Dal marchio monolingue alla legge sull’università: quindici anni di prepotenze
BOLZANO Ottant’anni fa erano i fasciti che pretendevano di imporre ai sudtirolesi l’italianizzazione dei cognomi, oggi sono i secessionisti che, con stessa arroganza, pretendono di stabilire come gli altoatesini debbano chiamare una terra che è anche loro.
La destra sudtirolese ha sempre avuto un’allergia per il termine Alto Adige. Per i secessionisti, ma anche per molti militanti della Svp, è una parola impronunciabile perché considerata un retaggio dell’epoca fascista. Così, sistematicamente, si cerca di abolirla. L’ultimo episodio risale a venerdì scorso ma la storia è iniziata molto prima.
Uno dei primi tentativi risale a 15 anni fa. Correva l’anno 2005 e la giunta provinciale assegnò ad una società di Berlino il compito di creare un nuovo marchio ombrello per il turismo e i prodotti agricoli. Dal cilindro berlinese uscì un marchio monolingue e vennero ingaggiati fior di esperti della comunicazione per spiegare che non si trattava di una scelta etnica ma solo di «marketing perché pubblicizzare un nome (Südtirol) è più facile che pubblicizzarne due (Alto Adige-Südtirol). Dopo le proteste e le minacce del governo, la giunta fu costretta a fare dietrofront e, finalmente, comparve anche il marchio Alto Adige. Ma quella comunicazione monolingue trasse in inganno anche l’italianissima Fiat che, nello spot della nuova 500 trekking, si dimenticò del nome Alto Adige e fece sfilare la nuova auto davanti ad un cartello che conteneva solo la scritta Südtirol. Anche in quel caso, dopo le proteste e le minacce di boicottaggio che si levarono da mezza Italia, al Lingotto decisero che era meglio fare dietrofront.
Ma nel frattempo la destra secessionista ha preso fiducia e, sistematicamente, ha cercato di cancellare la parola Alto Adige con la complicità della Volkspartei. Südtiroler Freiheit è riuscita a taglia Alto Adige (sostituito con un neutro provincia autonoma di Bolzano) da diverse leggi. Dalla legge provinciale sul diritto allo studio, dalla legge omnibus e anche dalla legge sul sostegno agli studenti austriaci. Tuttavia nella passata legislatura il dibattito era concentrato sulla toponomastica e l’attenzione si concentrava sul bersaglio grosso, non tanto sulle piccole provocazioni e sugli emendamenti fatti passare di straforo in commissione e rivenduti come piccoli aggiustamenti tecnici.
Esattamente come è successo con la legge europea dove, prima in commissione con il voto della Lega e poi in aula con il voto contrario del Carroccio e di tutte le opposizioni (eccetto il team K che si è astenuto), sono stati cancellati il nome Alto Adige e la parola altoatesino. Stavolta però l’eco delle polemiche è arrivato fino a Roma e l’Svp è stata costretta a fare dietrofront. Rimane da capire se il partito di raccolta reintrodurrà la parola Alto Adige oppure se cancellerà la parola Südtirol. Comunque vada la figuraccia è stata fatta.