FATTI CONFRONTI
È già passato un mese dall’inizio della scuola e, salvo le lacune che caratterizzano molti istituti per la mancanza di docenti, e quest’anno pure degli insegnanti di appoggio, tema alquanto sentito in Trentino — molti problemi vengono a galla. Non occorre leggere l’ultimo libro di Susanna Tamaro dal titolo «Il diritto di crescere, il dovere di educare» per avere conferma di quanto già sollecitato anche dalla storica «Lettera ad una professoressa» di Don Lorenzo Milani. Una cosa che sorprende sempre è il fatto che alla mattina arrivano gli studenti con zaini e trolley pesanti contenenti libri il più delle volte non utilizzati. Inoltre, come spesso succede in tutti i servizi pubblici, nel nostro amato Paese gli orari più che guardare all’interesse dell’utenza guardano ai diritti e all’utilità degli addetti: tenere in classe un preadolescente dalle 8 fino alle 13.15 è uno sforzo fisico eccessivo e la cosiddetta curva dell’attenzione — che viene stimata dai tecnici in un massimo di un paio d’ore — «viene dimenticata». Inoltre gli orari scolastici non sempre prevedono nelle ultime ore materie «leggere», molte volte troviamo matematica e materie scientifiche che richiedono menti ricettive riposate. Tuttavia ci pare di sotscuole tolineare quanto scritto non solo dai due autori citati sopra ma da altri pedagogisti circa l’atteggiamento che i ragazzi hanno nei confronti della scuola che è generalmente negativo, salvo il rapporto personale con alcuni docenti. Approfondendo il perché di tale rapporto positivo ci viene confermato che l’insegnante «simpatico» è quello che, oltre a conoscere bene la materia, riesce a trasmetterla con sentimento umano. Il sistema scolastico di un tempo che oggi ha trovato trasformazione, forse eccessiva, con più insegnanti, ha portato alla modifica del rapporto individualizzato che ha sempre caratterizzato le dell’obbligo, ove il complesso umanistico e scientifico venivano accorpati nella stessa figura professionale e quindi anche il rapporto empatico tra docente e discente rimaneva orientato verso una stessa figura. La psicologia insegna che il processo di attenzione non è facilmente attuabile se manca, fra i vari soggetti, quell’empatia che spesso fa superare le difficoltà che ogni persona, da un punto di vista caratteriale, porta con sé. Molti autori usano il termine «amore» per il docente verso la sua materia, emozione che è facile trasmettere anche allo studente che percepisce l’insegnamento non come un peso ma come