Ruffini sul palco con attori Down «Ironia scorretta»
Auditorium Santa Chiara A Trento il 3 novembre arriva lo show dei record, tre anni di successi e repliche in tutta Italia. L’attore sul palco insieme ai ragazzi con sindrome di Down. «Non mitizzo la diversità, uso l’ironia anche scorretta»
La travolgente carica umana di Up & Down di Paolo Ruffini sta per arrivare il 3 novembre all’Auditorium Santa Chiara di Trento (ore 21) nell’appuntamento organizzato da Fiabamusic. L’attore e presentatore toscano, coadiuvato dagli attori della Compagnia Mayor Von Frinzius, porterà per la prima volta in Trentino-Alto Adige uno spettacolo teatrale che da tre anni sta facendo registrare continue repliche nei teatri di tutta Italia. La sua forza sta nell’integrazione tra il talento comico di Paolo Ruffini e cinque attori con sindrome di Down della compagnia livornese diretta da Lamberto Giannini. In scena un happening comico ricco di ironia che va in controtendenza rispetto agli stereotipi sulle diversità. La piece teatrale è diventata il film documentario Up&Down – Un film normale (2018), che ha ricevuto il Premio Kineo come miglior documentario per il Sociale alla Mostra del Cinema di Venezia. E il libro La sindrome di Up, pubblicato nel 2019 da Mondadori. La regia è di Lamberto Giannini e le musiche sono suonate dal vivo al pianoforte da Claudia Campolongo.
Paolo Ruffini, com’è nata l’idea di questo progetto?
«Nasce dall’amicizia con Lamberto Giannini, regista teatrale livornese che nella sua idea di laboratorio teatrale non esclude nessuno. Tutti hanno un corpo e un’anima e il teatro gioca sulla diversità: ho visto un suo spettacolo dove diversi attori avevano la sindrome di Down e sono rimasto colpito da come i cosiddetti ultimi non avevano nessuna voglia di arrivare primi».
Cosa l’ha colpita di più dal punto di vista umano?
«In un ambiente spesso competitivo come quello del teatro queste persone mi hanno insegnato a entrare in confidenza con la felicità, cosa che spesso a me manca. In questi ragazzi con sindrome di Down, che sono attori professionisti a tutti gli effetti, non c’è traccia di malafede o polemica, tanto che poi ho fatto fatica a tornare a relazionarmi con gli attori cosiddetti normali».
Non c’è il rischio di cadere nel buonismo?
«In realtà il tenore dello spettacolo è piuttosto scorretto, e la riedizione a cui stiamo lavorando lo sarà ancora di più. Non c’è nessuna intenzione di mitizzare una condizione di diversità: in scena uno dei ragazzi sulla sedie a rotelle si definisce “disabile stronzo” e si prende la libertà di esserlo. Un altro, ossessionato dal sesso si prende la libertà di essere volgare, ma in fondo ognuno cerca di essere semplicemente se stesso».
Che spazio ha la musica?
«È fondamentale, è il fulcro dello spettacolo»
Conosce il Trentino-Alto Adige?
«Vengo spesso sia in Trentino che in Alto Adige in vacanza: amo molto la zona di Merano. Anche coi miei spettacoli sono venuto spesso in questo territorio»