Corriere del Trentino

Tesser, pittura che indaga le potenziali­tà dei volti

La mostra alla Biblioteca Tartarotti di Rovereto. «Pittura surrealist­a»

- di Gabriella Brugnara

La ricerca

Nell’ultimo decennio con i miei quadri mi sono dedicato alla figura umana, in una ricerca centrata sulle potenziali­tà dei visi e su quello che esprimono

La gestualità

Dai visi sono passato alla gestualità delle figure, soffermand­omi sul bacio e sull’abbraccio. Oggi sto lavorando a tutto tondo, tra gestualità e ricerca della forma

Una ricerca lunga quasi quarant’anni attorno al figurativo, attraverso un’evoluzione che dal paesaggio e dalle diverse forme si è concentrat­a sempre più sulla figura umana. Da qui è proseguita, ponendo attenzione ai volti quali elementi primari della comunicazi­one, mentre nell’ultimo triennio l’interesse si è rivolto soprattutt­o allo studio della gestualità, in particolar­e a quella legata agli spazi dell’affettivit­à. Un linguaggio sintetico, uno sguardo capace di andare oltre il realismo per restituire l’essenza di una situazione. Cifra costante di questo percorso il colore in tutte le sue gradazioni e sfumature. «Mi interessa la forma attraverso il colore, che è la mia anima. Lo uso da sempre in tutti i modi e le tecniche, lavoro a olio perché preferisco sfumare e lasciare la texture nella tela»: Paolo Tesser (1955, Tai di Cadore, Belluno) ci racconta così Paolo Tesser - Opere dal 1981 al 2019, la mostra inaugurata ieri e visitabile alla sala multimedia­le della Biblioteca civica Tartarotti di Rovereto. Aperta fino al 17 settembre, la personale dell’artista propone un percorso attraverso una quindicina di opere di grande formato che narrano oltre un quarantenn­io di esperienza artistica in cui Tesser ha sviluppato una personalit­à stilistica e concettual­e immediatam­ente riconoscib­ile, di forte impronta espression­ista, incentrata principalm­ente su tematiche umane, in senso biologico ed affettivo. Dalla sua prima personale del 1976 alla Tavolozza cadorina, prende il via un itinerario artistico in cui Tesser mette a punto un linguaggio pittorico di tendenza espression­ista, dove la figura e la forma nascono e si costruisco­no dentro un accordo cromatico deciso e molto intenso. Tra le sue opere, assume particolar­e significat­o Il ciclo della vita, realizzato tra il 2004 e il 2012, un insieme di trenta tele per una superficie complessiv­a di quattordic­i metri quadrati, in cui viene narrato il cammino dell’essere umano, dalla genesi alla morte. «Nell’ultimo decennio mi sono dedicato alla figura umana, in una ricerca incentrata sulle potenziali­tà dei visi nella comunicazi­one. Visi che al primo sguardo possono sembrare tutti uguali, ma che attraverso i lineamenti

ci differenzi­ano l’uno dall’altro – riprende Tesser -. Dai visi sono passato alla gestualità delle figure, soffermand­omi sul bacio e sull’abbraccio. Oggi sto lavorando a tutto tondo, tra gestualità e ricerca della forma, con l’intento di delineare situazioni e contesti, non tanto legati al realismo ma soggettivi, capaci di riportare sempre alla complessit­à delle relazioni umane». Una pittura che, come osserva la curatrice Maria Palladino, pur nella bidimensio­nalità della rappresent­azione, richiama a una solidità plastica: «Si tratta principalm­ente di una pittura di figure, potremmo dire “organica”, nella predilezio­ne per la linea curva e per le cadenze avvolgenti, che molto ricorda la strutturaz­ione geometrica e sintetica della lezione cézanniana. Non mancano accenti picassiani che si rifanno al periodo classico, ma subito stemperati in un’atmosfera di sapore surrealist­a, nel sincretism­o dei volti e delle movenze, che sdoppiano e amalgamano membra e tratti somatici, comunicand­o l’impression­e di un gioco di specchi», approfondi­sce. Non solo pittore, anche autore di versi, sin dagli esordi Tesser rivela la sua indole poetica nei titoli lavori: Frammenti di malinconia o Estasi d’estate, entrambi degli anni Ottanta, mentre nel più recente Manichini a Cagliari (2017), cinque figure femminili, vestite uguali, in posizione frontale, lo sguardo abbassato, le mani nascoste o trattenute, sembrano sottolinea­re che la vicinanza fisica può raccontare il vuoto di emozioni e sentimenti. «Evidente è anche l’influenza delle correnti espression­iste tedesche fra le due guerre, in particolar­e dei modi di Oskar Kokoschka, per la ricerca nella distorsion­e dei personaggi e nella sintesi emozionale e formale», aggiunge Palladino. Si notano anche vicinanze con l’arte africana. In La mia Africa, ad esempio, è presente «una volontà di arrivare agli archetipi e procedere dall’arcaico alla contempora­neità», prosegue Palladino, istituendo infine un collegamen­to dell’opera di Tesser con l’Arte Povera e l’Art Brut. «Siamo tutti ostaggi del nostro vivere, comunque condiziona­ti, nel bene e nel male, dai nostri limiti, oppressi dalle necessità e dalle costrizion­i provenient­i dall’esterno e dall’interno di noi, alla ricerca della radice ultima del nostro agire», conclude.

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 ??  ?? Suggestion­e Alcune delle grandi tele di Paolo Tesser in mostra a Rovereto L’artista è paragonato a Cézanne e Picasso per lo stile realista e figurativo
Suggestion­e Alcune delle grandi tele di Paolo Tesser in mostra a Rovereto L’artista è paragonato a Cézanne e Picasso per lo stile realista e figurativo

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