Non è Coca Cola ma «Ciacola», la nuova bibita made in Trentino
Prodotti locali in una bibita. «Tutto a km0»
Utilizzano sambuco e menta, more di gelso, erbe del monte Baldo, cetriolo e lippia. Nasce «Ciacola» la bibita gasata trentina con prodotti della Vallagarina.
TRENTO Fare bevande per fare comunità. Basta il suo slogan per rendere chiaro quale sia l’idea alla base di «Comunità frizzante», progetto partito nel gennaio 2019 che vuole ideare, produrre e vendere in maniera partecipata bibite gassate dai sapori locali. Il cuore di «Comunità frizzante» è composto da un gruppo di sei persone, ma chi segue giorno per giorno il progetto sono Valeria Battistotti e Carlo Bettinelli. «Siamo partiti alla fine dello scorso anno — racconta Battistotti — partecipando al bando della Fondazione Caritro “Welfare a km zero”. La nostra volontà non è diventare una startup, ma coinvolgere le persone della Vallagarina, dandogli l’opportunità di approfondire la conoscenza del territorio dove vivono e di creare occasioni di socialità».
Ottenuto il finanziamento della Fondazione Caritro per i primi tre anni, è iniziata la difficile trasformazione di un’idea innovativa in realtà. Il percorso, infatti, si è rivelato più in salita del previsto: «In Italia non esiste la cultura della bibita fatta in casa, come invece è per la birra. Per questo siamo ancora in attesa di ricevere i macchinari di piccolo taglio per poter iniziare la produzione e l’imbottigliamento» ci spiegano i responsabili. Nel frattempo, Battistotti e Bettinelli sono andati in Inghilterra per rubare l’arte del mestiere a Company Drinks, un’associazione dei sobborghi di Londra che da anni produce bibite gassate con a base prodotti locali.
«Ci hanno anche insegnato una ricetta per fare una coca cola con oli essenziali che compriamo in Italia. “Ciacola” — il nome che è stato deciso per la bevanda — sarà l’unico nostro prodotto disponibile tutto l’anno. Gli altri, invece, dipenderanno dagli ingredienti disponibili di stagione in stagione».
Nonostante la produzione non sia ancora partita, ci sono diversi sciroppi di prova che diventeranno le basi per le bevande e che «Comunità frizzante» sta sperimentando in fiere ed eventi: sambuco e menta, more di gelso, erbe del monte Baldo e cetriolo e lippia. «Ora stiamo cercando delle ricette uva e mele, frutti la cui produzione è massiva nelle nostre zone». Il progetto ha come prerogativa un grosso coinvolgimento volontario della comunità della città di Rovereto, in cui ha sede il laboratorio. «Questi sciroppi sono stati inventati grazie a collaborazioni che abbiamo fatto a maggio con aziende agricole o altri progetti finanziati dal bando della Fondazione Caritro. Ma tutto quello che possiamo fare coinvolgendo altre persone vogliamo aprirlo alla città». Per fare un esempio, il nome e l’etichetta di Ciacola sono stati inventati durante un laboratorio aperto ai ragazzi e organizzato in collaborazione con la comunità «C’entro anch’io» di Rovereto.
Tutti i guadagni che realizzerà «Comunità frizzante», poi, verranno reinvestiti in altri progetti di inclusione sociale. «Una decisione precisa sulle iniziative a cui dedicheremo ciò che avanzeremo è non è ancora stata presa. Tuttavia, abbiamo già stabilito che vorremo aiutare i soggetti più deboli, quindi anziani e famiglie con bambini piccoli saranno la nostra priorità. La speranza è che dopo questo anno di avvio l’attività sia in grado di mantenersi da sola in modo da sopravvivere alla fine dei tre anni di finanziamento della fondazione Caritro», spiega Battistotti. Da quando sarà possibile assaggiare Ciacola e le sue sorelle? «Speriamo entro fine anno, ovviamente tra Rovereto e dintorni. Rimanere ancorati al territorio per noi è fondamentale».
Materie prime Verranno utilizzati sambuco e menta, more di gelso, erbe del monte Baldo e cetriolo