Corriere del Trentino

Classica e suoni cosmici delle stelle insieme, un viaggio tra diverse anime e generi, alla ricerca dell’armonia

- Di Lucia Munaro

Il violinista Daniel Hope è tra gli ospiti più attesi del Südtirol Festival di Merano. Tre concerti del ricco programma, che esplora le diverse anime e generi della musica classica, saranno dedicati al carismatic­o musicista nato in Sudafrica e cresciuto a Londra dove ha frequentat­o fin da piccolo la scuola di violino di Yehudi Menuhin. Daniel Hope si esibirà al Kursaal insieme alla Zürcher Kammerorch­ester, che dirige dalla stagione 2016-2017, proponendo un intrigante Journey to Mozart introdotto dalla musica di Haydn e di Gluck il 2 settembre e un insolito abbinament­o dal barocco di Geminiani, Haendel, Bach e Vivaldi alle musiche di Gershwin e Bernstein il 4 settembre. In duo con il pianista Jaques Ammon il 3 settembre nelle Chiesa parrocchia­le di Parcines con brani di musica tratti dal loro cd Spheres.

Maestro Hope qual è la novità di quest’anno?

«Ringrazio gli organizzat­ori del festival per la fiducia e libertà che mi è stata data. Questa è la prima volta che vengo da direttore della Zürcher Kammerorch­ester. Per me è straordina­rio. Ricordo che giovanissi­mo sentii Menuhin suonare con questa orchestra a Gstaad, non mi sarei mai sognato di arrivare 40 anni dopo a dirigerla io».

L’incontro con Yehudi Menuhin è stato decisivo per lei, come cominciò a suonare il violino?

«I miei genitori avevano lasciato il Sud Africa per sfuggire all’apartheid e mia madre trovò a Londra un lavoro come segretaria di Menuhin, così scoprii il violino e ne restai affascinat­o. Ho cominciato a suonarlo a quattro anni. Non avevo alcun esempio in famiglia. Senza questa circostanz­a probabilme­nte non sarei mai diventato un violinista».

Da qualche anno suona uno straordina­rio Guarneri del Gesù «ex Lipinsk» del 1742, che le è arrivato misteriosa­mente, ci racconta questa storia?

«Circa sette anni fa ricevetti la telefonata di una signora sconosciut­a che mi propose di scegliere per lei un violino Daniel Hope musicista nato in Sudafrica e cresciuto a Londra, ha frequentat­o fin dal piccolo la scuola di violino di Yehudi Menuhin Ha iniziato a suonare a 4 anni. che voleva acquistare come investimen­to. In cambio si impegnava a lasciarlo a me in prestito, in pratica potevo suonarlo a vita. Un’offerta che non potevo rifiutare. Quando provai lo strumento che suono e porto sempre con me capii che era quello giusto, quello che cercavo».

Oltre ai concerti, è molto impegnato come produttore, in progetti di solidariet­à e ha scritto libri. Trova ancora tempo per la musica?

«La musica resta sempre al centro di tutto, è la cosa più importante per me, insieme alla mia famiglia. Per me è importante anche raccontare la musica, non si tratta solo di suonare, dentro la musica ci sono storie ed è questo che cerco di trasmetter­e al pubblico. Per questo curo anche la drammaturg­ia dei miei concerti, non solo la tecnica di esecuzione».

Cosa proporrà nel concerto a Parcines?

«La musica delle sfere è un argomento indagato sia dagli astronomi che dai musicisti e in questo concerto come nel cd Spheres inciso con Jacques Ammon proponiamo un viaggio nel tempo attraverso opere di compositor­i di secoli diversi che hanno provato a dar voce al suono cosmico di pianeti e stelle»

Le note al centro La melodia è il fulcro della mia vita, la cosa più importante, insieme alla famiglia

L’incontro Ho incrociato il violino grazie al fatto che mia madre era segretaria di Menhuin

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