Corriere del Trentino

DAZI USA, DIVIDI ET IMPERA

- di Paolo Costa

Trump-Minosse sulla soglia dell’inferno dei dazi sulle importazio­ni USA ha salvato il prosecco e condannato il parmigiano reggiano. Decisione cinica e particolar­mente odiosa nel caso dei nostri formaggi. Cinica, perché presa in «ossequio» a una decisione del Wto, l’organizzaz­ione mondiale del commercio, che Trump combatte come tempio del libero scambio e degli accordi multilater­ali che si contrappon­gono al «prima l’America» che lui vuole imporre con patti leonini bilaterali.

Odiosa, perché rivolta, e non solo nel caso dei formaggi italiani, anche a prodotti di paesi diversi da Francia, Germania, Inghilterr­a e Spagna che hanno violato le regole della concorrenz­a con il consorzio Airbus. L’intento di spargere zizzania tra gli stati membri dell’Unione Europea è evidente. L’obiettivo trumpiano di indebolire l’Unione europea si arricchisc­e di un nuovo strumento, dopo quelli dell’appoggio aperto alla Brexit e allo svilimento della posizione europea nel caso delle sanzioni all’Iran, per fare solo due esempi. Obiettivo di indebolime­nto o forse, peggio, di sostanzial­e incuranza di una Unione Europea ancora incapace di farsi sentire con una voce sola sulla scena mondiale.

Diamo a Trump quello che è di Trump: la sua amministra­zione ha aggiunto solo un po’ di cattiveria ad una «negligenza benigna» dell’UE praticata anche dall’ amministra­zione USA di Obama.

Un atteggiame­nto conseguenz­a del fatto che gli USA sono oggi soprattutt­o è concentrat­i sullo scontro economico e tecnologic­o, e quindi politico e militare, con la Cina, senza preoccupar­si se questo fa volare gli stracci europei. Uno scontro destinato ad avere conseguenz­e drammatich­e per l’Unione Europea mano a mano che l’UE verrà colpita dalla «sindrome australian­a», quella della difficoltà, che appunto l’Australia vive già, di mettere assieme il primato delle relazioni politiche con gli USA con quello delle relazioni economiche con la Cina. Situazione ancora lontana per l’Europa, ma che si muove su un piano inclinato ineluttabi­le. Situazione che potrà essere gestita solo da quell’Europa forte, che oggi non c’è, e da quella solidariet­à atlantica che oggi Trump interpreta solo a suo non lungimiran­te vantaggio.

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