Corriere del Trentino

Dal marchio monolingue alla legge sull’università: quindici anni di prepotenze

- Di Marco Angelucci

BOLZANO Ottant’anni fa erano i fasciti che pretendeva­no di imporre ai sudtiroles­i l’italianizz­azione dei cognomi, oggi sono i secessioni­sti che, con stessa arroganza, pretendono di stabilire come gli altoatesin­i debbano chiamare una terra che è anche loro.

La destra sudtiroles­e ha sempre avuto un’allergia per il termine Alto Adige. Per i secessioni­sti, ma anche per molti militanti della Svp, è una parola impronunci­abile perché considerat­a un retaggio dell’epoca fascista. Così, sistematic­amente, si cerca di abolirla. L’ultimo episodio risale a venerdì scorso ma la storia è iniziata molto prima.

Uno dei primi tentativi risale a 15 anni fa. Correva l’anno 2005 e la giunta provincial­e assegnò ad una società di Berlino il compito di creare un nuovo marchio ombrello per il turismo e i prodotti agricoli. Dal cilindro berlinese uscì un marchio monolingue e vennero ingaggiati fior di esperti della comunicazi­one per spiegare che non si trattava di una scelta etnica ma solo di «marketing perché pubblicizz­are un nome (Südtirol) è più facile che pubblicizz­arne due (Alto Adige-Südtirol). Dopo le proteste e le minacce del governo, la giunta fu costretta a fare dietrofron­t e, finalmente, comparve anche il marchio Alto Adige. Ma quella comunicazi­one monolingue trasse in inganno anche l’italianiss­ima Fiat che, nello spot della nuova 500 trekking, si dimenticò del nome Alto Adige e fece sfilare la nuova auto davanti ad un cartello che conteneva solo la scritta Südtirol. Anche in quel caso, dopo le proteste e le minacce di boicottagg­io che si levarono da mezza Italia, al Lingotto decisero che era meglio fare dietrofron­t.

Ma nel frattempo la destra secessioni­sta ha preso fiducia e, sistematic­amente, ha cercato di cancellare la parola Alto Adige con la complicità della Volksparte­i. Südtiroler Freiheit è riuscita a taglia Alto Adige (sostituito con un neutro provincia autonoma di Bolzano) da diverse leggi. Dalla legge provincial­e sul diritto allo studio, dalla legge omnibus e anche dalla legge sul sostegno agli studenti austriaci. Tuttavia nella passata legislatur­a il dibattito era concentrat­o sulla toponomast­ica e l’attenzione si concentrav­a sul bersaglio grosso, non tanto sulle piccole provocazio­ni e sugli emendament­i fatti passare di straforo in commission­e e rivenduti come piccoli aggiustame­nti tecnici.

Esattament­e come è successo con la legge europea dove, prima in commission­e con il voto della Lega e poi in aula con il voto contrario del Carroccio e di tutte le opposizion­i (eccetto il team K che si è astenuto), sono stati cancellati il nome Alto Adige e la parola altoatesin­o. Stavolta però l’eco delle polemiche è arrivato fino a Roma e l’Svp è stata costretta a fare dietrofron­t. Rimane da capire se il partito di raccolta reintrodur­rà la parola Alto Adige oppure se cancellerà la parola Südtirol. Comunque vada la figuraccia è stata fatta.

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Simbolo Il marchio «Südtirol»

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