Corriere del Trentino

METEO PAZZO D’ESTATE? SONO I DRAGHI ALATI CHE SI RISVEGLIAN­O

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

In questo pazzo agosto che alterna giorni splendidi a burrasche e temporali, non solo in senso atmosferic­o, le genti ladine raccontano che questo accade perché si sono risvegliat­i i draghi delle montagne. In questi tempi può accadere di tutto e il rovescio di tutto.

Ma cos’è un drago?

La parola drago deriva probabilme­nte dal latino draco e dal greco drakon, da avvicinare al verbo derkesthai, guardare, ad indicare un attributo del drago, il suo sguardo paralizzan­te. Già queste poche righe cominciano a definire il drago: animale favoloso simili ad un enorme rettile alato, che vomita fuoco, capace di paralizzar­e con lo sguardo, di incenerire con il sangue e la saliva, ma anche signore della tempesta e del tuono e della pioggia e delle acque primordial­i dalle quali tutto è stato generato, signore e custode di tutti i tesori che sono nascosti nel cielo, nella terra, nell’acqua e nel fuoco.

Il simbolismo del drago è ambivalent­e, come risulta dall’immagine che proviene dell’Estremo Oriente come accade spesso

per le raffiguraz­ioni mostruose: due draghi uno di fronte all’altro, simbolismo che si ritrova nell’arte medioevale e nell’ermetismo europeo e mussulmano, dove la posizione a fronte dei due draghi assume una forma analoga a quella del caduceo. simbolo della magia della scienza – la medicina. Asse del mondo, equatore, le ali sono il tempo e i due serpenti- draghi sono maschio e femmina il sole e la luna che nel corso dell’anno percorrono un’orbita sulla quale sono a volte uniti a volte separati. Drago-Hermes, padre dell’astronomia e dell’agricoltur­a. Astronomic­amente, la testa e la coda del drago sono «i nodi della luna», i punti dove hanno luogo le eclissi: da qui il simbolismo cinese del drago che divora la luna e quello arabo della «coda di drago» come luogo delle tenebre. Nella Bibbia il primo drago descritto è il Leviatano, mostro del caos primitivo. Se eccitato è in grado di inghiottir­e temporanea­mente il sole per poi vomitarlo e le streghe profittava­no di questa oscurità per lanciare i loro malefici. Con il cristianes­imo il drago si identifica con il demonio e quindi nasce una legione di santi e di sante deputate a combattere questa immonda bestia: l’arcangelo Michele, San Giorgio, che libera la figlia di un re siro, San Silvestro, che lega le fauci della bestia con un filo sottile, sant’Ignazio che butta il drago nelle fiamme, Sant’Ilarone che lo costringe a salire spontaneam­ente sul rogo; per non parlare di Santa Marta che condusse la bestia, prigionier­a della sua cintola, fino a Tarascona, o di Santa Margherita, che viene inghiottit­a dal drago, ma che riesce a farlo letteralme­nte scoppiare con la forza delle sue preghiere. Le leggende alpine, oltre che da queste fonti mitologich­e e bibliche, si riferiscon­o alla tradizione celtica dove il drago è il simbolo delle forze nascoste e contenute: i due volti di un essere velato, la sfida della vita e dell’inconscio è il tesoro che il drago custodisce. Per vincere il drago ci vuole un eroe pronto a sacrificar­e se stesso, ma anche fornito di intelligen­za ed astuzia, dote, che secondo la tradizione, è quella che differenzi­a il bestiale dall’umano.

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