DAZI USA, DIVIDI ET IMPERA
Trump-Minosse sulla soglia dell’inferno dei dazi sulle importazioni USA ha salvato il prosecco e condannato il parmigiano reggiano. Decisione cinica e particolarmente odiosa nel caso dei nostri formaggi. Cinica, perché presa in «ossequio» a una decisione del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, che Trump combatte come tempio del libero scambio e degli accordi multilaterali che si contrappongono al «prima l’America» che lui vuole imporre con patti leonini bilaterali.
Odiosa, perché rivolta, e non solo nel caso dei formaggi italiani, anche a prodotti di paesi diversi da Francia, Germania, Inghilterra e Spagna che hanno violato le regole della concorrenza con il consorzio Airbus. L’intento di spargere zizzania tra gli stati membri dell’Unione Europea è evidente. L’obiettivo trumpiano di indebolire l’Unione europea si arricchisce di un nuovo strumento, dopo quelli dell’appoggio aperto alla Brexit e allo svilimento della posizione europea nel caso delle sanzioni all’Iran, per fare solo due esempi. Obiettivo di indebolimento o forse, peggio, di sostanziale incuranza di una Unione Europea ancora incapace di farsi sentire con una voce sola sulla scena mondiale.
Diamo a Trump quello che è di Trump: la sua amministrazione ha aggiunto solo un po’ di cattiveria ad una «negligenza benigna» dell’UE praticata anche dall’ amministrazione USA di Obama.
Un atteggiamento conseguenza del fatto che gli USA sono oggi soprattutto è concentrati sullo scontro economico e tecnologico, e quindi politico e militare, con la Cina, senza preoccuparsi se questo fa volare gli stracci europei. Uno scontro destinato ad avere conseguenze drammatiche per l’Unione Europea mano a mano che l’UE verrà colpita dalla «sindrome australiana», quella della difficoltà, che appunto l’Australia vive già, di mettere assieme il primato delle relazioni politiche con gli USA con quello delle relazioni economiche con la Cina. Situazione ancora lontana per l’Europa, ma che si muove su un piano inclinato ineluttabile. Situazione che potrà essere gestita solo da quell’Europa forte, che oggi non c’è, e da quella solidarietà atlantica che oggi Trump interpreta solo a suo non lungimirante vantaggio.