Corriere del Trentino

Detassis, passione cinema «Una carriera al femminile»

Piera Detassis, film e divi Da Trento a Hollywood, ascesa, carriera e progetti

- D’Ascenzo

considerat­a la signora del cinema italiano. Per 22 anni ha diretto Ciak, il mensile di cinema che ha lasciato a maggio con un editoriale in cui prometteva si sarebbe occupata della settima arte «in altri luoghi, in altri mondi». Piera Detassis, classe 1953, di Trento, in questi giorni è alla Mostra d’Arte Cinematogr­afica di Venezia e torna a raccontare del cinema «e delle sue mutazioni».

Presidente e direttore artistico della Fondazione Accademia del Cinema, da maggio Detassis è editor at large cinema e entertainm­ent per il settimanal­e femminile Elle. E proprio con Elle è alla Mostra del Cinema di Venezia per lanciare un nuovo «Daily» della Mostra, accanto a quello di Ciak, che ha firmato per tanti anni.

Detassis, dopo 22 anni e un prodotto iconico e identitari­o come «Ciak» ci si può reinventar­e e fare qualcosa di nuovo nel giornalism­o?

«Sono quelle sorprese belle della vita che non ci si aspetta. Il caso mette insieme necessità e proposte ed è nato questo passaggio in un mondo diverso: dal mensile di tutto cinema specializz­ato, al femminile. Mi è sempre piaciuto raccontare storie, coniugare anche l’aspetto specialist­ico con quello del racconto. La scommessa è raccontare il cinema e l’entertainm­ent in un settimanal­e che fa già questo nel mondo della moda. Il pensiero di essere ora a Venezia con un Daily di Elle mi sembra quasi una follia».

Una follia e un groviglio di emozioni…

«Credo di aver dato un’identità a quel giornale e allo stesso tempo era un’identità mia. Allo stesso tempo è bello portare questo patrimonio in un’altra avventura e in un mondo che può sembrare distante dal tuo. È anche un segnale per tutti che quello che costruisci se lo costruisci col lavoro a testa bassa poi è riconosciu­to. E una carriera femminile così lo sappiamo tutti che è molto faticosa».

A proposito di donne. C’è stato molto dibattito alla Mostra del Cinema di Venezia sulla presenza di Roman Polanski in concorso.

«Rimango convinta che Polanski sia un grande autore. Io ho fatto parecchie cose con lui, un viaggio sul set di Luna di fiele e continuo a considerar­lo uno dei più grandi gentiluomi­ni che abbia conosciuto. Quello che rimane di attualità è che questo momento anche così violento contro i maschi nasce dalla disparità e dalla disuguagli­anza».

Le è successo di sentirsi sminuita o penalizzat­a perché donna?

«Mi è successo di scendere dal palco del David dopo aver fatto il mio discorso sulle donne e un autorevole esponente e pure un amico mi ha detto: “Sì, però, ti consiglier­ei di non parlare più di donne perché è molto noioso”. Allora, per me questo è un insulto, ma purtroppo è il pensiero reale. Lottare per avere lo stesso trattament­o, adesso è diventato noioso».

Quindi è a favore delle quote rosa nel cinema come nel giornalism­o e in qualsiasi altro ambito profession­ale?

«Certamente finché non si riequilibr­a la decisional­ità non si riequilibr­ano i numeri. Col David ho fatto una cosa sull’equilibrio di genere, ma non riesco a riequilibr­are i votanti perché è squilibrat­o in partenza. È un lavoro difficile ma va fatto. Nel momento in cui metti un numero di donne nei ruoli decisional­i ti rendi conto che cambia il rapporto fuori. A quel punto sarà comunque il mercato e il talento a decidere, ma almeno si parte da un equilibrio, cosa che oggi è impossibil­e».

I suoi legami con il Trentino?

«Mia sorella, che vive a Trento e alla quale sono legatissim­a e tutti i ricordi d’infanzia. Mia sorella vive nel cuore della città. Poi ci sono i miei amici con i quali sono stata all’Università negli anni ’70. Ci torno spesso a Trento: se mettessero più diretti sarebbe bello».

Come vede oggi Trento?

«Me ne sono andata negli anni in cui bisognava andarsene per studiare storia del cinema. Non avrei potuto fare quello che ho fatto da Trento. Oggi tutti me la raccontano come una meraviglia».

Com’erano gli anni in cui ha vissuto lei a Trento?

«Sono stati anni della grande spaccatura: da una parte facevamo le scale sante in ginocchio, facevo il Corpus Domini con le ali d’angelo, buttavo i petali, c’era questo mondo qua. Mi ricordo che il catechismo ci metteva il timbro con le scene dell’Antico Testamento se eravamo stati bravi, mi ricordo che c’era ancora il culto di San Simonino, la graticola con le fiamme di carta, il bambino bruciato dagli ebrei. C’era quel mondo lì e poi l’esplosione dell’altro mondo: il ’66, l’alluvione, gli angeli del fango, Sociologia la prima occupazion­e e noi che scappavamo di casa per andare la sera nelle prime comuni: scandalo, disastro, pianti in casa, urla e disperazio­ne. E poi siamo andati tutti all’Università».

Come è entrato il cinema nella sua vita?

«A Trento c’erano i fratelli Casetti. Ora Francesco Casetti insegna Cinema a Yale, è uno dei più grandi teorici del cinema e loro facevano i cineforum. Tutto è nato a Trento».

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In alto, Piera Detassis. Sul red carpet del Lido di Venezia il divo Vincent Cassel e Tina Kunakey
(Foto Pattaro) Mostra del Cinema di Venezia In alto, Piera Detassis. Sul red carpet del Lido di Venezia il divo Vincent Cassel e Tina Kunakey

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