Corriere del Trentino

Marmolada, allarme ambientali­sta «Fermate l’assalto alla cima»

Domani ultima corsa della cestovia. Mountain Wilderness: partito l’assalto alla cima

- Giovannini

«L’assalto alla cima è partito». È questo l’allarme lanciato dall’associazio­ne ambientali­sta Mountain wilderness di fronte alla proposta di un nuovo impianto sulla Marmolada.

TRENTO L’ultima corsa sarà domani: dopo 45 anni di servizio, la cestovia che collega passo Fedaia con Pian dei Fiacconi, in Marmolada, cesserà di funzionare. Uno stop annunciato, già programmat­o da tempo. Ma che, a poche ore dalla «celebrazio­ne», già solleva timori. Non tanto per la chiusura del vecchio impianto, quanto per le prospettiv­e future di «sviluppo» dell’area sciabile sulla Regina delle Dolomiti. Con la realizzazi­one di un nuovo impianto di risalita che bypasserà il rifugio Pian dei Fiacconi (e arriverà un po’ sopra, al rifugio Ghiacciaio della Marmolada). E con la previsione — stando a quanto contenuto nella variante al Piano regolatore generale del Comune di Canazei, che a luglio ha ottenuto l’adozione preliminar­e — di una modifica al Piano urbanistic­o provincial­e per l’allargamen­to del terreno sciabile sul ghiacciaio.

«L’assalto alla Marmolada è partito» tuona l’associazio­ne ambientali­sta Mountain wilderness, da anni impegnata nella difesa della Regina delle Dolomiti. Che ora teme il peggio: «Questo impianto è il primo tassello per arrivare a Punta Rocca, dimentican­do ancora una volta di prospettar­e un progetto generale di riordino sostenibil­e che parta da passo Fedaia» avverte il presidente nazionale Franco Tessadri. Un obiettivo, quello della «conquista» dei 3.300 metri di Punta Rocca, che — ricorda l’associazio­ne — verrebbe raggiunto «attraversa­ndo il ghiacciaio con un’altra funivia, direttamen­te in concorrenz­a, anche se i trentini preferisco­no parlare di complement­arietà, con la funivia Malga Ciapela-Punta Rocca, della società di Mario Vascellari». Non un sospetto campato in aria, visto che già qualche anno fa si parlava di un nuovo impianto da Fedaia al Sass Bianchet, con collegamen­ti alle piste venete (e, anche in quel caso, con l’esclusione dalle «rotte» del rifugio Pian dei Fiacconi).

Mountain wilderness è netta: «Riteniamo impraticab­ile la proposta di rifaciment­o dell’impianto e la richiesta di modifica del Pup che andrebbe a vanificare un’area dichiarata invariabil­e urbanistic­a e sostenuta da motivazion­i strategich­e di rispetto del ghiacciaio». E precisa: «La proposta di rifaciment­o della bidonvia degli anni Settanta l’abbiamo sempre sostenuta. Dicendo che tale nuovo impianto dovesse avere le caratteris­tiche della sobrietà, il rispetto delle potenziali­tà di accesso che il versante nord della Marmolada permette (500– 700 persone all’ora) e che tale impianto non dovesse essere prolungato verso monte». Il rifugio, dunque, secondo l’associazio­ne non deve essere tagliato fuori. «Il prolungame­nto — aggiungono gli ambientali­sti — è inaccettab­ile perché va a incidere non solo nel paesaggio tutelato da Dolomiti Unesco, ma anche nella storia che si è costruita in Marmolada nel versante del turismo, dello sci e dell’alpinismo». Storia che Mountain Wilderness ha seguito con attenzione. Tanto che nel 1998 l’attuale presidente Tessadri, insieme al presidente onorario dell’associazio­ne Luigi Casanova, chiese «che l’intera visione paesaggist­ica, turistica, ambientale e culturale della Marmolada venisse letta all’interno di un progetto complessiv­o dell’intero gruppo, dalle vallate trentine (Contrin–Val San Nicolò e San Pellegrino) fino a quelle bellunesi, valli Pettorina, Franzedas e parete sud». Di qui il monito: «Solo in presenza di una simile progettual­ità, intendiamo riproporre le energie propositiv­e che in più occasioni abbiamo dimostrato di possedere, energie sempre vanificate a causa degli stravolgim­enti imposti dagli enti pubblici o trentini o veneti. A nostro avviso sono inaccettab­ili proposte di interventi struttural­i di grande impegno in assenza di una simile progettual­ità: si ricadrebbe nella logica dello spezzatino, il graduale consumo della montagna, del paesaggio, della storia affidando le varie opere a semplici operazioni speculativ­e di carattere privatisti­co».

Per questo, i vertici dell’associazio­ne sono già sul piede di guerra. «Siamo pronti» avverte Tessadri. Che mette in fila i primi tasselli dell’ennesima azione a favore della Regina delle Dolomiti: «Ci riserviamo di presentare tutte le osservazio­ni al piano». Con un timore in più: la variante segna un allargamen­to dell’area sciabile anche verso Porta Vescovo: «Vigileremo».

L’operazione

La variante al Prg di Canazei chiede la modifica del Pup per allargare l’area sciabile

Obiezioni Bypassare il rifugio Pian dei Fiacconi è sbagliato, così come non avere un progetto generale

Il monito Siamo pronti a depositare le tutte le osservazio­ni necessarie a fermare il piano

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Presente e futuro In alto la Marmolada com’è oggi, sotto le prospettiv­e: in rosa l’attuale area sciabile, in blu il previsto allargamen­to

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