«Sono curdo, esisto, ma non ho patria»
La storia di Darbaz. In piazza ieri 300 persone. Acli, blocco dei viaggi in Turchia
Più di trecento al presidio di solidarietà col popolo curdo in piazza D’Arogno, lanciato dal centro sociale Bruno e condiviso da molte associazioni, l’adesione dei sindacati, Forum trentino per la Pace, Anpi, Casa delle Donne di Rovereto oltre a rappresentanti del Pd e de L’altra Treno a sinistra. In molti hanno ricordato con disappunto le parole dell’Imam Breigheche che giustificava l’attacco turco nei confronti di «terroristi». Ianeselli (Cgil) «Non siamo d’accordo».
TRENTO La città di Trento ha risposto positivamente al presidio in solidarietà con il popolo curdo, ieri in piazza D’Arogno più di 300 persone. Tra la folla alcuni curdi, con la bandiera del loro popolo, molti esponenti del centrosinistra cittadino, delle associazioni pacifiste e dei sindacati.
Darbaz, in Trentino da alcuni anni, chiede di non essere fotografato «per sicurezza» ma racconta della sua terra: «Essere curdi significa essere in 40 milioni, divisi su più Stati, senza però essere di nessun Paese. Siamo senza patria, ma esistiamo». Fa il mediatore culturale, ha 35 anni, è curdo iracheno: «Vedo la mia gente bombardata, il mio popolo ferito e penso alla mia famiglia, ai miei amici». Darbaz ricorda commosso uno di loro «che non c’è più, che ha dato la vita per contrastare l’avanzata dell’Isis».
Alla manifestazione, lanciata inizialmente dal Centro sociale Bruno ma poi condivisa da numerose associazioni, anche la segretaria del Pd Lucia Maestri, l’ex deputato Michele Nicoletti, l’assessora Chiara Maule, i consiglieri Paolo Serra (Pd) e Jacopo Zannini (L’Altra Trento a Sinistra), i segretari di Cgil e Uil Franco Ianeselli e Walter Alotti, il presidente del Forum trentino per la Pace Massimiliano Pilati, Mario Cossali ed Enrico Paissan dell’Anpi. Presente anche Luisa Zanotelli e Maddalena Spagnolli della Casa delle Donne di Rovereto: «I diritti delle donne sono i diritti di tutti e i curdi hanno cercato di far diventare realtà questo principio. Nella loro organizzazione, all’interno di Rojava, c’è un contesto di democrazia e convivenza dove le donne sono protagoniste. Al vertice delle amministrazioni ci sono sempre un uomo e una donna. In occidente — afferma Spagnolli — non esiste tutto questo».
Cartelli, manifesti, il microfono aperto per chiunque volesse portare una riflessione, una testimonianza. Fabio Pipinato, esponente delle Acli, oltre al blocco delle armi promuove il boicottaggio anche di altri commerci: «Al consiglio nazionale delle agenzie turistiche delle Acli la delegazione trentina ha fatto approvare un documento votato all’unanimità per il blocco dei viaggi nelle località turche».
In molti hanno ricordato con disappunto le parole dell’Imam trentino Breigheche, che nei giorni scorsi giustificava l’attacco turco nei confronti di quelli che definiva «terroristi»: «Non siamo d’accordo con le sue parole — ha detto Franco Ianeselli — perché alle bombe preferiamo il dialogo. Quello che su questo tema vorremmo aprire anche con Breigheche».
Dalla piazza la richiesta di trasformare il presidio in una manifestazione verso il Commissariato del Governo, ipotesi poi rientrata: «Dobbiamo imparare dai fratelli e dalle sorelle curde — ha spiegato Stefano Bleggi del Bruno — e decidere assieme senza lasciare indietro nessuno». Se ne parlerà il prossimo 24 ottobre al centro sociale, dove si terrà un’assemblea per l’organizzazione di un corteo per la settimana successiva per le vie di Trento. Il 26 ottobre è invece prevista la manifestazione in solidarietà con il popolo curdo a Milano e anche dal Trentino si stanno raccogliendo le adesioni.