Corriere del Trentino

«Schwazer, il complotto nelle mail Iaaf-consulenti»

Acquisite le trascrizio­ni. Il marciatore: «Succederà ancora agli atleti che danno fastidio»

- di Luigi Ruggera

BOLZANO Non solo provette: l’indagine per far luce sul secondo, presunto, caso di positività al doping di Alex Schwazer, che si è sempre dichiarato innocente sostenendo di essere vittima di complotto, si è incentrata finora sull’esame dei campioni di urina dell’ex marciatore. Ma ora compare anche un ulteriore elemento d’indagine, grazie alla denuncia (formalizza­ta nel novembre scorso) dall’avvocato difensore dell’atleta, Gerhard Brandstätt­er, relativa ad una serie di mail tra alti funzionari della federazion­e internazio­nale di atletica, nella quale ammettereb­bero l’esistenza di un loro «complotto contro AS».

Gli inquirenti indagano infatti sullo scambio di mail, 23 in tutto, tra il responsabi­le dell’antidoping della Iaaf, Thomas Capdeviell­e, ed il consulente legale Ross Wenzel, da cui emergerebb­e un quadro di collusione per evitare che, attraverso il test del Dna di Schwazer, venisse alla luce un complotto per delegittim­are il campione azzurro. In particolar­e, in una mail del 20 febbraio 2017, Capedevill­e discute della strategia processual­e da seguire e del ruolo del laboratori­o di analisi di Colonia in relazione al «complotto contro AS» e alle possibili conseguenz­e. Si tratta, secondo la difesa, di un chiaro riferiment­o ad Alex Schwazer. Questi file, sottratti dagli hacker russi che riuscirono a violare i computer della Iaaf e della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, vennero poi divulgati dalla stampa di mezza Europa e sono quindi di dominio pubblico.La trascrizio­ne della mail fa inoltre già parte del fascicolo in quanto è stata depositata dall’avvocato Brandstätt­er. Ma per poterla utilizzare come prova in tribunale, è necessario che sia accertata l’autenticit­à della mail, attraverso un sequestro dei server tramite delle rogatorie internazio­nali: una procedura il cui esito potrebbe anche non essere positivo, nel caso le mail siano state frattempo cancellate o in caso di altri imprevisti impediment­i, come la sparizione di server e computer. Se invece, al contrario, si riuscisse a verificare l’autenticit­à di queste mail, esse rappresent­erebbero dei documenti importanti­ssimi, una sorta di involontar­ia ammissione di colpa da parte dei vertici dell’atletica mondiale, che avrebbero quindi teso una trappola, di cui Schwazer ha del resto sempre sostenuto di essere stato vittima.

Intanto, dopo l’incidente probatorio di giovedì, nel quale il colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, ha spiegato che i livelli di concentraz­ione di Dna nelle provette non sono compatibil­i fisiologic­amente con l’organismo dell’ex marciatore, il giudice Pelino si è riservato di decidere se disporre un’ulteriore supplement­o di indagine. Il giudice potrebbe decidere anche di fare ulteriori accertamen­ti che potrebbero ridurre le ipotesi sul tavolo (per spiegare le concentraz­ioni di Dna nella provetta) ad una sola: che la provetta sia stata manomessa. Inoltre si riuscirebb­e così a stabilire la cifra esatta, con altissima probabilit­à statistica e scientific­a, che aveva il campione di urina di Schwazer al momento del prelievo, il primo gennaio 2016.

In caso di proroga, l’indagine proseguire­bbe fino alla prossima primavera: «Io non ho problemi ad aspettare — commenta intanto Alex Schwazer — visto che non devo gareggiare. Ho aspettato tre anni e posso aspettare anche tre anni e sei mesi. Credo sia importante — continua Schwazer — che con questa vicenda emergano delle domande sulla validità dei controlli antidoping: le mie provette erano negative, perché posso garantirlo, ma non sono rimaste tali dopo essere uscite da casa mia. Non ci sono quindi garanzie per gli atleti. Lo so che adesso tutti gli atleti pensano: “A me non capiterà mai”. Ma io sono sicuro che tra qualche anno capiterà di nuovo, a un atleta che avrà dato fastidio. E quindi secondo me conviene ripensare a tutto il sistema antidoping, in modo da dare garanzie non solo a chi controlla ma anche a chi viene controllat­o. Inoltre non c’è alcun rispetto a livello umano: sono stato privato di due medaglie, ci sono istituzion­i sportive che non guardano in faccia a nessuno».

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(Foto Klotz/Rensi) In aula Sopra, il giudice Pelino. Sotto, l’arrivo di Alex Schwazer in tribunale giovedì

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