IL RUOLO DELLA FILOSOFIA
«Lo scopo della scuola è quello di trasformare gli specchi in finestre», leggo nella vetrina di una libreria. Bene, aprire finestre sul mondo è senz’altro uno degli obiettivi dell’educazione. Mi viene però da aggiungere che oggi il tema è anche e, forse, soprattutto un altro. È difficile pensare che i bambini e gli adolescenti possano diventare protagonisti liberi e consapevoli della propria vita senza rispecchiarsi anche in se stessi, in una parola, senza riflettere. L’elaborazione di un’autorità interiore che consenta loro di governarsi e avere un’autonomia di giudizio e una certa capacità di scelta nel mondo digitale e virtuale nel quale crescono e vivono, è diventata una priorità. Raggiunti come noi da stimolazioni ridondanti che provengono da ogni dove, hanno bisogno di distinguere il reale dal virtuale, il verificato dal falso, il fantastico dall’immaginario. È un problema che ci riguarda tutti, ma la responsabilità dell’educazione ha il compito di rivolgersi finalmente a questa questione. Se una mia studentessa o un mio studente rimangono attoniti quando chiedo loro se hanno verificato l’attendibilità della fonte che utilizzano in un capitolo di tesi, è successo qualcosa di particolarmente importante e urgente da affrontare. Quella verifica serve per essere liberi, per non diventare come una maionese impazzita e per far vivere la democrazia.
Solo un’educazione che si occupi di aiutare a comprendere meglio le proprie emozioni e che non separi una buona capacità di conoscere il proprio mondo interno dalla cognizione e da contenuti spesso parcellizzati, può favorire una crescita di donne e uomini liberi nell’era digitale. Qualche anno fa, nel corso di un’intervista, il grande filosofo Hans Georg Gadamer, interrogato sulla funzione della filosofia rispetto alla tecnica, rispose che l’educazione umanistica e filosofica contribuisce a educare al ragionamento, e questo è uno dei compiti principali dell’educazione. Oggi un altro filosofo, Remo Bodei, nel suo libro «Dominio e sottomissione», si interroga su quello che accade quando lo spirito sembra soffiare sul non vivente, sulle macchine, e su quali saranno le decisive trasformazioni cui andremo incontro. La stessa domanda sarebbe bene che se la facessero coloro che governano una scuola autonoma, come in Trentino-Alto Adige. Sarebbe importante che non concentrassero i programmi solo sulla storia e le tradizioni locali e non dotassero le scuole di soli strumenti digitali, ma si preoccupassero di educare ad aumentare le menti per governare e non subire gli effetti dell’era dell’informazione. Siamo infanti, e spesso analfabeti di secondo livello, di fronte all’infosfera. Se i nostri figli saranno liberi o schiavi, dipenderà in buona misura dal fatto che alleveremo o meno le loro capacità di riflessione e di governo autorevole di sé, in sintesi, le loro capacità di conoscere e scegliere.