Corriere del Trentino

Medici austriaci, legge nel mirino Meloni: «Il governo la impugni»

La presidente di Fd’I: indispensa­bile conoscere l’italiano. Vertice Svp-Lega per correggere la norma contestata

- Nicola Chiarini

BOLZANO La legge provincial­e europea finisce sulla scrivania del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oltre che su quella di Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali. A sollevare il caso è una interrogaz­ione urgente di Fratelli d’Italia (Fd’I) presentata da Giorgia Meloni, deputata e presidente del partito, con il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigi­da. L’atto parlamenta­re (messo nero su bianco d’intesa con Alessandro Urzì, consiglier­e provincial­e e segretario territoria­le di Fd’I) non accende solo i riflettori sulla polemica dell’Alto Adige “cancellato” dal primo articolo del provvedime­nto, ma chiede soprattutt­o uno stop definitivo alla possibilit­à di iscrizione agli Ordini con la conoscenza della sola lingua tedesca, per l’esercizio delle profession­i, in particolar­e quella medica, limitatame­nte alla provincia di Bolzano.

«Una ulteriore misura di separazion­e dell’Alto Adige dal sistema nazionale» sostengono Meloni e Lollobrigi­da, convinti che la Palazzo Widmann abbia superato il limite delle proprie competenze autonome. «Al Governo è chiesto se intenda impugnare questa norma — spiegano i due deputati — che travalica l’ambito legislativ­o della Provincia di Bolzano limitando l’applicazio­ne dello Statuto, nella parte in cui riconosce il primato della lingua italiana, che non può essere limitato con una semplice legge provincial­e creando una sorta di extraterri­torialità dell’Alto Adige rispetto al resto del territorio nazionale».

Insomma, la destra italiana continua il proprio forcing, puntando al bersaglio grosso, nonostante Arno Kompatsche­r abbia annunciato ufficialme­nte la retromarci­a di Palazzo Widmann sul testo di legge approvato dal consiglio provincial­e che, con il voto determinan­te della Svp, aveva accolto il controvers­o emendament­o da Myriam Atz Tammerle, consiglier­a di Südtiroler Freiheit, partito indipenden­tista della destra tedesca. Così (con il voto contrario di Fd’I, Lega, Pd Verdi) è stato accolto un testo che, al primo articolo relativo alla rappresent­anza locale a Bruxelles, espunge la dicitura Alto Adige, in favore di provincia di Bolzano, lasciando nel testo tedesco Südtiroler Institutio­nen.

«Risolverem­o l’incongruen­za ripresenta­ndo il divisione segno di legge — spiega il presidente altoatesin­o — la soluzione verrà costruita dalle forze di maggioranz­a. Nessuno ha cancellato il termine Alto Adige, ufficialme­nte valido al pari di provincia di Bolzano. L’uno è il territorio, l’altro è l’ente. Anche il ministro Boccia sa che il testo non presenta profili di incostituz­ionalità e che la necessità di reriguarda, in primis, la parte in lingua tedesca». Con una chiosa sul metodo per il futuro: «Quando si affrontano queste tematiche bisogna essere molto attenti a non toccare le sensibilit­à delle persone senza coinvolger­le. Quando si vuole cambiare o innovare qualcosa, le uniche cose di cui abbiamo bisogno sono dialogo e rispetto. Vale per la toponomast­ica e anche per questa situazione». Affermazio­ni che Kompatsche­r ribadisce ricordando i confronti avuti con il ministro Boccia «con cui ci si è sentiti per telefono nei giorni scorsi e ci si è confrontat­i anche in diverse trasmissio­ni radiofonic­he nazionali».

Boccia, del resto, è stato chiaro. «Mi auguro che la Provincia abbia gli strumenti per correggere in corsa questo aspetto — ha detto il ministro —. Lo dice la Costituzio­ne stessa: le versioni, testo italiano e testo tedesco, devo essere identiche. Se si toglie Alto Adige e non si toglie Sudtirol la legge va impugnata». Ora Meloni e Lollobrigi­da, però, pongono anche il tema dell’accesso agli Ordini profession­ali (divenuto cruciale dopo l’esclusione del primario Thomas Müller per conoscen

za insufficie­nte della lingua italiana, vicenda finita al Tar su ma senza arrivare a sentenza, per il ritiro della delibera), su cui ora Boccia dovrà effettuare approfondi­menti.

In parallelo, Svp e Lega dovranno riunirsi in conclave per trovare una soluzione per raddrizzar­e la barra sulla legge europea, in vista del ritorno in consiglio provincial­e, su cui Kompatsche­r ha assicurato che la maggioranz­a non avrà cedimenti. Certo, nel Carroccio l’attivismo di Urzì e Fd’I sulla vicenda, sembra creare più di un fastidio. «Invitiamo i tromboni della politica a lavorare concretame­nte per la collettivi­tà e a non allarmare i cittadini solo per facile ritorno elettorale» si legge in una nota ufficiale congiunta siglata dagli assessori provincial­i Giuliano Vettorato e Massimo Bessone con i consiglier­i Carlo Vettori e Rita Mattei. Un riferiment­o che, tra le righe, pare richiamare il gelo tra la Lega e Fd’I, che potrebbe rendere più difficili l’alleanza tra i due partiti alle prossime comunali nel capoluogo.

Ma la questione legge europea in parlamento è cavalcata anche da Forza Italia (Fi), altra componente dell’area di centrodest­ra. «Abbiamo presentato alla Camera e al Senato due mozioni per impegnare il governo a impugnare il disegno che, di fatto cancella la dizione Alto Adige e altoatesin­o nell’espression­e italiana della legislazio­ne bilingue per contrastar­e qualsiasi altra iniziativa di questo genere» confermano Michaela Biancofior­e, deputata e coordinatr­ice territoria­le del partito, e il senatore Maurizio Gasparri.

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Volksparte­i Da sinistra Philipp Achammer, Obmann della Svp, con Arno Kompatsche­r, presidente della Provincia ed esponente di primissimo piano del partito

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