«Freddo e fame ma nessuna paura di morire»
«Il freddo e la fame sono stati terribili». Gli escursionisti rimasti bloccati nella grotta raccontano le ore di attesa a 350 metri di profondità: «Non abbiamo mai pensato di morire — affermano — nemmeno per un minuto».
TRENTO «Non abbiamo mai pensato di morire. Nemmeno per un minuto». Alessandro Scrinzi è scosso ma molto lucido nel raccontare le interminabili ore passate all’interno della Grotta di Patone ad Arco «O Bus del Diaol». «Il problema è stato il freddo. Sapevamo di doverlo combattere. Non avevamo, inoltre, nulla da mangiare ma la prevenzione è stata fondamentale».
Proprio la compagna di Scrinzi ha, di fatto, salvato la vita della comitiva. «Prima di ogni giornata di questo tipo si lascia detto un orario e un luogo. Eravamo già d’accordo di sentirci entro le 20. Quando non mi ha sentito ha subito avvertito i soccorsi. La professionalità e la bravura di queste persone, alla fine, ci hanno salvato». Le ore di attesa nella grotta sono state interminabili. «Sì, a 350 metri di profondità e tra due sifoni non è facile far scorrere il tempo. Siamo rimasti bloccati poco dopo le
Scrinzi Una piena d’acqua di quelle dimensioni non era prevedibile
12.45 mentre ci trovavamo sul tragitto del ritorno. La grotta è lunga circa 800 metri ma il nostro spazio era, logicamente, più piccolo». Poi l’arrivo dei soccorritori vissuto come una liberazione. «Quando abbiamo avvertito dei rumori dall’altra parte della roccia con una pala ci siamo fatti sentire. Era quello che avevamo. In ogni caso una piena d’acqua di quelle dimensioni non era prevedibile. Era la prima volta che facevamo un’esperienza simile ma i due speleologi con noi l’avevano già percorsa altre volte».
Le condizioni meteorologiche, tuttavia, domenica mattina non erano incoraggianti. «Sono due anni che faccio escursioni nelle grotte — spiega Giulia Seppi — e questa di Arco è davvero molto semplice e poco rischiosa. La fanno anche i bambini. Non è mai successo prima che si riempisse di acqua. Siamo stati sfortunati ad incappare in una situazione del genere e non abbiamo fatto nulla di avventato. Ripeto, è un percorso adatto ai bambini». Anche per Seppi il freddo è stato il nemico principale. «Il freddo e la fame sono stati terribili. Dovevamo muoverci in continuazione per evitare conseguenze. Siamo scossi, ovviamente, ma sapevamo che sarebbero venuti ad aiutarci. Abbiamo stretto i denti e sperato».