Case di riposo senza profughi No degli operatori a Fugatti
Parolari (Upipa): il problema è la pelle? Odorizzi (Consolida): non capisco la ragione
Levata di scudi degli operatori delle case di riposo e quelli nell’accoglienza all’annuncio del governatore Fugatti allo stop del servizio di volontariato dei profughi nelle case di riposo. Per la presidente dell’Upipa, Parolari, sono altri i problemi per le rsa.
Un coro di no dal mondo degli operatori nell’accoglienza e dalle case di riposo all’annuncio di Maurizio Fugatti, dalla festa della Lega di sabato a Pinzolo, di togliere i profughi nelle attività ricreative e di accompagnamento nelle Rsa. Un progetto nato tre anni fa dalla collaborazione tra cooperative sociali e case di riposo. Una decisione che non avrebbe motivazioni precise se non la richiesta di una simpatizzante al governatore. Tra le reazioni contrarie quelle dei principali attori del servizio agli anziani e degli operatori sociali. Tutti concordi nel condannare la decisione. E i toni.
Per Francesca Parolari, presidente dell’Upipa (Unione provinciale istituzioni per l’assistenza) si tratta di «uscite agostane» e richiama la politica «alle vere emergenze» da affrontare: carenza di personale
Il servizio
È nato tre anni fa dalla volontà delle residenze assistenziali e dalle cooperative sociali
specializzato, domande sempre crescenti di ammissione spesso inevase, aumento dei costi. E promuove l’esperienza: «Sono progetti partiti in alcune case di riposo che hanno sempre dato esiti positivi, con persone volontarie ospitate a titolo gratuito quale supporto alle attività creative e per facilitare la loro integrazione nella comunità: non abbiamo mai avuto segnalazioni, mai registrato un rifiuto o problema per la loro presenza. Togliere il servizio mi sembra un impoverimento per tutti, spero rimanga un servizio aperto al territorio». E poi il dato economico e dell’offerta: «Se vanno via loro si deve investire in risorse o in altri volontari». E l’annotazione: «Abbiamo anche operatori e medici di colore, spero non sia questo il problema».
Sulla stessa linea Renzo Dori, che si dice «dispiaciuto» della posizione di Fugatti: «Era un servizio partito tre anni fa con risultati positivi, organizzato con compiti precisi e l’ausilio di un tutor nel servizio di animazione — spiega il presidente dell’associazione Alzheimer e già vice presidente della Rsa di Povo — rivolto a persone che non necessitavano di competenze particolari, impiegate in attività ricreative, e per impiegare questi ragazzi giovani con la possibilità di socializzare con altre persone». Sottolineando il dato positivo del progetto: «La preoccupazione che il colore della pelle ponesse problemi agli anziani risultò invece assolutamente inesistente: non arrivò alcuna controindicazione dagli anziani nell’approcciarsi con loro». E rilancia: «Anziché toglierlo, servirebbe un progetto con un’organizzazione più complessiva: sono giovani e sani, che possono entrare in un circolo virtuoso nei servizi alla persona anche più in generale; inoltre in molti hanno trovato uno scopo e gli ospiti ricordavano loro i nonni o i genitori lasciati a casa. Sono una risorsa».
«Stupito e dispiaciuto» infine Michele Odorizzi, presidente della cooperativa sociale Kaleidoscopio: «Non si capisce la ragione di questa decisione». E riferendosi al passaggio di Fugatti sulla simpatizzante che sabato lo avrebbe ringraziato perché non ci sono più richiedenti asilo nelle Rsa dopo l’arrivo della Lega, si chiede: «Perché continuare ancora con questa idea di contrapposizione, recuperare questo linguaggio così forte? Parliamo di un numero sempre più ridotto di persone, che non sono più neanche integrate, ormai, ma accompagnate in percorsi di convivenza: non capisco la ragione». Inoltre, «se si tratta di un caso, può capitare, ma noi di Kaleidoscopio e altre cooperative sociali non abbiamo mai riscontrato problemi, certo servirebbe capire meglio, ma non bisogna generalizzare». E conclude: «Quando le fragilità si incontrano e nascono esiti inediti e spesso positivi».