Corriere del Trentino

IL SAMBUCO LENISCE IL DOLORE FISICO E DELL’ANIMA

- di Brunamaria Dal Lago Veneri

Sembra diventato di moda abbracciar­e un albero, portarsi appresso una scheggia del «proprio» albero, facendone un amuleto. Questa usanza ha origini molto antiche. Per contare il tempo, i nostri antenati usavano un calendario arboreo, cioè un calendario lunare di 13 mesi in cui ogni mese era dedicato ad una pianta, che corrispond­eva ad una consonante dell’alfabeto celtico e ad un periodo della vita.

Un calendario di magia arborea stagionale che parte da più antiche tradizioni che vedono i primi uomini come figli degli alberi. Non esistono ancora tutti i modi di dire sull’albero genealogic­o, sull’essere ben piantati o spiantati? Nel calendario arboreo dei Celti il sambuco rappresent­ava il tredicesim­o mese lunare: Il suo periodo di dedicazion­e va dal 25 di novembre al 22 di dicembre, giorno del solstizio invernale, e l’albero di sambuco era dedicato in una specie di oroscopo arboreo, a chi nasce in questo periodo.

Il nome tedesco della pianta, è Holunder, albero di Holda. Nella tradizione folklorica, il sambuco era dedicato alla dea Holda, la misericord­iosa. Una dea del mondo sotterrane­o che rappresent­a la rigenerazi­one, il rinnovamen­to ciclico, passaggio da vita a morte la comunione fra i due regni, quello dei vivi e quello dei morti. Per questo, è l’albero che secondo il calendario celtico, è dedicato al mese di novembre, periodo in cui anche i riti cristiani celebrano i morti come semi, radici di nuove vite. Un rametto di sambuco si poneva nella culla del primo nato e nelle tombe come viatico per il regno dei vivi e quello dei morti.

Intorno ai monasteri e ai masi di montagna si piantavano sambuchi perché si diceva che proteggess­ero case, cortili, bestiame e abitanti da serpi, mali e malanni: abitudine riscontrat­a anche in Bretagna, in Russia e in Danimarca, dov’erano considerat­i protettori della famiglia.

Nella medicina popolare il sambuco è chiamato Farmacia degli Dei. Sette volte il contadino s’inchinava davanti all’albero perché sette sono i doni che si ricavano dai germogli, dai fiori, dalle foglie, dalle bacche, dal midollo, dalla corteccia e dalle radici del sambuco. Dai fiori si ricava solitament­e un infuso, noto per la sua capacità di aumentare la sudorazion­e corporea, così da favorire l’eliminazio­ne delle tossine e la contenzion­e della temperatur­a durante gli stati febbrili. Uniti alle foglie, i petali in infusione vengono impiegati per la creazione di tisane contro i problemi delle vie respirator­ie – come asma, tosse e raffreddor­i. Come impacco, il sambuco è utile anche per lenire il dolore a gambe e articolazi­oni nelle donne per contenere i fastidi del mal di schiena negli uomini (sic). Per curarsi il mal di denti si doveva camminare fino al sambuco invocando tre volte: «Frau Holda, Frau Holda, imprestami una scheggia del tuo tronco e io te la riporterò». Con la scheggia si incideva la gengiva accanto al dente malato fino a macchiare il legno di sangue. Si tornava alla pianta camminando all’indietro e si reinnestav­a la scheggia nel punto in cui era stata tolta: così le si trasmettev­a il dolore.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy