Pd-M5s, il grillino Marini frena sugli accordi locali «Devono essere valutati»
Il grillino benedice l’accordo romano: serve stabilità
A livello nazionale si dice d’accordo con la decisione di stringere un’intesa con il Pd. Pur non facendo i salti di gioia: «Non ero felice di governare con la Lega e non lo sono di stare con il Pd. Non per questo però non voglio assumermi la responsabilità di governare». Ma il consigliere provinciale del Movimento 5 Stelle Alex Marini mette in guardia a livello locale. Evitando parallelismi: «Non è un via libera tout court ad apparentamenti in vista delle Comunali del 2020. Ogni possibile intesa deve essere preventivamente valutata».
Marini, in queste ore, segue attentamente le fasi della formazione del governo Conte bis (un percorso che ieri si è complicato per le mosse di Luigi Di Maio). E si mostra fiducioso. «Si dovranno discutere — dice — le priorità. È chiaro che Pd e M5s non saranno d’accordo su tutto». Il punto di partenza è evidente: «Al Paese serve stabilità. Il Movimento ha più di un terzo dei parlamentari e quindi ha il dovere di fare uno sforzo per trovare una maggioranza. Chi ci ha votato a marzo 2018 lo ha fatto sulla base di un programma di cinque anni. Sarebbe autolesionista assecondare i bisogni di Matteo Salvini, andando al voto, dopo che il leader della Lega ha fatto campagna elettorale per 14 mesi. Sarebbe una decisione priva di logica».
Che la formazione del Conte bis non sia però un passaggio semplice è altrettanto evidente. «I tempi sono stretti, non è facile scrivere un contratto in così pochi giorni. E sulla base dei punti programmatici, poi, verranno definiti i ministeri» detta la scaletta Marini. Che invita al dialogo. «Ci sono — sottolinea — due modi di fare politica. Il primo è farlo in funzione di un nemico, criticando l’avversario continuamente. Il secondo è individuare terreni comuni, dei punti luminosi, al netto delle divisioni ideologiche». Inutile dire quale sia la linea seguita da Marini: «Io preferisco la seconda modalità». Con una precisazione: «Se dall’opposizione, poi, arriveranno delle proposte che potranno essere sostenute, lo faremo».
Ma se l’accordo Pd-5 Stelle a livello nazionale può andare avanti, non è automatico — avverte Marini — che questo avvenga anche a livello locale: una posizione, questa, che si allontana da quella del capogruppo provinciale pentastellato Filippo Degasperi («Sarebbe surreale ricevere lezioni di ortodossia» aveva detto Degasperi). «La crisi di governo — è la riflessione di Marini — non l’ha voluta il Movimento 5 Stelle. Ma non significa che a partire dalla situazione nazionale, voluta da Salvini, ora si debbano applicare indiscriminatamente anche a livello locale gli accordi stretti a livello nazionale». Un ragionamento che poggia, secondo il consigliere, sull’azione avviata da Di Maio. «Nella primavera di quest’anno — ricorda Marini — il Movimento aveva iniziato a mettere in campo un processo di riorganizzazione. Di Maio aveva ascoltato i militanti in diversi incontri sul territorio, raccogliendo idee anche online». Un processo che si è interrotto a causa della crisi di governo. «Ma da quel passaggio era emerso che gli apparentamenti dovranno essere valutati preventivamente».
E sempre a livello locale, Marini fa capire di non aver gradito la richiesta di Degasperi di una conferenza di informazione sui punti nascita. «Non ne sapevo nulla. In questa fase credo sarebbe stato più opportuno alimentare la fiducia rispetto all’incertezza. Farò il possibile per portare alla conferenza qualcuno del comitato nazionale».