La prunella azzurro-viola che cresce con entusiasmo sui prati di montagna
Ho progettato un giardino, molti anni fa. Con il tempo è diventato folto, colorato, lussureggiante, anche perché la padrona, Christine, lo cura con amorevole attenzione. Il giardino racchiude, circondandolo, un prato. L’altro giorno, passando, mi sono fermata per dargli un’occhiata. E ho visto una cosa che mai mi sarebbe venuta in mente: Christine aveva falciato l’erba lasciando intatte isole
di prunelle, che erano in piena fioritura. Il risultato era bellissimo; nel prato risaltavano estesi laghetti color azzurro-viola. Da un’essenza di per sé insignificante aveva ottenuto una piccola meraviglia. L’idea l’ho trovata geniale: da imitare.
La prunella, - il suo nome botanico è Brunella vulgaris o Prunella vulgaris, della generosa famiglia delle Labiateae, in italiano anche erba mora o morella, - cresce veramente in ogni luogo, con preferenza nei prati sfalciati, dove si allarga con entusiasmo; la concorrenza con le erbe più alte non è gradita. Il colore brunito della piccola spiga, rigida, rotondeggiante, corta e ruvida, ha imposto il nome alla pianta. Si propaga strisciando, con brevi rizomi sopra il terreno, che emettono radici quando toccano terra.
I puristi la considerano un’infestante. Pure i semi hanno sviluppato un sistema interessante per propagarsi: appena l’aria si fa umida, i calici delle infiorescenze a spiga già fecondati si aprono. Nel momento in cui una goccia di pioggia colpisce la spiga, i frutti appiccicosi, leggermente profumati, sono lanciati fuori, come da una piccola balestra.
In primavera si possono raccogliere le foglie, dal sapore leggermente aromatico, per aggiungerle alle insalate. Contengono tannino, principi amari e resine; toniche, astringenti, vulnerarie, sono usate per sciacqui del cavo orale, contro diarree, emorroidi o piaghe restie a cicatrizzarsi.
Per distinguerla dall’Ajuga reptans - un’altra labiata perenne, strisciante anch’essa - basta osservare l’infiorescenza. Quella dell’ajuga è una spiga morbida, allungata, da cui spuntano i fiori blu – violetti, più grandi di quelli della prunella. Le foglie sono molto più grandi. Anche l’ajuga, chiamata volgarmente bugula, contiene tannino. Pur essendo durante tutto il Medioevo molto apprezzata come pianta medicinale – la cita Hildegard von Bingen (10971179), grande guaritrice mistica e autrice di libri di medicina – è chiaramente la meno attiva fra tutte le erbe medicinali in uso.
Entrambe, prunella e ajuga, hanno una grande importanza per gli insetti. Fioriscono in un momento dell’anno in cui non ci sono molti fiori selvatici, che sono o sfioriti, o sfalciati.
Chiudo con un buffo versetto, raccolto da Heinrich Marzell (1885-1970), botanico e sociologo, nel sud dell’Italia: «Chi trova la bugula e non l’adore, non vede la madonna quando more».
Nelle insalate In primavera si possono raccogliere le foglie dal sapore aromatico da mettere in insalata