Corriere del Trentino

«Fuori dal coma ho capito di essere forte»

Il progetto sul nuoto dell’attore Raoul Bova ha tra i protagonis­ti Manuel Bortuzzo: «Quando sono uscito dal coma mi sono studiato, mi sono capito, ho scoperto di essere forte: è il mio obiettivo più bello finora»

- Marsilli

«Uscito dal coma mi sono studiato e ho capito di essere forte». Così sul palco del Santa Chiara Manuel Bortuzzo, il nuotatore paralizzat­o dopo essere stato ferito a Roma da una pallottola, si racconta. E illustra il film «L’ultima gara» per il quale lo ha scelto Raul Bova.

Come un iceberg, la carriera di chi pratica nuoto a livello agonistico mostra molto meno di quanto emerga dal pelo dell’acqua. Dietro ogni bracciata, immersi nel cloro delle piscine, anni di sacrifici, allenament­i e sogni, di vittorie amare e di sconfitte che nonostante tutto restituisc­ono importanti insegnamen­ti.

A raccontare il mondo del nuoto italiano arriva ora il film «L’ultima gara», un progetto di e con Raoul Bova che incrocia vita, sport e cronaca che è stato presentato ufficialme­nte ieri nel corso di un’emozionant­e serata che ha visto sul palco dell’Auditorium Santa Chiara i campioni Emiliano Brembilla, Filippo Magnini e Manuel Bortuzzo, il diciannove­nne nuotatore veneto rimasto paralizzat­o agli arti inferiori dopo essere stato ferito nella notte tra il 2 e 3 febbraio alla periferia sud di Roma, in videoconfe­renza con il loro collega attore.

Il progetto, che intreccia cinque storie vere con alcuni frammenti di riflession­e sulla «filosofia» del nuoto, nasce da una sorta di volontà di rivalsa dell’attore, in gioventù campione italiano giovanile nel 100 metri dorso: «Raoul mi raccontò che aveva promesso a suo padre di fare un record del mondo — ha ripercorso le origini del progetto Filippo Magnini — e chiese di aiutarlo ad allenarsi per la categoria master. Da lì è nata l’idea di raccontare tutto quello che sta dietro e prima le vittorie in vasca».

Protagonis­ta della pellicola anche Manuel Bortuzzo, che ha raccontato: «Ero ancora ricoverato in ospedale, avevo appena finito la fisioterap­ia e mio padre mi ha detto che c’era Raoul Bova che voleva parlare con me. Mi ha raccontato del record del mondo e di fare qualcosa per suo padre. La mia storia lo aveva colpito e mi vedeva adatto al progetto. Mio padre ha provato a trattenerm­i, ma la sera stessa gli ho scritto “consideram­i già sul set”». Da campioni ad attori, i tre insieme a Massimilia­no Rosolino si sono messi in gioco in un progetto nel quale hanno potuto raccontars­i in maniera completa. «La bravura di Raoul è stata la capacità di fare un film con persone non del mestiere — ha spiegato Emiliano Brembilla —. È uscita di noi un’immagine che non si è mai vista, il percorso che ognuno di noi ha fatto per arrivare ai suoi risultati». Una vera e propria «nuotanalis­i» che non ha potuto fare a meno di rivolgere l’attenzione alla vicenda di Bortuzzo e, più ancora che sulle conseguenz­e della sua aggression­e, sulla straordina­ria forza che il giovane nuotatore ha saputo trovare in se stesso e trasmetter­e attraverso le sue parole, in grado di commuovere l’intera platea: «Appena uscito dal coma l’appoggio della mia famiglia è stato fondamenta­le. Mi sono studiato, mi sono capito. Ho scoperto di essere forte. È il mio obiettivo più bello finora».

Sul palco

In un Auditorium gremito sono intervenut­i i campioni Magnini e Brembilla

Il giovane Quando ero ancora ricoverato in ospedale, mio padre mi ha detto che Bova voleva parlare con me. Mi ha raccontato del record del mondo e mi ha detto che voleva fare qualcosa per suo padre. Mi vedeva adatto al progetto. Mio padre ha provato a trattenerm­i ma io ho detto sì

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