Ricatti sessuali, il silenzio costa cinquecento euro
Ecco come avvengono gli adescamenti online. Inchiesta sulla morte di Mattia
Sono decine in Trentino i casi di ricatti sessuali online segnalati dietro ai quali si nascondono cybercriminali internazionali. Il costo del «silenzio»: 500 euro. I soldi inviati in Africa, Asia e Costa d’Avorio.
TRENTO Basta un click. Poi una foto, uno scambio in chat e la telecamera registra . Ci si sente al sicuro, la privacy della propria stanza e uno schermo davanti. È semplice. La timidezza, le paure scompaiano e allacciare amicizie diventa facile. Poi spunta una ragazza avvenente che ti scrive messaggi privatamente e ad un tratto si spinge oltre. Si spoglia e ti chiede di farlo anche tu. Ti fidi. E così basta un gesto, una foto hard e scatta la trappola. La piccola webcam sul computer vede e registra. Poi iniziano le richieste di denaro. Il costo del «silenzio»: 500 euro. «O paghi o diffondo il video». Il messaggio mette i brividi, hai paura e paghi. Ma se lo fai le richieste di denaro non si arresteranno mai. È il baratro.
La terribile storia di Mattia Bezzi, il diciannovenne di Ossana
che si è tolto la vita dopo essere stato ricattato per alcune immagini in internet, fa riflettere e punta i riflettori su una vera piaga sociale legata all’uso della rete. Mattia non è l’unica vittima del web. In Trentino ogni anno si verificano oltre un centinaio di casi, ma pochi confluiscono in procedimenti penali perché molte vittime, per vergogna o pudore, non vogliono uscire allo scoperto. Tentano di risolvere il problema da soli, altri dopo aver chiesto consiglio alla polizia postale non pagano costringendo gli adescatori a retrocedere. La pm Patrizia Foiera ha aperto un fascicolo sulla triste vicenda di Mattia per diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, istigazione al suicidio, ma si potrebbe profilarsi anche il reato di estorsione; si tratta di un’inchiesta a carico di ignoti. La polizia postale di Trento è al lavoro, ma non sarà facile risalire all’avvenente ragazza che si era collegata in rete, perché in realtà dall’altra parte dello schermo non c’è alcuna ragazza, ma organizzazioni criminali che adescano giovani e ragazze sul web.
Ma scopriamo cosa accade. I cybercriminali contattano la vittima attraverso i social, facebook, o Instagram, per citarne alcuni, monitorano tutti i contatti e gli amici della vittima prescelta poi la contattano e cercano di allacciare un’amicizia e carpirne la fiducia inducendo poi il giovane a compiere atti sessuali o mostrare immagini osè. Poi scatta il ricatto:«Paghi oppure giro le immagini a tutti i familiari e i tuoi amici». Le richieste di denaro partono da 500 euro in
Indagine I soldi vengono dirottati su conti in Africa e Asia
poi, ma molto spesso le vittime sono giovanissimi e non hanno soldi, così i cybercriminali «scontano» il prezzo. «Mi bastano 200 euro». Ma è solo l’inizio. I soldi vengono versati su conti correnti stranieri attraverso bonifici o società di trasferimento di denaro e i soldi vengono dirottati in Africa, Asia, Costa d’Avorio perché è più difficile rintracciarli.
La polizia postale raccomanda sempre di privatizzare i propri contatti personali e amici sui social in modo che gli adescatori non vi possano accedere, inoltre non si deve mai pagare. Va detto che molti video virtuali utilizzati nei ricatti sessuali sono fotomontaggi, ma la vittima non lo sa e così, messa alle strette e impaurita, cede al ricatto.