PREMATURO CANTARE VITTORIA
Il plebiscito che, una volta tanto, si è registrato in Parlamento in occasione dell’approvazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari dimostra come alla quantità non sempre corrisponda la qualità. Si sarebbe dovuto discutere, in parallelo, di molte cose: della riformulazione dei poteri di una delle due Camere, del nuovo profilo da dare al Senato come luogo di rappresentanza privilegiata dei territori, dei poteri attribuiti alle due Camere in occasione del voto di fiducia al governo. Anche a seguito del referendum costituzionale del 2016, come ha giustamente ricordato sul Corriere del Trentino di martedì il consigliere provinciale del Pd Giorgio Tonini, il governo giallo-verde, prima, e giallo-rosso, poi, si sono concentrati, tra molti distinguo, su l’unico tema che sembra scaldare il cuore degli elettori: tagliare il numero dei politici. Vero: parallelamente alla riforma costituzionale è stato anche approvato un documento di maggioranza che segnala l’esigenza di lavorare anche sugli altri numerosi temi collegati a tale riforma: legge elettorale, rappresentanza di genere, minoranze linguistiche, limiti di età per l’elettorato attivo e passivo al Senato. Tuttavia, pur non mancando le proposte, sono assenti — cosa assai importante — le proposte condivise. Sempre se si guarda ai numeri, la percentuale dei parlamentari eletti in regione verrà ridimensionata un po’ meno che in altre realtà.
Ciò sarà possibile in nome di alcuni fattori storici ma anche del desiderio di non sacrificare la rappresentanza dei territori meno popolosi. Alcuni dicono che la nostra regione sia uscita vincitrice da questa riforma. A mio avviso è presto per cantare (anche se sommessamente) vittoria. La riforma, infatti, non disegna nessun rapporto tra gli eletti e i territori. Di per sé, non cambia né in meglio né (speriamo) in peggio il rapporto tra partiti nazionali e locali. Quel che sappiamo, a oggi, è che meno eletti rappresenteranno più cittadini. Ma una smile riforma costituzionale non ci dice come sarà il rapporto che i primi intratterranno con i secondi.
Personalmente condivido la scelta di riduzione del numero dei parlamentari. Tuttavia, penso pure che sarebbe stato meglio affrontare il ragionamento sulla riforma della legge elettorale in parallelo. Solo agendo infatti sulla legge elettorale sarà possibile rendere più complicato il controllo dei partiti nazionali sull’individuazione dei candidati. E solo così sarà possibile valorizzare i territori nelle decisioni.
Non è dipeso dal numero dei parlamentari se, indipendentemente dal lavoro che stanno svolgendo nei collegi, l’onorevole Maria Elena Boschi è stata eletta in Alto Adige e Matteo Salvini in Calabria. Dipende dal fatto che la legge elettorale in vigore non permette di correggere le cattive abitudini dei partiti. Fino a oggi il dibattito sulla legge elettorale è stato tenuto in secondo piano. In fin dei conti, il popolo ha già avuto il suo sacrificio.