Calenda nel Nordest con il nuovo partito «Mai con i 5 Stelle, sono anti-tutto»
L’ex ministro: «È il Pd che mi ha lasciato»
Di sicuro non è scaramantico: ha scelto la data di oggi, venerdì 13, per la prima tappa del «Giro d’Italia» di Siamo Europei.
Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico, ora eurodeputato, inizia dal Nordest l’incontro con i suoi elettori, «i miei azionisti», dove spiegherà le ragioni che l’hanno portato «alla scelta traumatica» di abbandonare il Pd per dare vita a un nuovo movimento.
«Avevo sempre detto che avrei lasciato il Pd se questo si fosse alleato con il M5s. Sappiamo come è andata, ho agito di conseguenza».
Non ritiene di doversi dimettere dall’europarlamento, visto che è stato eletto nella lista del Pd?
«Sono stato eletto con le preferenze, 280.000 persone che hanno scritto “Calenda” e sapevano bene come la pensassi. A dimettersi dovrebbe essere chi ha sempre detto “mai col M5s”, “senza di me”, illudendo gli elettori, e dopo 15 giorni ha fatto la più incredibile delle giravolte».
Non sarebbe stato meglio condurre la battaglia nel Pd?
«Il partito non è una chiesa, è un’associazione di persone che condividono ideali e valori. Il Pd li sta tradendo, alleandosi con un partito che è l’esatto contrario di tutto ciò che per noi è importante e per cui ci siamo sempre battuti. È il Pd che ha lasciato me».
Siamo Europei non rischia di essere la nuova Scelta Civica?
«Non sottovaluto assolutamente la complessità di costruire un movimento politico nuovo in un momento in cui vanno per la maggiore gli opposti estremismi, ma proprio perché la sfida è grande ne vale la pena. C’è uno spazio gigantesco, è quello dell’Italia seria, che sa come fare le cose e non va avanti a colpi di slogan. Partiremo subito con tre grandi eventi, dedicati a sanità, scuola, investimenti. Quello sulla sanità, per fare un esempio, lo sta curando Walter Ricciardi, l’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Si terrà il 9 dicembre, presenteremo un radicale piano di ristrutturazione del sistema sanitario, teso a ridurre le liste d’attesa».
Obiettivo ambizioso.
«Verità e serietà saranno le nostre stelle polari, diremo chiaramente cosa si può fare, cosa no, in quanto tempo, dove si trovano i soldi».
Ammetterà che M5s e Pd sono riusciti a mettere temporaneamente fuori gioco Salvini.
«Ha detto bene: temporaneamente. Salvini è uscito — da solo — dalla porta e Pd e M5s rischiano di farlo rientrare dalla finestra. La loro mi pare una strategia ingenua».
I sondaggi davano la Lega stravincente.
«Piuttosto di un ribaltone, di un governo precario che prova a sfangarla, sarebbe stato meglio riacquistare la rappresentanza e condurre una battaglia seria dai banchi dell’opposizione».
Lei ha detto che il Pd dovrebbe temere Zaia più di Salvini. Perché?
«Il centrosinistra ha basato per troppi anni la sua politica sull’odio personale: prima c’era Berlusconi, ora è Salvini. Ma se anche Salvini cade, dietro di lui ne arriveranno altri a cui i cittadini, paradossalmente, continueranno a chiedere sicurezza e protezione. Tra questi c’è Zaia che sì, è più forte di Salvini perché amministra ed è un moderato».
Gli industriali, che lei conosce bene, temono un governo eccessivamente sbilanciato a sinistra e verso Sud.
«Il governo ha iniziato dicendo no al gas e sì ad Alitalia nazionalizzata. Vuole spostare il commercio estero alla Farnesina, il che significa paralizzarlo. Se il buongiorno si vede dal mattino... Fuor da infingimenti: questo governo è a trazione Cinque Stelle, sono loro ad avere tutti i ministeri chiave sul piano politico e della spesa. E sono stati chiari: Reddito di cittadinanza, decreto Dignità e Quota 100 non si toccano. Conte vuole “l’Italia digitale” ma in 14 mesi ha smantellato Industria 4.0...».
Alle Regionali con chi vi schiererete? Zingaretti insiste sull’alleanza Pd-M5S.
«E i Cinque Stelle l’hanno preso di nuovo a ceffoni. Per quanto ancora il Pd li rincorrerà, inanellando figuracce? Noi siamo nati da pochissimo, ancora non abbiamo depositato lo statuto ma di sicuro non saremo mai in una coalizione anti-industria, antistudio, anti-lavoro, antimerito con il M5S».
A voi si è unito Richetti. Arriverà pure Renzi?
«No. Non è possibile alcuna convergenza con Renzi, che ha detto fin qui tutto e il contrario di tutto. La coerenza per me è fondamentale. Noi guardiamo altrove: abbiamo già 100.000 iscritti, viaggiamo a un ritmo di 1000-1500 nuove adesioni al giorno. Ci prepariamo a una battaglia durissima».