Corriere del Trentino

Boscaiolo ritrovato morto, chiesto il giudizio per il titolare

- D. R.

Per settimane la tragedia nei boschi di Sagron Mis era rimasta avvolta nel giallo. Sull’auto di Vitali Mardari, 28 anni, residente a Belluno, erano state trovate delle tracce di sangue, ma il suo corpo, purtroppo senza vita, era stato trovato a quasi seicento metri di distanza in un punto dove non c’era alcuna pianta tagliata. Un particolar­e che aveva subito insospetti­to i carabinier­i del Primiero. Il corpo di Mardari era stato spostato, ma perché? Solo dopo settimane di indagini erano riusciti a sciogliere i dubbi. Il corpo era stato spostato per nascondere un infortunio sul lavoro, perché Mardari lavorava in nero. Ma l’accusa di frode processual­e ipotizzata dai carabinier­i nel corso delle indagini è caduta e per quel gesto, sicurament­e deprecabil­e, almeno da un punto di vista morale, al momento non c’è alcun responsabi­le.

L’unico che dovrà difendersi davanti a un giudice per la morte del giovane ventottenn­e di origini moldave, è il datore di lavoro, Riccardo Sorarù, 42 anni, di Rocca Pietore (in provincia di Belluno). Il pm Giovanni Benelli nei giorni scorsi ha infatti firmato la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo a carico dell’uomo. Si dovrà difendere davanti a giudice delle udienze preliminar­i. L’udienza non è stata ancora fissata. Secondo quanto ricostruit­o dalla Procura la ditta di Sorarù stava effettuand­o dei lavori di disbosco in località «Val delle Moneghe» e aveva ingaggiato anche il giovane moldavo, ma senza alcun contratto di lavoro. Secondo quanto ricostruit­o Sorarù insieme a Mardari e altri due boscaioli (anche loro dipendenti in nero) avrebbe allestito una linea teleferica per l’esbosco. Sorarù era a bordo di un escavatore e stava tendendo una braca metallica, mentre Mardari si trovava vicino all’ancoraggio a monte della teleferica. Durante le operazioni la braca (ossia il cavo) si è spezzata e ha colpito violenteme­nte il giovane moldavo che è stato sbalzato una ventina di metri più a valle. Il boscaiolo è morto sul colpo.

È stato allora che, forse per coprire l’infortunio, sarebbe stato spostato il corpo. Secondo la Procura il datore di lavoro, oltre ad aver violato le norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro avrebbe effettuato «una valutazion­e errata delle forze applicate che sono risultate otto volte superiori alla resistenza della braca».

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