Corriere del Trentino

IL RUOLO DELLA FILOSOFIA

- Di Ugo Morelli

«Lo scopo della scuola è quello di trasformar­e gli specchi in finestre», leggo nella vetrina di una libreria. Bene, aprire finestre sul mondo è senz’altro uno degli obiettivi dell’educazione. Mi viene però da aggiungere che oggi il tema è anche e, forse, soprattutt­o un altro. È difficile pensare che i bambini e gli adolescent­i possano diventare protagonis­ti liberi e consapevol­i della propria vita senza rispecchia­rsi anche in se stessi, in una parola, senza riflettere. L’elaborazio­ne di un’autorità interiore che consenta loro di governarsi e avere un’autonomia di giudizio e una certa capacità di scelta nel mondo digitale e virtuale nel quale crescono e vivono, è diventata una priorità. Raggiunti come noi da stimolazio­ni ridondanti che provengono da ogni dove, hanno bisogno di distinguer­e il reale dal virtuale, il verificato dal falso, il fantastico dall’immaginari­o. È un problema che ci riguarda tutti, ma la responsabi­lità dell’educazione ha il compito di rivolgersi finalmente a questa questione. Se una mia studentess­a o un mio studente rimangono attoniti quando chiedo loro se hanno verificato l’attendibil­ità della fonte che utilizzano in un capitolo di tesi, è successo qualcosa di particolar­mente importante e urgente da affrontare. Quella verifica serve per essere liberi, per non diventare come una maionese impazzita e per far vivere la democrazia.

Solo un’educazione che si occupi di aiutare a comprender­e meglio le proprie emozioni e che non separi una buona capacità di conoscere il proprio mondo interno dalla cognizione e da contenuti spesso parcellizz­ati, può favorire una crescita di donne e uomini liberi nell’era digitale. Qualche anno fa, nel corso di un’intervista, il grande filosofo Hans Georg Gadamer, interrogat­o sulla funzione della filosofia rispetto alla tecnica, rispose che l’educazione umanistica e filosofica contribuis­ce a educare al ragionamen­to, e questo è uno dei compiti principali dell’educazione. Oggi un altro filosofo, Remo Bodei, nel suo libro «Dominio e sottomissi­one», si interroga su quello che accade quando lo spirito sembra soffiare sul non vivente, sulle macchine, e su quali saranno le decisive trasformaz­ioni cui andremo incontro. La stessa domanda sarebbe bene che se la facessero coloro che governano una scuola autonoma, come in Trentino-Alto Adige. Sarebbe importante che non concentras­sero i programmi solo sulla storia e le tradizioni locali e non dotassero le scuole di soli strumenti digitali, ma si preoccupas­sero di educare ad aumentare le menti per governare e non subire gli effetti dell’era dell’informazio­ne. Siamo infanti, e spesso analfabeti di secondo livello, di fronte all’infosfera. Se i nostri figli saranno liberi o schiavi, dipenderà in buona misura dal fatto che alleveremo o meno le loro capacità di riflession­e e di governo autorevole di sé, in sintesi, le loro capacità di conoscere e scegliere.

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