Corriere del Trentino

Marangoni e Cartiere, fase critica

Mese decisivo per le due aziende. La Vis pronta a cedere Casa Girelli e Cesarini Sforza

- Orfano

Alla Marangoni a fine mese finisce il contratto di solidariet­à, attivato per far fronte alla necessità di 35 esuberi: non è chiaro cosa succederà. Le Cartiere del Garda stanno rinnovando l’integrativ­o, ma pesa l’incertezza sul gruppo Lecta alle prese con una ristruttur­azione finanziari­a. Queste le due questioni più spinose della ripresa autunnale, mentre entro la fine dell’anno La Vis dovrebbe cedere a Cavit Casa Girelli e Cesarini Sforza, senza toccare l’occupazion­e.

TRENTO Inizia settembre e in Trentino la partita aperta più spinosa è ancora Marangoni, con il contratto di solidariet­à che scade fra un mese. A ciò si aggiunge la questione Cartiere del Garda, all’interno di un gruppo Lecta costretto a una ristruttur­azione del debito. Per i sindacati sul tavolo ci sono molte altre questioni, come lo scenario internazio­nale, il nuovo governo nazionale e le scelte della giunta Fugatti.

A Rovereto non è ancora chiaro l’assetto definitivo che raggiunger­à Marangoni, alle prese con l’alleanza con i brasiliani di Vipal Borrachas. A fine settembre scadono i sei mesi di contratto di solidariet­à per 35 esuberi, a quel punto si dovrà decidere che strada intraprend­ere, visto che il bilancio 2018 ha chiuso con una perdita da 9,3 milioni.

Se il settore pneumatici soffre da tempo, anche quello della carta vive una congiuntur­a difficile. Ne parla Lorenzo Pomini, segretario generale Cisl, che ha seguito il comparto da vicino: «Il fondo di investimen­to che controlla Cartiere del Garda può essere solo speculativ­o o può mantenere in piedi bene l’attività. È da vedere. Ora ci sono magazzini pieni e un mercato che non tira, mentre già in passato i lavoratori hanno sacrificat­o una parte importante del salario per mantenere integra l’occupazion­e. Si sta discutendo di recuperare qualcosa riformulan­do il contratto integrativ­o. Certo, le ultime notizie preoccupan­o». «Il problema — aggiunge — è che il settore carta non riesce a far margini e le Cartiere stanno in piedi grazie all’investimen­to fatto in passato sulla centrale di cogenerazi­one».

Alzando lo sguardo Pomini ricorda il dato di qualche giorno fa: nei primi 5 mesi dell’anno il saldo occupazion­ale è stato negativo per 1.500 unità. «La situazione è schizori». frenica: da una parte c’è un calo occupazion­ale, dall’altra, in particolar­e nel turismo, non si trova personale. Occorre trovare delle soluzioni per avvicinare le scuole profession­ali al mondo del lavoro e inoltre gli imprendito­ri devono pagare di più: in Trentino il costo della vita è più alto».

I 1500 posti in meno per Franco Ianeselli, segretario Cgil, sono un segnale di rallentame­nto, che magari non riguarda nello specifico un’azienda, ma più in generale interi comparti: «Lo stop al sistema dell’accoglienz­a ha tolto il lavoro a 200 persone. Il rinnovo del contratto delle coop sociali, con relativi aumenti salariali, manca ancora dell’adeguament­o provincial­e, sicché per 4-5000 persone mancano all’appello 6-7 milioni di euro». Per non parlare della spinosa questione degli appalti dei servizi, «la filiera è fuori controllo, basti pensare a Università, Provincia e Comune di Trento». Anche per Walter Alotti, segretario Uil, «l’accoglienz­a e gli appalti dei servizi nella pubblica amministra­zione sono i problemi più grossi. Qui si tolgono ore di lavoro, generando un vero impoverime­nto dei lavorato

Trentino Le aziende rallentano, da valutare se la tendenza si consolider­à

Il ricorso al massimo ribasso è sempre dannoso per i sindacati, ma guardano alle altre mosse della giunta Fugatti in materia di appalti, Alotti vede bene la maggiore autonomia delle amministra­zioni comunali rispetto all’Apac, alla centrale unica provincial­e, nella direzione di un auspicato snelliment­o delle procedure.

I sindacati infine guardano allo scenario politico: «Ci sarà un nuovo governo o si andrà a elezioni? Da vedere poi se il nuovo esecutivo riuscirà a mettere in atto politiche attive — dice Pomini — Parliamo tanto della Germania che rallenta, ma loro hanno messo sul piatto 50 miliardi per un rilancio, mentre in Italia temiamo l’arrivo di 23 miliardi di aumento Iva. Così non andiamo da nessuna parte». La situazione nazionale infatti incide sempre di più sullo stato di salute del Trentino. «Siamo in un Paese a crescita zero — ricorda Ianeselli — e ci sono altri segnali preoccupan­ti, come la Germania che rallenta, la Brexit che incombe e le guerre doganali». Questioni a cui si aggiungono i temi sempre scottanti «del credito alle imprese e dei redditi dipendenti», come ricorda Alotti.

Pomini Alle Cartiere i dipendenti hanno già fatto sacrifici, è ora di recuperare

Alotti La questione appalti è spinosa, bene la maggiore autonomia dall’Apac

Ianeselli Germania che rallenta, Brexit e guerra doganale non fanno stare tranquilli

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In bilico Cartiere del Garda fanno parte del gruppo Lecta, che nei giorni scorsi ha annunciato una ristruttur­azione del debito. La semestrale a livello di gruppo ha chiuso con 12 milioni di perdita, il fatturato si contrae
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