M5S, frattura profonda E Paragone tende la mano
Il senatore: è tempo di capire a quale società parliamo
La frattura dentro al Movimento cinque stelle è sempre più esposta. Alex Marini da una parte, Filippo Degasperi e Andrea Maschio dall’altra. E il senatore M5S Gianluigi Paragone (nella foto) agli attivisti oggi critici tende una mano: «Sono pronto a venire a Trento e discutere insieme», dice.
TRENTO Il meetup di stasera, a Trento, è solo uno dei quindici incontri che Filippo Degasperi organizza mediamente ogni anno. Ma il clima rarefatto lo rende peculiare. Il capogruppo del Movimento cinque stelle in consiglio provinciale, insieme alla metà degli eletti nei municipi del Trentino, chiede la riattivazione dei canali di partecipazione di un tempo e maggiore dialogo con Roma. Un’istanza dirimente, per ricucire la distanza e attrezzarsi in vista delle elezioni comunali. E se il consigliere provinciale Alex Marini ha strigliato i colleghi per l’uscita improvvida, suggerendo di guadagnare l’uscio del Movimento, a Roma c’è chi invece riconosce la necessità di fermarsi a riflettere. È il senatore M5S Gianluigi Paragone che agli attivisti oggi critici tende una mano: «Sono pronto a venire a Trento e discutere insieme», dice.
È uno dei volti più carismatici della leadership pentastellata. Dal suo scranno a Palazzo Madama non ha mai censurato le perplessità sulla nascita del nuovo governo con il Pd. Ora Gianluigi Paragone osserva cosa accade anche in Trentino, dopo la presa di posizione di gran parte degli eletti nei municipi. Tutti e tre i consiglieri di Trento (Andrea Maschio, Paolo Negroni, Marco Santini) insieme a Renzo Colpo, consigliere di Mori, Alvaro Tavernini e Cinzia Lucin di Dro, e Filippo Degasperi hanno sottoscritto la Carta di Firenze, ovvero il documento che chiede maggiore «coerenza» al M5S. Non solo: i rappresentanti trentini lamentano da tempo di essere lasciati soli dai vertici romani.
«Non è il primo gruppo che chiede di essere ascoltato — premette Paragone — Se può servire io sono disponibile a venire in città e parlare con loro». Ciò detto, Paragone va al di là del dibattito sul ruolo del capopolitico (Luigi Di Maio) e riconosce una questione identitaria di fondo: «Non mi fermo alle persone o al processo decisionale: ciò che avverto è piuttosto l’esigenza di mettere a fuoco il tipo di società a cui vogliamo parlare perché ormai ci sta sfuggendo». Un esempio rende l’idea: «Non possiamo dire che vogliamo il New Deal nelle politiche ambientali e poi facciamo i conti con un decreto che prevede immunità penale sull’Ilva — dice il senatore — Questi sono i temi, non possiamo entrare improvvisamente dentro a un governo a trazione europeista, se stiamo dentro quella grammatica macroeconomica il Paese non cresce». È qui che Paragone intende contribuire alla riflessione, «ovvero ragionando politicamente sulla società e sul modello a cui puntiamo».
E in attesa di capire se a Trento ci sarà un incontro, le ferite sono sempre più esposte. Dopo aver letto e ascoltato le parole dei colleghi del Movimento, il consigliere provinciale Alex Marini ha replicato con toni ruvidi, definendo «lagnanze» le argomentazioni e suggerendo a Degasperi di dimettersi.
Inevitabili le controrepliche. «Non ho mai aggredito nessuno e invece questi sono attacchi personali», riflette Degasperi che, amareggiato, dice «di voler sentire il parere di un legale». Tra le altre cose, non ha infatti digerito il riferimento di Marini a proposito delle nomine nel cda di Interbrennero dove siede il socio di studio di Andrea Maschio. «Quella scelta l’ha fatta un gruppo tecnico sulla base dei curricula, dov’era Marini quando si riunivano?», tuona Degasperi che, per evitare fraintendimenti, chiarisce: «Dovrei andarmene? Se è per lasciare spazio al vuoto politico anche no». «Provo un certo imbarazzo e forse un po’ di compassione per gli sforzi di Marini nel cercare di delegittimare me e Degasperi — fa eco Maschio — Ci chiede, anzi ci intima, di andarcene ma non sia mai che invece si metta in discussione ascoltando le critiche. Ad oggi da lui e dai vertici non c’è stato il benché minimo ascolto ma noi non molliamo perché crediamo nel rispetto delle regole e soprattutto nel Movimento». Quanto al mancato ascolto, fra i vertici in silenzio liturgico c’è anche il sottosegretario Riccardo Fraccaro.
Degasperi
«Da Marini attacchi gravi e vuoto politico Ora valuterò che fare con un legale»