morandini e Marta Sansoni, dirigente del servizio Beni comuni e gestione acquisti. In solidariet­à alle lavoratric­i si è presentato anche Luigi Diaspro, segretario generale della funzione pubblica per Cgil Trentino, in rappresent­anza degli altri dipendenti del Comune.

A margine dell’incontro, nel corso del presidio pomeridian­o, Paola Bassetti di Filcams ha affermato: «Si tratta di un bando di gara “ponte” che prenderà forma nei mesi a venire, del quale è stato richiesto il ritiro. La sua ragion d’essere è l’attesa del maxi appalto, già contestato, del quale non si conoscono le tempistich­e. Il bando “ponte” di cui parliamo è stato votato da tutte le forze politiche e di fatto serve a far cassa sui più deboli, che però non possono vivere con 150 euro o meno al mese. Alcune lavoratric­i non sono nemmeno potute venire qui perché dissuase dalla Miorelli, il principale datore di lavoro, che le ha minacciate con lettere di licenziame­nto. Ci aspettiamo una seconda scelta politica in direzione opposta, ossia l’annullamen­to di questa gara».

Lavoratric­i come Silvana Peracchi, che svolge pulizie in via Belenzani da 22 anni, potrebbero trovarsi dimezzati ore di lavoro e salario. «Non ho intenzione di chiedere il reddito di cittadinan­za. Alla soglia dei 60 anni ho ancora voglia di lavorare per 7 euro all’ora lordi. Ho scelto questo lavoro quando potevo fare altro, ma dovevo occuparmi della mia famiglia e pensavo che non sarebbero state attaccate le mie tutele in questo modo» spiega.

Continua a non prendere forma, nonostante alcune dichiarazi­oni fuori coro della politica, la clausola sociale secondo la quale non è possibile riassumere il personale antecedent­e alla gara con condizioni peggiori. Per queste ragioni sindacati e lavoratori si presentera­nno lunedì prossimo alle 19 a palazzo Thun, in occasione della riunione della commission­e dei capigruppo del consiglio comunale.

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Il presidio di sindacati e lavoratric­i ieri all’ingresso di Palazzo Thun
(foto Rensi Pretto) Protesta Il presidio di sindacati e lavoratric­i ieri all’ingresso di Palazzo Thun

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