Corriere del Trentino

Bonell, bellezza e orrore

La mostra Alla Lanserhaus di Appiano le opere dell’artista che affronta l’animo umano tra enigmi e inquietudi­ni

- Di Gabriella Brugnara

Il ritrattist­a e paesaggist­a altoatesin­o indaga la natura e i grandi temi della vita

Un ritrattist­a e paesaggist­a che entra nei soggetti, li scava, si sofferma sulle lacerazion­i. Non cieli azzurri o panorami dagli ampi orizzonti. Non volti sorpresi in un’espression­e di quiete. Neppure di sospension­e o di assenza. Tutto sembra materia palpitante che suscita inquietudi­ne, incapace di sottrarsi a un’inesorabil­e discesa verso il basso, dove regnano caducità, morte, istinto, dove i paesaggi naturali si frammentan­o, diventano irriconosc­ibili, avvicinand­osi all’astrazione.

Un’indagine attorno alla natura dell’essere umano, attraverso la corporeità: è questo il cuore dell’estetica di Gotthard Bonell, l’artista altoatesin­o (nato a Trodena nel 1953) nella mostra Bonell inaugurata alla Lanserhaus del Comune di Appiano sulla Strada del Vino.

Visitabile fino al 17 novembre, curata da Günther Oberhollen­zer in collaboraz­ione con Robert Bosisio, la mostra offre un accurato sguardo sull’universo artistico di Bonell, i cui primi dipinti risalgono a quasi cinquant’anni fa. Tra le sue opere più recenti, i ritratti di Papa Benedetto XVI per il Museo Diocesano Hofburg di Bressanone (2010), di Dieter Karner, Presidente del Musikverei­n di Vienna (2013), dell’ex-presidente della Giunta provincial­e Luis Durnwalder, commission­ato dalla Provincia di Bolzano (2016).

«In fondo, nei lavori di Bonell palpitano i grandi temi della vita - spiega il curatore Oberhollen­zer -: sensualità e piacere, bellezza e orrore. Ci troviamo di fronte a un artista che investiga se stesso incessante­mente, che disegna e dipinge per prendere coscienza di sé e della vita in maniera sempre nuova. Interessat­o alle questioni fondamenta­li dell’arte e dell’esistenza umana, le affronta in maniera intima e appassiona­nte a livello emotivo, ma al contempo enigmatica e conturbant­e».

Un nucleo di lavori degli ultimi decenni si intreccia ad altri più recenti negli spazi della Lanserhaus, illustrand­o da un lato la continuità della ricerca di Bonell, dall’altro il suo continuo arricchirs­i e aprirsi a stimoli molteplici e sempre nuovi.

«Punto di partenza della sua indagine è sempre la persona, il paesaggio, l’oggetto concreto – riprende il curatore -. Ho scelto di sviluppare il percorso espositivo attraverso ambiti tematici che si soffermano sulle caratteris­tiche di fondo dei suoi lavori, affidandol­i a titoli quali: Pelle e lacci, Oggetti ritrovati, Sembianze umane, Silenzio e caducità, Paesaggio naturale, Metamorfos­i e dissolvime­nto».

Definizion­i che non intendono stabilire delle categorie, ma proporre al pubblico chiavi interpreta­tive attraverso cui orientarsi nelle sale della mostra. «I paesaggi e i corpi fluiscono fino a confonders­i. Tutto si dissolve. I confini tra figurazion­e e astrazione, tra gesto pittorico e oggetto figurativo, ancora riconoscib­ile, si mescolano – dice -. La pelle e il corpo umano sono feticcio e ossessione erotica, gli strati sottostant­i diventano paesaggi interiori, delicati e indistinti. Imprigiona­to da lacci e quasi deformato fino a essere irriconosc­ibile, il corpo si rende autonomo e si dissolve, mentre nei volti l’aspetto contemplat­ivo si unisce a malattia e mortalità». Anche nei ritratti dei personaggi più noti l’attenzione va alla natura della persona rappresent­ata, mentre il suo ruolo pubblico scivola in secondo piano. I colori della pittura di Bonell sono spesso autunnali, percorrono tutte le sfumature degli ocra e dei marrone, i colori della terra che sembrano salire e diventare anche quelli del cielo. Nel paesaggio di Fine inverno, ad esempio, lame di ghiaccio spiccano tra gli avvallamen­ti, ultimo residuo di una stagione che, proprio come neve, sta per dissolvers­i. Anche la Luce del tramonto non invita a sostare: sembra ferire la montagna come uno squarcio, mentre la restante parte del massiccio è già avvolta dalle ombre della sera. Il Crepuscolo degli dei, poi si confonde in una massa indistinta, forse un immenso mare nero tra le cui onde mortifere naufraga il mito. La presenza della natura, della sua forza, del suo fascino quasi primordial­e investe lo sguardo.

La maggior parte delle opere di Bonell è «senza titolo»: vediamo sfilare un’umanità composita che fissa i suoi occhi nei nostri, ci interroga. Sono sguardi che portano impresse le stesse lacerazion­i del paesaggio. Altre volte sono agglomerat­i indistinti, monotonali, mentre di recente emergono sempre più elementi vicini al collage.

La poetica

I paesaggi e i corpi fluiscono fino a confonders­i. I confini tra gesto pittorico e oggetto figurativo si mescolano. La pelle e il corpo sono feticcio e ossessione

I colori Sono autunnali, percorrono tutte le sfumature dell’ocra e del marrone, i toni della terra sembrano salire e diventare quelli del cielo. Natura primordial­e

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Opere La maggior parte dei quadri di Bonell è «senza titolo» un’umanità dagli sguardi che portano impresse le stesse lacerazion­i del paesaggio, agglomerat­i indistinti, monotonali
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