Allarme asili. «Poche maestre»
Palazzo Thun preoccupato: «Sempre più difficile trovarle». E le supplenze sono a rischio
«Il reclutamento di educatori e insegnanti per le scuole dell’infanzia è sempre più difficoltoso». A lanciare l’allarme è l’assessora del Comune di Trento Chiara Maule, che si mostra preoccupata. E guarda avanti: «Va restituto agli educatori un ruolo centrale».
L’assessora Maule: «Disponibili a cambiare i requisiti d’accesso»
TRENTO A sollevare il tema è l’assessora con delega per la programmazione dei servizi scolastici del Comune di Trento Chiara Maule: «Il reclutamento di educatori e insegnanti per le scuole dell’infanzia è sempre più difficoltoso: la situazione comincia a essere preoccupante, soprattutto guardando al futuro». Che fare, dunque? «Restituire agli educatori il ruolo centrale che rivestono nell’educazione dei bambini — sostiene l’assessora — e affrontare la questione dei requisiti d’accesso alla professione: da parte nostra l’apertura al dialogo con la Provincia è massima».
Per diventare educatore (ma forse sarebbe più corretto declinare il termine al femminile essendo la professione svolta quasi esclusivamente da donne) nei nidi d’infanzia e nei servizi integrativi al nido, infatti, occorre avere un diploma di laurea in ambito pedagogico/educativo (scienze dell’educazione e della formazione, scienze pedagogiche, scienze della formazione primaria o programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi) e aver svolto un tirocinio a gestione universitaria presso un nido d’infanzia, mentre prima del 2015 erano richiesti altri requisiti e titoli di studio, ad esempio il corso professionalizzante «Babylife», ora non più attivo. «Richiedere questi requisiti è sicuramente positivo, perché significa aumentare la qualità delle educatrici presenti nei nidi d’infanzia — osserva Maule — ma dobbiamo chiederci se essendo così stringenti non limitino la possibilità di poter esercitare la professione in maniera pratica».
Il Comune di Trento si occupa direttamente dell’assunzione di educatori, operatori d’appoggio per le pulizie e cuochi specializzati negli asili nido: sul territorio comunale ne insistono 21, 7 a gestione diretta da parte di Palazzo Thun e 14 a gestione indiretta. Sono stati appena stanziati quasi 1,5 milioni di euro per l’assunzione di personale a tempo determinato per il prossimo anno scolastico. Non solo, il Comune di Trento deve garantire anche l’organico del Centro genitori-bambini e del servizio integrativo a fasce orarie Spazio gioco «Giocastello». Per quanto riguarda le scuole dell’infanzia, deve assicurare invece il fabbisogno del personale per il servizio di pulizia e di ristorazione.
«Circa un anno e mezzo fa abbiamo indetto un concorso perché le graduatorie si stavano esaurendo e sapevamo che si sarebbero liberati dei posti in seguito a pensionamenti — aggiunge Maule — a oggi abbiamo effettuato 7 nuove assunzioni di educatrici a tempo indeterminato e poi partiranno quelle a tempo determinato». Ma più passa il tempo e più le cose si fanno complicate: «Man mano che l’anno scolastico si avvia, la durata delle supplenze si riduce e da gennaio in poi negli ultimi due o tre anni registriamo sempre meno disponibilità a entrare in servizio: i supplenti non li troviamo — lamenta l’assessora — pur disponendo di strutture molto belle e in numero adeguato per rispondere alle esigenze delle famiglie, con un riscontro sempre positivo sul fronte educativo e standard qualitativi elevati, ho registrato nell’ultimo periodo una fatica da parte delle educatrici a poter essere sempre al meglio in una condizione di presenza fisica che nel tempo sta costantemente diminuendo».
Il Comune di Trento finora ha sempre garantito il servizio, ma «facendo i salti mortali»: «Non si può sempre chiedere alle educatrici in servizio di tappare i buchi, è una questione di sistema».
Nei mesi scorsi Comune e Provincia sono seduti più volte attorno a un tavolo per affrontare la questione. Come mai nessuno vuole più fare questo lavoro? La risposta è un prisma a più sfaccettature: «C’è sicuramente un problema di riconoscimento sociale della professione, che sta venendo meno — riflette Maule — a questo si accompagna un’evoluzione sempre più onerosa del lavoro: a un’educatrice non è chiesta solo la gestione dei bambini, ma sempre più anche una capacità di relazione, sostegno e accompagnamento alle famiglie
nel percorso educativo». Secondo Maule «bisognerebbe cominciare a riconoscere agli educatori la centralità del loro ruolo in un contesto di reti familiari sempre più sottili e del moltiplicarsi delle figure con cui ci si deve interfacciare. Una riflessione sui requisiti d’accesso, inoltre, andrebbe sicuramente fatta».
Il problema riguarda anche le scuole dell’infanzia, la cui gestione è in capo alla Provincia: l’anno scolastico inizia lunedì e per il personale insegnante sono state assegnate 2.079 unità, a tempo pieno e a orario ridotto (1.258 fanno capo alle scuole equiparate e 821 alle scuole provinciali). I bambini iscritti per l’anno scolastico 2019/2020 sono 14.020: 8.729 frequenteranno le scuole equiparate e 5.291 le scuole provinciali. Le iscrizioni rispetto lo scorso anno evidenziano una flessione pari al 2,83%. Secondo i dati dell’Ufficio infanzia della Provincia, infine, sono 94 i nidi sul territorio per un totale di 3.716 posti disponibili (di cui circa 1.150 a Trento).