Il perito Egarter: difficile stabilire l’ora del delitto
Omicidio Huber, il noto anatomopatologo sentito ieri in aula come consulente della difesa
BOLZANO Dzenana Mangafic, la badante bosniaca di 58 anni accusata di aver ucciso a coltellate il suo ex marito Kurt Huber a Rasun, sarebbe seminferma di mente: lo ha ribadito il perito della difesa, lo psichiatra Carlo Andrea Robotti, che ieri è stato chiamato a deporre durante una nuova udienza del processo.
Il perito ha ricordato la vita difficile vissuta dalla donna, il cui padre era in cura psichiatrica. Lei, da bambina, finì all’ospedale dopo avere inghiottito per errore dei farmaci del padre, ed in seguito avrebbe tentato il suicidio. Rimase orfana e dovette vivere, essendo lei di Sarajevo, la dolorosa e traumatica esperienza della sanguinosa guerra in Bosnia, a inizio degli anni ’90. Era inoltre alcolizzata cronica, è stato detto in aula, come confermato anche dallo psicologo che la visitò in carcere dopo il suo arresto, quando iniziò a manifestare dei sintomi di astinenza a causa della sua detenzione. La difesa intende quindi dimostrare che la donna è seminferma di mente. Nel pomeriggio è stato poi sentito un altro perito della difesa, il noto anatomopatologo bolzanino Eduard Egarter (famoso per il suo incarico per la conservazione della mummia del Similaun), che aveva assistito all’autopsia sul corpo della vittima. Egarter ha spiegato di non avere personalmente mai utilizzato l’esame della presenza di potassio nell’umor vitreo come sistema per risalire all’orario di morte, preferendo al riguardo i criteri classici, cioè l’esame della rigidità cadaverica, delle macchie ipostatiche e della temperatura corporea. Infine, l’anatomopatologo ha spiegato che sarebbe molto arduo stabilire con esattezza l’orario di morte di Kurt Huber, quindi contestando implicitamente le conclusioni cui era giunta la Procura. L’orario del delitto rappresenta del resto un passaggio fondamentale nel processo. In una precedente udienza, in aula era stata sentita la perita della Procura, Federica Bortolotti, medico legale dell’università di Verona, che proprio attraverso l’analisi del livello di potassio negli occhi della vittima aveva indicato tra le 10.45 e le 16.45 di domenica 4 dicembre 2016 il momento del decesso. È accertato, dalle immagini di una telecamera e dai dati dell’Alto Adige Pass di Dzenana, che la donna si trovava nei pressi della casa di Huber dalle 12 alle 16, quindi proprio nel range orario presunto in cui fu ucciso l’uomo. Ma la difesa contesta il metodo con cui l’accusa stabilisce l’orario del decesso.
«Passato difficile»
Lo psichiatra Robotti: la donna aveva vissuto anche la traumatica esperienza della guerra