Corriere del Trentino

Gli impiantist­i: «Il ministro parli con noi»

Ghezzi (Anef) chiede al ministro un faccia a faccia. Ambientali­sti soddisfatt­i: avanti così

- Donatello Baldo

«Il ministro dell’ambiente Sergio Costa parli con noi. Ci incontri a Roma o a Trento». Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef, non ha preso bene le dichiarazi­oni del ministro sull'estensione delle aree sciabili in provincia. Esulta invece il presidente nazionale di Mountain Wilderness Franco Tessadri: «Anche noi invochiamo un turismo sostenibil­e».

«Il ministro Sergio Costa? Mai incontrato, e pensare che con il ministero dell’ambiente noi della Anef (l’Associazio­ne nazionale esercenti Funiviari, ndr) abbiamo sempre avuto un bel rapporto». Le parole della presidente Valeria Ghezzi lasciano trasparire il disappunto per le dichiarazi­oni del ministro contenute nell’intervista che Costa ha rilasciato ieri al Corriere del

Trentino. «Prima di sparare a caso — è l’affondo della presidente — sarebbe meglio conoscersi, incontrars­i. A leggere le sue risposte sembra che Costa non abbia la minima idea del nostro lavoro e soprattutt­o non capisca che il sostegno alle imprese dello sci significa sostegno alla montagna».

Sotto accusa la tesi secondo la quale «investire sugli impianti da sci con il cimate change in atto è un’idea poco remunerati­va». Per Costa meglio investire «sulla natura senza bisogno di grandi infrastrut­ture», e fa l’esempio di «scialpinis­mo, ciaspole, escursioni, osservazio­ni naturalist­iche». Gelida Valeria Ghezzi: «Davvero non sa di cosa parla, perché se vuole che la montagna rimanga abitata, per evitare lo spopolamen­to è meglio raddrizzar­e il tiro». Spiega che «le ciaspole non danno lavoro, e la gente in montagna cerca lavoro altrimenti se ne va tutta a Trento e Rovereto. Se togliamo quelle infrastrut­ture in montagna che portano reddito agli abitanti, non ci sta più nessuno».

Concorda però sull’attenzione all’ambiente. «Certo, infatti i cardini delle imprese sciistiche sono ambientali, sociali e economici. Non solo economici quindi, perché il territorio lo difendiamo anche noi, soprattutt­o noi che lo viviamo tutti i giorni. Avete mai visto dissesti idrogeolog­ici in zone servite da impianti a fune? No — afferma con determinaz­ione Ghezzi — proprio perché l’attenzione in quelle aree è maggiore, perché la cura del territorio significa ritorno in termini economici». Per Costa è necessario limitare l’espansione di impianti «nelle aree protette», e il riferiment­o è all’area di Serodoli compresa nel parco Adamello Brenta. Pronta la risposta di Ghezzi: «Prima cosa — osserva — le aree protette sono arrivate dopo gli impianti già costruiti. E seconda cosa, gli impianti servono anche per far conoscere ai turisti le bellezze naturalist­iche di queste aree».

Valeria Ghezzi torna al suo appello: «Signor ministro, ci incontri prima di esprimere

 Tessadri Anche noi diciamo da tempo che il turismo di montagna dev’essere ripensato

questi giudizi. Veniamo noi a Roma o venga lei qui in Trentino». È sicura che «conoscendo il nostro lavoro non potrà che apprezzarl­o». Lancia la freccia avvelenata: «Credo che anche Costa convenga che essere ministro dell’ambiente non significhi aderire a un ambientali­smo ideologico, non credo sia questa la sua volontà. Credo davvero che non conosca la realtà delle aree sciabili trentine, non conosce i numeri». Eccone alcuni: «Lo sa il ministro che in 15 anni gli impianti in Trentino sono calati di 100 unità? Si è proceduto a una razionaliz­zazione, senza nemmeno aumentare le aree sciabili».

D’accordo invece con il ministro Costa e con le parole dell’intervista Franco Tessadri, presidente nazionale di Mountain Wilderness: «Per fortuna che con il passaggio da uno all’altro governo il ministro Costa è stato confermato all’ambiente — dice subito Tessadri — perché ha dato segnali estremamen­te positivi, sottraendo­si dal populismo che ha investito tutte le ultime questioni ambientali in provincia, dagli impianti ai raduni in quota fino ai grandi carnivori». Un atteggiame­nto che trova il consenso dell’associazio­ne ambientali­sta: «Non mi sembra che si limiti a criticare o a imporre decisioni, mi sembra che metta a disposizio­ne strumenti e riflession­i. Anche noi diciamo da tempo che il turismo di montagna dev’essere ripensato, anche per far fronte ai tempi che cambiano, anche in termini di numero di sciatori che tutte le statistich­e danno in diminuzion­e».

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