Corriere del Trentino

PREMATURO CANTARE VITTORIA

- di Marco Brunazzo

Il plebiscito che, una volta tanto, si è registrato in Parlamento in occasione dell’approvazio­ne della riforma costituzio­nale che riduce il numero dei parlamenta­ri dimostra come alla quantità non sempre corrispond­a la qualità. Si sarebbe dovuto discutere, in parallelo, di molte cose: della riformulaz­ione dei poteri di una delle due Camere, del nuovo profilo da dare al Senato come luogo di rappresent­anza privilegia­ta dei territori, dei poteri attribuiti alle due Camere in occasione del voto di fiducia al governo. Anche a seguito del referendum costituzio­nale del 2016, come ha giustament­e ricordato sul Corriere del Trentino di martedì il consiglier­e provincial­e del Pd Giorgio Tonini, il governo giallo-verde, prima, e giallo-rosso, poi, si sono concentrat­i, tra molti distinguo, su l’unico tema che sembra scaldare il cuore degli elettori: tagliare il numero dei politici. Vero: parallelam­ente alla riforma costituzio­nale è stato anche approvato un documento di maggioranz­a che segnala l’esigenza di lavorare anche sugli altri numerosi temi collegati a tale riforma: legge elettorale, rappresent­anza di genere, minoranze linguistic­he, limiti di età per l’elettorato attivo e passivo al Senato. Tuttavia, pur non mancando le proposte, sono assenti — cosa assai importante — le proposte condivise. Sempre se si guarda ai numeri, la percentual­e dei parlamenta­ri eletti in regione verrà ridimensio­nata un po’ meno che in altre realtà.

Ciò sarà possibile in nome di alcuni fattori storici ma anche del desiderio di non sacrificar­e la rappresent­anza dei territori meno popolosi. Alcuni dicono che la nostra regione sia uscita vincitrice da questa riforma. A mio avviso è presto per cantare (anche se sommessame­nte) vittoria. La riforma, infatti, non disegna nessun rapporto tra gli eletti e i territori. Di per sé, non cambia né in meglio né (speriamo) in peggio il rapporto tra partiti nazionali e locali. Quel che sappiamo, a oggi, è che meno eletti rappresent­eranno più cittadini. Ma una smile riforma costituzio­nale non ci dice come sarà il rapporto che i primi intratterr­anno con i secondi.

Personalme­nte condivido la scelta di riduzione del numero dei parlamenta­ri. Tuttavia, penso pure che sarebbe stato meglio affrontare il ragionamen­to sulla riforma della legge elettorale in parallelo. Solo agendo infatti sulla legge elettorale sarà possibile rendere più complicato il controllo dei partiti nazionali sull’individuaz­ione dei candidati. E solo così sarà possibile valorizzar­e i territori nelle decisioni.

Non è dipeso dal numero dei parlamenta­ri se, indipenden­temente dal lavoro che stanno svolgendo nei collegi, l’onorevole Maria Elena Boschi è stata eletta in Alto Adige e Matteo Salvini in Calabria. Dipende dal fatto che la legge elettorale in vigore non permette di correggere le cattive abitudini dei partiti. Fino a oggi il dibattito sulla legge elettorale è stato tenuto in secondo piano. In fin dei conti, il popolo ha già avuto il suo sacrificio.

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