Corriere del Trentino

UNA SFIDA INFINITA

- Di Maurizio Fondriest

Il risultato finale della classifica dell’«Indice di sportività», che ha consegnato il primato al Trentino, è motivo di grande orgoglio per noi sportivi. È il quinto scudetto per la provincia di Trento e questo dimostra e conferma quanto lo sport sia importante non solo da un punto di vista agonistico, ma anche sociale.

Nel mio campo, il ciclismo, abbiamo goduto del traino di grandi campioni a partire da Francesco Moser, nelle generazion­i successive sono arrivato io e dopo di me Gilberto Simoni. Ancora oggi abbiamo ciclisti di talento sopraffino come Matteo Trentin, Gianni Moscon, Daniel Oss, Cesare Benedetti e Nicola Conci.

Analizzand­o ancora i dati, emerge che abbiamo la percentual­e più alta di profession­isti in confronto al numero di tesserati e il Trentino avanza con passo spedito in altre discipline che hanno una storia più giovane rispetto al ciclismo: penso a volley e basket. Negli ultimi vent’anni la pallavolo ha raggiunto livelli di eccellenza nel panorama sportivo nazionale e internazio­nale dove ha mietuto successi di prestigio. Non dimentichi­amoci poi dello sci di fondo e della mountain bike, discipline che non hanno forse il risalto mediatico di altri sport, ma che hanno contribuit­o alla grandezza del nostro territorio.

La val di Sole, peraltro, ha ospitato la Coppa del mondo di mountain bike e si sta ritagliand­o un ruolo di primo piano nella sua pratica, attirando migliaia di appassiona­ti.

Si sta lavorando bene, è innegabile, e molti risultati sono stati acquisiti. Ma questo non deve indurci a commettere errori di sottovalut­azione o strategici perché molti obiettivi devono ancora essere raggiunti. In primis, la politica deve dimostrare di non essere miope. Lo sport

significa salute, ma anche economia e turismo. L’Italia è meraviglio­sa a 360 gradi, ogni regione ha le sue peculiarit­à ed eccellenze, noi sfruttiamo alcune vocazioni offerte del territorio come lo sci. Il Trentino sta lavorando nella promozione e anche nelle infrastrut­ture. Sono state realizzate numerose piste ciclabili, ma non bastano. Bisogna investire di più e aprire una riflession­e sulle strade secondarie: possono essere appetibili per i cicloamato­ri, però non sono segnalate correttame­nte. I turisti cercano divertimen­to e sicurezza. Abbiamo bisogno di una politica attiva e lungimiran­te. La scusa della carenza di risorse non è più attuale e neppure accettabil­e perché investire soldi nello sport significa abbattere i costi sociali.

Ho sempre trasmesso ai miei figli l’amore per lo sport, ho insegnato loro l’importanza della disciplina. Mia figlia maggiore, Maria Vittoria, era una pallavolis­ta; la seconda, Carlotta, ha praticato il pattinaggi­o e ora si sta appassiona­ndo anche al ciclismo, poi c’è Lorenzo che è dedito a sci e mountain bike. Proprio in questi giorni stiamo compiendo insieme la Ciclovia Alpe Adria, tour organizzat­o dalla Gazzetta dello Sport. Lo sport ci offre la possibilit­à di creare una società migliore.

Un tempo, quando ero piccolo, la strada aveva un ruolo sportivo e sociale. Ora i ragazzi sono davanti a un bivio: studiano e fanno sport oppure studiano e giocano alla Playstatio­n. Per non parlare dei rischi dell’alcol e delle droghe. Per questo, ribadisco, investire nello sport significa investire in una società sana e nel futuro delle nuove generazion­i. La politica non sottovalut­i questo tema perché le sfide sono infinite.

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