Medici austriaci, legge nel mirino Meloni: «Il governo la impugni»
La presidente di Fd’I: indispensabile conoscere l’italiano. Vertice Svp-Lega per correggere la norma contestata
BOLZANO La legge provinciale europea finisce sulla scrivania del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oltre che su quella di Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali. A sollevare il caso è una interrogazione urgente di Fratelli d’Italia (Fd’I) presentata da Giorgia Meloni, deputata e presidente del partito, con il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida. L’atto parlamentare (messo nero su bianco d’intesa con Alessandro Urzì, consigliere provinciale e segretario territoriale di Fd’I) non accende solo i riflettori sulla polemica dell’Alto Adige “cancellato” dal primo articolo del provvedimento, ma chiede soprattutto uno stop definitivo alla possibilità di iscrizione agli Ordini con la conoscenza della sola lingua tedesca, per l’esercizio delle professioni, in particolare quella medica, limitatamente alla provincia di Bolzano.
«Una ulteriore misura di separazione dell’Alto Adige dal sistema nazionale» sostengono Meloni e Lollobrigida, convinti che la Palazzo Widmann abbia superato il limite delle proprie competenze autonome. «Al Governo è chiesto se intenda impugnare questa norma — spiegano i due deputati — che travalica l’ambito legislativo della Provincia di Bolzano limitando l’applicazione dello Statuto, nella parte in cui riconosce il primato della lingua italiana, che non può essere limitato con una semplice legge provinciale creando una sorta di extraterritorialità dell’Alto Adige rispetto al resto del territorio nazionale».
Insomma, la destra italiana continua il proprio forcing, puntando al bersaglio grosso, nonostante Arno Kompatscher abbia annunciato ufficialmente la retromarcia di Palazzo Widmann sul testo di legge approvato dal consiglio provinciale che, con il voto determinante della Svp, aveva accolto il controverso emendamento da Myriam Atz Tammerle, consigliera di Südtiroler Freiheit, partito indipendentista della destra tedesca. Così (con il voto contrario di Fd’I, Lega, Pd Verdi) è stato accolto un testo che, al primo articolo relativo alla rappresentanza locale a Bruxelles, espunge la dicitura Alto Adige, in favore di provincia di Bolzano, lasciando nel testo tedesco Südtiroler Institutionen.
«Risolveremo l’incongruenza ripresentando il divisione segno di legge — spiega il presidente altoatesino — la soluzione verrà costruita dalle forze di maggioranza. Nessuno ha cancellato il termine Alto Adige, ufficialmente valido al pari di provincia di Bolzano. L’uno è il territorio, l’altro è l’ente. Anche il ministro Boccia sa che il testo non presenta profili di incostituzionalità e che la necessità di reriguarda, in primis, la parte in lingua tedesca». Con una chiosa sul metodo per il futuro: «Quando si affrontano queste tematiche bisogna essere molto attenti a non toccare le sensibilità delle persone senza coinvolgerle. Quando si vuole cambiare o innovare qualcosa, le uniche cose di cui abbiamo bisogno sono dialogo e rispetto. Vale per la toponomastica e anche per questa situazione». Affermazioni che Kompatscher ribadisce ricordando i confronti avuti con il ministro Boccia «con cui ci si è sentiti per telefono nei giorni scorsi e ci si è confrontati anche in diverse trasmissioni radiofoniche nazionali».
Boccia, del resto, è stato chiaro. «Mi auguro che la Provincia abbia gli strumenti per correggere in corsa questo aspetto — ha detto il ministro —. Lo dice la Costituzione stessa: le versioni, testo italiano e testo tedesco, devo essere identiche. Se si toglie Alto Adige e non si toglie Sudtirol la legge va impugnata». Ora Meloni e Lollobrigida, però, pongono anche il tema dell’accesso agli Ordini professionali (divenuto cruciale dopo l’esclusione del primario Thomas Müller per conoscen
za insufficiente della lingua italiana, vicenda finita al Tar su ma senza arrivare a sentenza, per il ritiro della delibera), su cui ora Boccia dovrà effettuare approfondimenti.
In parallelo, Svp e Lega dovranno riunirsi in conclave per trovare una soluzione per raddrizzare la barra sulla legge europea, in vista del ritorno in consiglio provinciale, su cui Kompatscher ha assicurato che la maggioranza non avrà cedimenti. Certo, nel Carroccio l’attivismo di Urzì e Fd’I sulla vicenda, sembra creare più di un fastidio. «Invitiamo i tromboni della politica a lavorare concretamente per la collettività e a non allarmare i cittadini solo per facile ritorno elettorale» si legge in una nota ufficiale congiunta siglata dagli assessori provinciali Giuliano Vettorato e Massimo Bessone con i consiglieri Carlo Vettori e Rita Mattei. Un riferimento che, tra le righe, pare richiamare il gelo tra la Lega e Fd’I, che potrebbe rendere più difficili l’alleanza tra i due partiti alle prossime comunali nel capoluogo.
Ma la questione legge europea in parlamento è cavalcata anche da Forza Italia (Fi), altra componente dell’area di centrodestra. «Abbiamo presentato alla Camera e al Senato due mozioni per impegnare il governo a impugnare il disegno che, di fatto cancella la dizione Alto Adige e altoatesino nell’espressione italiana della legislazione bilingue per contrastare qualsiasi altra iniziativa di questo genere» confermano Michaela Biancofiore, deputata e coordinatrice territoriale del partito, e il senatore Maurizio Gasparri.