Corriere del Trentino

La climber d’oro Laura Rogora, i «conti» tornano

La neocampion­essa torna in parete ad Arco, stasera nuova sfida tra i big del RockMaster

- Sassi

Prima per piacere, poi per dovere. Laura Rogora aveva iniziato a venire in Trentino in vacanza con la famiglia anni fa, scegliendo Pietramura­ta come domicilio abituale. Ora la scalatrice romana ha preso casa a Trento, dove con ogni probabilit­à seguirà il suo Dna: la neo campioness­a del mondo junior nella specialità lead (la vittoria, al Climbing Stadium di Arco, è di domenica scorsa) ha scelto matematica per il proprio corso di studi universita­rio. «È un’inclinazio­ne che eredito dai miei genitori, entrambi la insegnano» spiega l’atleta classe 2001.

Gli studi a Trento, il lavoro con le Fiamme Oro di Moena. Ormai il Trentino è davvero casa tua.

«Sì anche se quest’anno ho viaggiato molto per le gare. Come gruppo sportivo (Laura è entrata quest’anno nella polizia di stato, ndr) siamo un bel gruppo: oltre a me ci sono i fratelli Ghisolfi, Vettorata, Piccolruaz, Schenk. C’è una bella atmosfera anche se poi non lavoriamo così tanto insieme visti gli impegni sportivi di tutti».

L’anno scorso hai vinto il mondiale boulder, pochi giorni fa qua ad Arco la lead e nei blocchi sei di nuovo in finale. Un risultato nelle attese ma comunque molto prestigios­o.

«Sono contenta perché ho gestito bene la gara. La semifinale è stata forse più difficile della finale: già dalla partenza, che di solito è abbastanza scalabile e invece ha fatto selezione. La finale era più di resistenza e sono riuscita a esprimermi al meglio. Anche nel boulder le cose stanno andando bene ma gareggiare ad Arco per me significa avere anche più pressione addosso rispetto al solito. In fondo però un po’ di pressione mi fa rendere meglio. Serve la quantità giusta. E poi la soddisfazi­one di vincere qua è speciale».

In Giappone hai avuto la prima chance di qualificaz­ione alle Olimpiadi ma non hai preso il pass. Hai capito il perché?

«Per come è fatto il sistema di punteggio della combinata (che moltiplica i risultati delle tre specialità, ndr) non bastano tre piazzament­i medi, ma bisogna raggiunger­e almeno un risultato davvero buono. Devo fare meglio nella lead. Nei blocchi sono addirittur­a migliorata rispetto all’anno scorso ma è nella difficoltà che dovrò fare un risultato di rilievo a Tolosa».

Essere bravi in matematica in un certo senso sarà importante a Tokyo. Difficile trovare il giusto equilibrio?

«Bisogna trovare il mix che funziona. Puntare forte sui blocchi per esempio è molto rischioso, perché a seconda del tipo di tracciatur­a è facile fare un brutto risultato. Purtroppo basta sbagliare un problema che non hai capito, anche se sei ben allenato e in forma».

Come va con la speed? Ti stai allenando molto?

«Il passo importante l’ho fatto l’anno scorso: ero scesa da 13 a 11 secondi. Quest’anno ho tolto un altro secondo, ma sono lontana dalle migliori, la velocità non è proprio la mia specialità».

Nel Duello di questa sera essere allenati per la speed può essere un vantaggio?

«Dipenderà dalla tracciatur­a. Se la via sarà facile sì, altrimenti la velocità conterà poco».

Chi sono le avversarie più forti in vista dei Giochi?

«Come ci si poteva aspettare le giapponesi sono venute fuori, anche al femminile. Però non pensavo a un tale livello: in questa stagione sono arrivate tra le senior le atlete classe 2003 e sono davvero fortissime».

Il 2019 ti ha regalato anche belle soddisfazi­oni in falesia. Quali vie ti hanno appagato maggiormen­te?

«Entrambi i 9a che sono riuscita a scalare sono stati dei risultati importanti. A gennaio ho salito subito Esclatamas­ters. Non era pianificat­o, non dovevo nemmeno andare a Perles. Invece su Rèvelle-toi avevo già fatto una trentina di giri, era un progetto a cui lavoravo da un po’. È una via che presenta una variante d’uscita più difficile rispetto all’8c originale. L’avevo dovuta lasciare da parte perché si era bagnata in inverno, due anni fa. Questa volta sono uscita bene sul tetto: lo strapiombo non è il mio forte; in questo caso però si trattava soprattutt­o di avere resistenza dopo 30 metri di scalata (Laura ha liberato la via, che nessuno precedente­mente era riuscito a scalare interament­e, ndr)».

Equilibrio ottimale

Bisogna trovare il mix giusto Puntare forte sui blocchi per esempio è molto rischioso

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Laura Rogora è campioness­a mondiale junior nella specialità lead Anche stasera è ad Arco
Talento Laura Rogora è campioness­a mondiale junior nella specialità lead Anche stasera è ad Arco

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