Lacrime, ricordi e la disperazione della compagna
La morte di Morris Basso. Parla il papà della compagna
«Sono rimasto tre ore in strada a guardalo». È disperato il papà della compagna di Morris Basso, il giovane di Rovereto morto mercoledì in un incidente a Malcesine. «Mia figlia Arianna è distrutta».
Non c’era persona ieri pomeriggio a Malcesine che non si fermasse a leggere l’epigrafe della morte di Morris Basso, 39 anni. Occhi commossi in tutti e commenti di cordoglio da una comunità che aveva dato una seconda casa al giovane cameriere di origine trentina (era nato a Rovereto). Il paese, anche il giorno dopo il tragico incidente, non ha smesso di pensare a lui e provare dolore «per quel povero ragazzo morto così atrocemente».
Basso alle 13 di mercoledì, come sempre, stava andando al lavoro a bordo del suo scooter. All’altezza della chiesetta La Madonnina, lungo la Gardesana, ha tamponato un’auto finendo sulla carreggiata opposta, dove in quel momento giungeva un autobus che non ha potuto evitare l’impatto e lo ha travolto in pieno. È morto sul colpo. Ma a Malcesine, dove si era trasferito a vivere quindici anni fa, non lo dimenticheranno. Vi aveva creato la sua famiglia, con la giovane compagna Arianna Melotto dalla quale ha avuto un figlio, Samuel, che oggi ha 5 anni. In paese aveva trovato anche tanti amici e con loro condivideva serate in compagnia e la passione per il calcio: era tifoso sfegatato della Juventus e sul suo profilo facebook campeggia una foto scattata con Alessandro Del Piero.
Viveva con la compagna e il figlioletto nell’appartamento sopra i genitori di lei. Il padre di Arianna, Loris, ieri era disperato: «Sono stato tre ore sulla strada, lì a guardarlo morto a terra, è stato terribile — racconta — gli abbiamo voluto tanto bene e non so come faranno i suoi genitori, Renato e Mirta, ad affrontare questo dolore, era il loro unico figlio». Loris Melotto, parla anche della tragedia per la figlia: «Ieri (mercoledì, ndr) Arianna è andata fuori di testa, abbiamo dovuto sedarla per calmarla. Si erano messi assieme che lei era troppo giovane, si volevano bene. Prendevano sempre lo stesso giorno di riposo settimanale per stare con Samuel e portarlo a spasso insieme: andavano spesso a Gardaland e in piscina». L’uomo non riesce a darsi pace: «Stiamo soffrendo tanto, Morris faceva parte della nostra famiglia. Samuel è un bambino bellissimo, ora è rimasto senza papà. Lui era uguale a mia figlia ed era un ragazzo affidabile e molto corretto sul lavoro». I genitori di Morris hanno lavorato per molti anni anch’essi nella ristorazione, gestivano la pizzeria «La Margherita» in centro a Rovereto, città dove avevano cresciuto il figlio. Adesso, entrambi in pensione, sono ritornati a vivere nel loro paese di origine, Besagno di Mori. Ed è qui che oggi pomeriggio, alle 15,30, nella chiesa parrocchiale, si terrà il funerale di Morris. Il trentanovenne ha lavorato negli ultimi due anni all’hotel «Val di Sogno», dove era caposala; mentre nei sette anni precedenti all’hotel «Malcesine». I camerieri Pino e Christian hanno lavorato a lungo con Morris. Sono sconvolti: «Un bravo ragazzo, grande lavoratore, siamo tutti scioccati — affermano —. Una persona molto equilibrata, sveglia, intelligente e precisa. Conosceva le lingue, dialogava con i clienti e alla sera, in bassa stagione, andava a giocare a calcio con gli altri ragazzi di Malcesine. Parlava sempre molto della Juve». Lo ricorda anche l’ex vicesindaco Matteo Gatti, un suo grande amico: «In paese lo conoscevano tutti, era un bravissimo papà, educato, rispettoso». Sul profilo fb di Morris, Gatti lo saluta con le parole di un brano di P. Kalkbrenner: «Mi sono sentito vivo, nel palmo della tua mano, fino a quando continueremo a volare, tutto questo mondo non potrà finire».