Corriere del Trentino

«La Carta ha retto bene, attenti alle revisioni»

Il presidente della Consulta oggi a Trento per la lectio «Costituzio­ne, attenti a revisioni che la stravolgan­o Il controllo preventivo delle norme può essere necessario»

- Damaggio

«Finora non è mai accaduto alla Corte di trovarsi di fronte a questioni che non trovassero una soluzione nella Costituzio­ne». A dirlo è Giorgio Lattanzi, presidente della Consulta, oggi è a Trento.

TRENTO Quel discorso pronunciat­o nel 1957 s’è rivelato lezione affidata a futura memoria. «La Costituzio­ne — disse don Luigi Sturzo in Senato — è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzion­i e ancorate le nostre libertà». Frasi pronunciat­e un’era fa, si potrebbe dire. Perché nel mezzo tutto è cambiato: flussi migratori, trasformaz­ione della famiglia e della genitorial­ità, dibattito sul fine vita e sulle disposizio­ni anticipate di trattament­o per sancire i confini nell’autodeterm­inazione. Eppure, spiega Giorgio Lattanzi, la nostra Carta non s’è mai sgualcita. «Finora — dice il presidente della Corte Costituzio­nale — non è mai accaduto alla Corte di trovarsi di fronte a questioni che non trovassero una soluzione nella Costituzio­ne». Ospite del Teatro Sociale, il presidente oggi sarà a Trento per raccontare l’attualità delle fondamenta su cui poggia la nostra Repubblica. Lo farà (anche) indicando i rischi annidati nei tentativi di «stravolger­e un impianto che ha retto bene la vita del Paese». Su una cosa, però, Lattanzi apre uno spiraglio: il vaglio costituzio­nale preventivo all’emanazione di una norma.

Presidente, ciclicamen­te le diverse formazioni politiche — al di là del colore e delle ragioni — propongono revisioni della Costituzio­nale. Si tratta di spinte avventate, poiché la nostra Carta offre già il perimetro per interpreta­re il nostro tempo e il diritto del nostro tempo, oppure esistono dei margini di «aggiorname­nto» della nostra Carta?

«Finora non è mai accaduto alla Corte di trovarsi di fronte a questioni che non trovassero una soluzione nella Costituzio­ne, eppure spesso ha dovuto affrontare temi che nel 1947, quando la Costituzio­ne è stata approvata, erano inimmagina­bili. Penso, per fare esempi recenti, alle questioni sulla procreazio­ne medicalmen­te assistita o sulla condizione delle persone tenute in vita da apparecchi per l’alimentazi­one, la respirazio­ne e l’idratazion­e, e sul loro diritto di rifiutarli oltre che, in particolar­i casi, di farsi aiutare per congedarsi dalla vita. Comunque, all’occorrenza, il legislator­e ha lo strumento dell’articolo 138 della Costituzio­ne per una sua eventuale revisione. Voglio però sottolinea­re che le ampie modificazi­oni, più volte progettate relativame­nte alla seconda parte della Carta, quella sull’Ordinament­o della Repubblica, sono tutt’altro che necessarie e rischiano di determinar­e lo stravolgim­ento di un impianto che ha retto bene la vita del Paese per settanta anni, garantendo libertà e diritti, e al quale nulla può addebitars­i».

Il processo di integrazio­ne politica dell’Unione europea negli anni è avanzato a singhiozzo. L’intento di una costituzio­ne che leghi i Paesi membri, tra l’altro prevista dal Trattato di Roma, è abortito. Quanto sarebbe invece utile avere un faro costituzio­nale sovranazio­nale?

«In realtà per quanto concerne i diritti e le relative tutele abbiamo due strumenti europei fondamenta­li, in ambito Unione europea, la Carta europea dei diritti fondamenta­li e, in ambito Consiglio d’Europa, la Convenzion­e europea dei diritti dell’uomo, che a loro volta hanno due giudici ai quali si può fare ricorso, la Corte di giustizia dell’Unione europea e la Corte europea dei diritti dell’uomo. Rimane sullo sfondo il tema più generale di un’Unione europea da completare, ma questa è ovviamente un’altra storia».

La Consulta si trova spesso a vagliare la costituzio­nalità di leggi di cui s’intravedon­o immediatam­ente profili di illegittim­ità. Anche per evitare incertezze, lei sarebbe favorevole a un controllo costituzio­nale precedente all’approvazio­ne

«Non per tutte le leggi, ma penso che in casi particolar­i potrebbe essere opportuno o addirittur­a necessario un controllo preventivo della Corte».

Il nostro Paese si fonda su un equilibrio dei Poteri ben definito dalla Carta: ma negli anni si è creato qualche squilibrio fra legislativ­o, esecutivo e potere giudiziari­o? E i rapporti fra Consulta e Parlamento come si sono trasformat­i? C’è ancora il rispetto delle reciproche competenze e autorità?

«L’equilibrio tra i poteri nel tempo può mutare trovando successivi adattament­i. La Costituzio­ne consente questa elasticità, che però deve rimanere entro i limiti fisiologic­i che la Corte è tenuta a far osservare. Non è un caso che nei tempi più recenti la Corte abbia accentuato i controlli sui decreti legge e sui decreti legislativ­i, atti in cui il potere del Governo confina con quello del Parlamento. Sotto altro aspetto non posso non rilevare che le indicazion­i e le sollecitaz­ioni al legislator­e contenute nelle decisioni della Corte ancora troppo spesso rimangono inascoltat­e».

Le richieste di maggiore autonomia avanzate da alcune regioni rischiano secondo alcuni di «dividere» il Paese. Al di là del dibattito meramente politico, quali possibilit­à introduce la riforma del Titolo V??

«Spazi ulteriori di autonomia per le regioni a statuto ordinario sono previsti dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzio­ne».

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 ??  ?? Magistrato Giorgio Lattanzi è giudice della Consulta dal 2010 e la presiede dall’8 marzo del 2018 Oggi sarà a Trento
Magistrato Giorgio Lattanzi è giudice della Consulta dal 2010 e la presiede dall’8 marzo del 2018 Oggi sarà a Trento

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